» False Brother «

By _Vivosolodikarma_

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« Amore era sofferenza per Everthy Winter, Amore era freddo per Everthy Winter. E mai, avrebbe più mostrato A... More

Capitolo 1 ✔
Capitolo 2 ✔
Capitolo 3 ✔
Capitolo 4 ✔
Capitolo 5 ✔
Capitolo 6 ✔
Capitolo 7 ✔
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Capitolo 11 ✔
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Capitolo 45✔
Capitolo 46✔
Capitolo 47✔
Capitolo 48✔
Capitolo 49✔
Capitolo 50✔
Epilogo✔
Monster of Florence!✔

Capitolo 8 ✔

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By _Vivosolodikarma_

Quando sei felice bevi per festeggiare; quando sei triste bevi per dimenticare; quando non hai nulla per essere triste o felice bevi per far accadere qualcosa.

-Charles Bukowski
_______________

07:00 lunedì 19

I caldi raggi solari che entrano dalle tende glicine tirate della mia stanza, riscaldano l'ambiente altrimenti freddo.

Allungo un braccio oltre il comodino per spegnere la sveglia e mi costringo ad aprire un occhio, poi l'altro.

La vista ancora appannata dal sonno dal quale sono stata strappata non mi permette di vedere ancora chiaramente.

Strizzo gli occhi e li strofino con i palmi delle mani.
Mi avvicino alla finestra per permettere alla brezza fredda di entrare e noto i vetri puntellati dalle gocce di pioggia.
La rugiada è ancora presente sui rami degli alberi del mio giardino.
Guardo in alto verso il cielo e noto nuvole grigie piene di pioggia coprire lentamente il sole.

Mi giro verso il mio letto e prendo il cellulare per controllare le notifiche.

15 messaggi e tre chiamate da Fay.

Sorrido malignamente per averla tenuta sulle spine tutta la notte e sbuffo, perché la sua curiosità non sarà mai soddisfatta troppo.

Poso lo SmartPhone sul letto e scendo giù per fare colazione.
Prendo una ciotola, riempiendola col latte e mettendola nel microonde.
Mi siedo su di una sedia e scorgo un bigliettino sul tavolo. La grafia disordinata e veloce.

Buongiorno tesoro, sono andata a lavoro presto questa mattina, tornerò questa sera tardi, non aspettarmi sveglia, sai il lavoro ;)
Buona giornata a scuola
Ti voglio bene
Mamma

Quella faccina lasciak molto a desiderare. Certo, il lavoro.

Il campanello del microonde mi avvisa che il mio latte è caldo e pronto per essere bevuto.
Aggiungo i fiocchi d'avena e consumo velocemente la mia colazione.

Mi fiondo in bagno e in fretta e furia faccio una doccia.
Mi ritrovo davanti l'armadio a dover scegliere cosa mettere.
Jeans chiaro, maglione nero e stivali di gomma neri per la pioggia possono andare. Calco l'eyeliner sulla palpebra mobile formando una linea sottile e non molto visibile, aggiungo il mascara e indosso come ultima cosa un'impermeabile bianco.

Rabbrividisco per la temperatura esterna, ben diversa da quella calda che mi ero lasciata alle spalle in casa. Per la strada infilo le cuffiette nelle orecchie. How to save a life dei The Fray accompagna tutto il mio tragitto verso la scuola.

...
Where did I go wrong?
I lost a friend
Somewhere along in biterness
And I would have stay up with you all night
Had I know
How to save a life
...

Le strade sono gremite di studenti che si affrettano ad arrivare in orario, la maggior parte di loro è sprovvista di ombrello quando piccole gocce di pioggia iniziano a bagnarmi il viso. Alzo il cappuccio dell'impermeabile e aumento l'andatura.

Una volta entrata ripongo le cuffie nella borsa e mi dirigo verso la mia classe.

Ho il jeans un po' bagnato e le ciocche sfuggite al cappuccio sono appiccicate alla faccia.

Fa strano essere a scuola senza Fay, di fatti tra i quindici messaggi che mi ha mandato questa notte ce n'era anche uno che diceva che avesse le febbre e che ovviamente non sarebbe venuta a scuola.

Mi siedo nel posto vuoto accanto a Jack e passo le successive sei ore a chiacchierare sommessamente con lui.

Al suono della sesta e ultima campanella della giornata, grida di gioia si sollevano dalle gole dei miei amici.
Sospiro verso Jack e mi fermo sulla soglia della classe per aspettarlo e uscire insieme.
Mi guarda per un istante di troppo mentre mi raggiunge dal fondo dell'aula, poi sembra tornare alla realtà.

«Oh, quasi dimenticavo. Questa sera c'è una festa a casa mia, roba grossa. Ci sarai?» mi chiede.

Fay non può e da sola non mi va.

«Non lo so, sai Faith è malata e non-»

«Dai Everthy, non dirmi di no!»

