29.Never Easy

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29.

Why does it feel like the only choice isn't what I need
Tell me what's the point
It's never easy
(Art Of Dying-Never Easy)

Quando Eliza si svegliò, corse subito a controllare Rachel. La ragazzina stava ancora dormendo, accoccolata al cuscino. Era distesa, finalmente. L'attrice guardò l'ora. Aveva pochissimo tempo per prepararsi e andare in ospedale a prendere Alycia. Decise di non svegliare Rachel e andò a fare colazione. Si vestì e uscì, chiudendo la porta a chiave. Una brutta sensazione l'assalì di colpo. Non voleva che Rachel si sentisse rinchiusa. Rimase a fissare la porta in preda ai dubbi. Rientrò per pochi minuti e appoggiò uno dei mazzi di chiavi di scorta sul tavolo. Scrisse poi un biglietto per Rachel, spiegando dove fosse andata. Forse stava esagerando e avrebbe dovuto allontanare la ragazza, ma non poteva. Non voleva. Alla fine di quella storia, le avrebbe chiesto di vivere con lei e Christian. E, perché no, con Alycia. "Magari." pensò fra sé. Salì in macchina e guidò spedita verso l'ospedale. Alycia la aspettava sulla strada. Aveva il braccio al collo e si poteva intravedere la fasciatura che le copriva parte del torace, ma sembrava stare bene.
«Ehi, salta su! Dobbiamo andare in centrale.». Alycia sbuffò. Non ne aveva la minima voglia. Montò in macchina e si abbandonò sul sedile.
«Come stai?» domandò Eliza.
«Bene. Dovrò cambiare la medicazione due volte al giorno, ma sto molto meglio.» rispose la mora. Eliza annuì, per poi piombare nel silenzio più assoluto. Guidò fino alla centrale di polizia, dove trovarono O'Bannon ad aspettarle. Le condusse nel suo ufficio e le fece accomodare, cominciando ad interrogarle.
«Probabile tentata rapina, eh? È sicura?»
«Assolutamente sì. Non vedrei proprio cosa altro potrebbe essere successo.». Il poliziotto ghignò. Alycia serrò i pugni. Si ricordava di O'Bannon, era stato lui a dichiarare la morte dei genitori di Rachel il frutto di un banale incidente. E lei ci aveva anche creduto per un po'. O, forse, era stato un mero tentativo di tenere la coscienza a posto.
«Possiamo andare? Sarei un po' stanca.»
«Assolutamente. Mi raccomando, fate attenzione, il pericolo si annida ovunque.». Le due attrici si trattennero dal rispondere a quella velata minaccia e, con il sorriso più finto che potesse esistere, si congedarono. Fecero per salire in macchina, quando qualcuno le richiamò. Era un giovane poliziotto, abbastanza alto e con una buffa capigliatura rossa e spettinata.
«Lei sarebbe?» domandò Eliza, spazientita.
«Detective Seth Campbell. Permettete una parola. Non siamo tutti come O'Bannon.» rispose il poliziotto, trafelato.
«Perché, com'è O'Bannon?» tastò il terreno Alycia.
«Andiamo, lo sanno anche i muri che è colluso con Franklin e i suoi traffici.»
«Non sappiamo di cosa parla, mi dispiace.» tagliò corto Eliza. Campbell scosse il capo, appoggiando le mani sui fianchi.
«Lo sapete benissimo. Di sicuro la signorina Debnam-Carey ne è al corrente. Sì, so tutto della sua amicizia con Rachel Dowell. Voglio riaprire il caso della morte dei suoi genitori e mandare in galera quei due bastardi.» spiegò il detective. Alycia scoppiò a ridere.
«Lei sarà freddo prima di poter anche solo pensare di dire "bah". Non si sono fatti problemi a spararmi, nonostante sia abbastanza famosa, pensa forse che con lei sarà diverso?»
«Se voi due mi aiuterete, sì.» ribatté il poliziotto. Alycia fece per replicare, ma Eliza la anticipò.
«Di cosa ha bisogno?» chiese. La mora la afferrò dal polso con la mano sana e la allontanò di qualche passo.
«Che diamine ti salta in mente?» sbottò. Eliza si morse il labbro.
«Cerco solo di salvare Christian, Aly.». La mora sospirò. Le lasciò il polso e le permise di riavvicinarsi a Campbell.
«Che cosa le serve?» domandò.
«Rachel. So che ha rubato delle carte, ne ho bisogno.»
«Non lo farò. Non la tradirò. E se lo scordi, non si consegnerà mai di sua spontanea volontà.». Il detective annuì. Le allungò un biglietto da visita.
«Non le sto chiedendo di farlo alle sue spalle. Questo è il mio numero, potremmo farci una bella chiacchierata. Ci pensi, potrebbe mettere la parola "fine" a questa storia.» asserì. Alycia afferrò bruscamente il cartoncino e se lo infilò in tasca. Si voltò e, senza dire una parola, montò in macchina, seguita da Eliza. La bionda intuì che avesse bisogno di spazio e non le disse nulla. Mise in moto e partì.