Ma allora che diamine me lo hai chiesto a fare?!

Imbroncia le labbra in una smorfia, nell'inutile tentativo di impietosirmi. Sbuffo.

«Ci penserò.»

Mi abbraccia e mi dà un sonoro bacio sulla guancia, per poi dirigersi dalla parte opposta alla mia.

«A stasera Everthy!» ammicca, alzando un braccio per salutarmi.

Scuoto la testa, sorridendogli, per poi proseguire verso casa mia.

Invio subito un messaggio a mia madre per chiederle della festa:

Mamma questa sera Jack farà una festa a casa sua, tutta gente tranquilla, non preoccuparti. Posso andare?

Invio poi un messaggio a Faith, la quale si propone di aiutarmi a prepararmi per la festa anche troppo volentieri. Nel frattempo ho anche ricevuto la risposta affermativa da parte di mia madre, concordando per l'orario di ritorno: le due.

Preparo un panino veloce per pranzare, poi compongo il numero di Jack.

«Pronto? Everthy?»

«Sì ciao Jack, volevo dirti che questa sera ci sarò. C'è qualche tema in particolare da seguire?»

«Ma è fantastico Ever! Nulla in particolare comunque, ho scelto il tema scacchi!» ride.

«Questo cosa vuol dire? Che giocheremo a questo gioco? Perché io sono proprio negata!»

«Oh, no! Semplicemente i colori sono il bianco e il nero!» esclama, tra le risa.

«Okay, allora a dopo.»

In fondo mi piacciono le feste, mi piace scatenarmi e ballare con i miei amici.

Salto sul divano e passo le successive tre ore sonnecchiando, senza che il sonno mi catturi davvero.
Che odio.
C'è qualcosa che mi inquieta, ma decido che non è il momento giusto per pensarci; così accantono qualunque cosa stia provando a turbarmi e rovinarmi la serata allettante che mi aspetta.

Sono quasi le sei del pomeriggio e devo andare da Faith per prepararmi.

Entro nella doccia e prima di insaponarmi i capelli e il corpo, passo attentamente il rasoio lungo le gambe.

È in questi momenti che vorrei essere maschio, sbuffo.

Una volta uscita, passo sulla pelle ancora umida una crema nutriente per il corpo, spruzzo il deodorante e indosso le stesse cose che avevo prima. Mi cambierò da Faith.

Con la testa sepolta nell'armadio, passo in rassegna tutti i vestitini che ho e ne scelgo tre per l'occasione, quello che indosserò lo sceglierà Faith - come al solito.

Uno è a strisce doppie bianco e nero, stretto sopra e più largo sotto; un altro è nero e grigio con un corpetto accollato, la gonna leggermente a palloncino e un profondo scollo dietro la schiena; il terzo è invece tutto nero, con una scollatura a cuore.

Dieci minuti dopo sono a casa di Fay, che mi accoglie con un pigiama rosa di pile con le carote che mi fa sorridere. Quel pigiama è riservato ai problemi di cuore e ai malanni.

19:30

Fay sostiene che non riusciremmo mai a finire in tempo per le nove.

«Allora?» mi canzona.

«Allora cosa?» sorrido, facendo la finta tonta.

«Eddai, non tenermi sulle spine. Raccontami!» mi dà una leggera spinta per indurmi a parlare, mentre ci dirigiamo in camera sua.

Poggio i vestiti sul letto e mi ci siedo, fa lo stesso lei guardandomi con occhi impazienti.

«Quando te ne sei andata, mi sono preparata per andare a dormire e ho visto che mi aveva inviato un messaggio in cui mi diceva di affacciarmi alla finestra. Mamma non c'era così l'ho fatto entrare e mi ha baciata.» dico, d'un fiato.

«E come bacia?» chiede, la curiosità ben percepibile nel suo tono.

«L'unico mio termine di paragone è- beh sai chi è, e nessuno mi ha mai baciata come lui.»

Sì alza di scatto di scatto dal letto, facendomi spaventare.

«Diamine sono le otto!»

Lo so che ha cambiato argomento per evitare che vedessi la rabbia nei suoi occhi.

Gira una sedia verso lo specchio nella sua stanza e mi ci conduce prendendomi per le spalle.

«Me la vedo io, tu sii solo collaborativa.»

«Non truccarmi troppo.» piagnucolo.

«Quanto basta affinché tu sia una bomba sexy!» annuisce a se stessa per rafforzare il suo punto e inizia a scegliere i vestiti.

Opta per quello grigio e nero, con la scollatura profonda dietro la schiena.

Indosso il completo di pizzo nero e prendo il vestito dalle mani di Fay facendomelo scivolare lungo le braccia alzate.
Mi arriva a giusto metà coscia, lasciando scoperta la parte restante che fascio con un paio di calze nere sottili.
Fay mi presta le sue décolleté nere, salgo su quei trampoli e mi siedo sulla sedia per allacciare la fibbia che circonda la caviglia.

«Ora il trucco, poi i capelli!» urla entusiasta, sbattendo le mani.
Io alzo gli occhi al cielo, sbuffando.

Prende la sua trousse enorme e mi chiede di chiudere gli occhi.
Comincia spalmandomi una crema per il viso di un colore strano, passa il fondotinta e la terra coprendo dietro un sottile strato di trucco le imperfezioni della pelle.
Porta la sua attenzione ai miei occhi, la sento armeggiare diverse volte con la trousse e poi mormorare qualcosa a se stessa - soddisfatta del suo lavoro; infine si concentra sulle labbra. Prende la piastra e sistema i miei lunghi capelli ramati in morbidi boccoli sulla schiena scoperta.

«Ora puoi guardare.» noto una leggera nota di eccitazione nel suo tono, nonché di orgoglio per il lavoro svolto.

Apro le palpebre lentamente, abituandomi alla luce nella stanza.

La ragazza nello specchio è bellissima, Fay ha fatto un ottimo lavoro.

Ha sfumato l'ombretto nero e oro sulla palpebra mobile con una linea di eyeliner e aggiunto del mascara per allungare le ciglia; le labbra sono lucide e sembrano più carnose di quanto già siano.
Mi alzo dalla sedia in legno e sbatto più volte le ciglia, mormorando un wow silenzioso.

Mi sento bella.

Sorrido isistivamente e Fay urla un
«Sei bellissima Ever, divertiti con Jack.» ammiccando, con tanto di occhiolino.

«Grazie Fay!» le dico, abbracciandola e ignorando la seconda parte della frase.

Sono le 20:45 e devo andare, arriverò tardi altrimenti.

Mi incammino verso la strada silenziosa di un lunedì sera, l'unico rumore udibile è quello dei miei tacchi sull'asfalto.
Mi stringo nella giacca quando un forte vento inizia a soffiarmi contro scompigliando il duro lavoro di Faith.

Arrivo davanti casa di Jack, notando il giardino occupato già da numerose macchine. Sembro l'unica a non averne una. Sbuffo prima di bussare, un'auto mi farebbe davvero comodo.

Ad aprirmi è qualcuno che non ho mai visto prima, ha un'aria leggermente minacciosa.
Devo dire a Jack di toglierlo da lì, le persone potrebbero cambiare idea e decidere di andarsene a gambe levate dalla festa.

Il calore della casa mi coglie in pieno costringendomi a togliere la giacca e appoggiarla sull'apposito appendiabiti.

La musica sembra provenire assordante da ogni angolo, mi lecco le labbra con la punta della lingua per umidificarle.

Addentrandomi tra i corpi già sudati a me sconosciuti, l'odore di alcool e fumo mi invade i sensi.

Vago ancora un po' alla ricerca di Jack e finalmente lo trovo appoggiato al bracciolo del divano intento a parlare con una ragazza molto poco vestita.

Mi fermo in disparte in attesa che mi noti, ma non aspetto molto dato che alza distrattamente gli occhi e mormora qualcosa alla ragazza prima di raggiungermi.

«Ehi ciao! Andiamo a prendere da bere?»
Mi prende per mano per condurmi in cucina.

«Non volevo interrompere la tua conversazione con quella ragazza, se vuoi puoi tornarci.»

«Scherzi? Era solo per ammazzare il tempo, mentre non arrivavi tu.» dice, voltandosi.

«Oh.» arrossisco un po', ma non lo nota grazie alla luce fioca.

Si sporge sul tavolo e mi versa un bicchiere di vodka alla pesca.

«Ti presento i miei amici, vieni.» mi prende di nuovo la mano, smetterà mai? Tutto questo contatto mi mette a disagio.

Provo già un certo fastidio ai piedi, non sono troppo abituata a indossare i tacchi.

Saliamo una rampa di scale che conduce ad un secondo salotto, più in disparte.

«Ragazzi!»

Richiama la loro attenzione e quelli si girano verso la voce.

Avvicino le labbra al bordo del bicchiere e faccio un lungo sorso per rilassarmi e combattere l'imbarazzo.

«Lei è Everthy.»
Altro sorso.

«E questi sono Ed, Lombard, Michael e Owen.»
All'ultimo nome il terzo sorso mi va di traverso.
Owen?
Perché è qui?
Mi sta fissando e il ricordo del nostro bacio mi affiora alla mente, facendomi arrossire violentemente. Ringrazio mentalmente il buio, nessuno sembra notare il mio rossore.

«Tutto bene Everthy?» mi chiede Jack, dandomi dei colpetti dietro la schiena.

Che figura di merda.

«Sì sì» tossisco leggermente e mi accomodo su di una poltrona posta di fronte al divano.

Sarà una lunga serata.
______
Ecco l'ottavo capitolo, votate e ditemi cosa ne pensate.

P.s. passatee da lei
jimjarmush
"Me and my story"
-Nene

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