«Portami a casa mia.» richiese la mora, fredda.
«Sicura? Hai bisogno di aiuto con le medicazioni e...»
«Sto bene. L'unica cosa di cui necessito davvero è stare da sola.» replicò Alycia. Eliza la accompagnò di controvoglia. L'aiutò a scendere e a sbarazzarsi della giacca. Quando Alycia le annunciò che si sarebbe fatta una doccia, insistette per restare.
«Ce la faccio da sola.» protestò la mora.
«Devi coprire la medicazione. Lascia almeno che ti aiuti!» ribatté Eliza. Alycia sbuffò, ma si convinse. Si liberò della maglia e attese che la bionda le coprisse la fasciatura con dell'isolante. Eliza si sforzò di rimanere razionale, anche se ciò che si trovava di fronte a lei rendeva il tutto maledettamente complicato. Alycia, dal canto suo, rabbrividiva ad ogni tocco, pur cercando di non darlo a vedere. Dopo un paio di minuti, quella tortura finì e fu il momento di infilarsi nella doccia. Con sommo disappunto, Alycia constatò di non riuscire né a controllare il getto d'acqua, né a spalmarsi il bagnoschiuma. Sospirò. Non voleva chiamare Eliza. Si incaponì e decise di riprovare da sola. Il flacone di bagnoschiuma le cadde però dalle mani, rovesciandosi. La ragazza imprecò, tirando un pugno contro il plexiglas della cabina. Si accasciò al suolo, in lacrime.
«Aly, tutto bene?» domandò Eliza, preoccupata.
«Io non... Non ci riesco da sola.» confessò Alycia, forse più a sé stessa che ad Eliza. La bionda non rispose. Alycia ebbe paura di aver detto qualcosa di sconveniente. Tuttavia, dopo pochi istanti la porta si aprì. Eliza la raggiunse. Era rimasta in maglietta e aveva preso un paio di pantaloncini sportivi dall'armadio di Alycia. Si tolse le scarpe ed entrò nella cabina. Aiutò la mora ad alzarsi e, preso il telefono della doccia, cominciò ad insaponarla e sciacquarla delicatamente, senza malizia. Una volta finito, le avvolse intorno un asciugamano. L'aiutò a rivestirsi e l'accompagnò in cucina. Alycia si sedette al tavolo. Eliza le passò un bicchiere d'acqua e un panino al formaggio.
«Non sapevo cosa prepararti da mangiare.» dichiarò, come a voler giustificare il piatto che le aveva cucinato. Alycia non rispose e addentò il panino. Eliza la osservava mentre mangiava, sorridendo. Era da mesi che l'atmosfera fra loro non era così distesa. Purtroppo, non durò a lungo. Alycia finì di mangiare e si incupì. Eliza fece un passo verso di lei, ma la mora la fermò.
«Eli io... Io non posso. Lo vorrei, ma non posso.» esordì. La bionda non capiva.
«Intendo questo. Io e te, in questo modo. L'ho desiderato così a lungo, ma ora capisco che non è proprio possibile.». Eliza chinò il capo. Una pugnalata avrebbe fatto meno male. La consapevolezza che non fosse realmente colpa di nessuno e, allo stesso tempo, responsabilità di entrambe le fece male.
«Aly...» mormorò.
«Io ti voglio bene e te ne vorrò sempre, ma finita questa storia non dovrai più cercarmi. Ho troppe questioni da risolvere,  troppi scheletri nell'armadio. Quello che ho fatto nel passato mi accompagnerà per sempre. Non si scappa da ciò che si è.»
«Ma lo si affronta, Aly. E in due lo potremo fare meglio!» replicò Eliza. Alycia distolse lo sguardo. Stava scappando di nuovo, ne era consapevole. In fondo, lei e Rachel erano simili in quello.
«Dacci una possibilità.» supplicò Eliza. Aveva le lacrime agli occhi.
«L'ultima volta che mi sono data una possibilità, siamo durate un giorno. Ti ferirò ancora Eli. Io sono così, ho preso delle decisioni e ho fatto delle cose per cui non posso più tornare indietro.»
«E allora vai avanti!» ribatté la bionda. Già, andare avanti. Come se fosse facile. Non poteva.
«È per Rachel, vero?» intuì Eliza. Alycia annuì.
«Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto. È colpa mia questa situazione. E ora mi si chiede di consegnarla ad un poliziotto.» scoppiò a piangere. Eliza l'abbracciò, cullandola. La lasciò sfogare per un po'.
«Le avrai anche passato la droga Aly, ma la colpa non è tua. Lei ha deciso di prenderla. Franklin ha fatto il resto. Ognuno è libero. Lei non ti odia, non farlo tu.» le sussurrò con dolcezza.
«Non posso.» mormorò Alycia. «Ora vorrei stare un po' da sola. Se ho bisogno, ti chiamo.» tagliò corto. Eliza rimase spiazzata da quel cambio di tono, ma non protestò. Raccolse le sue cose e si avviò alla porta. Si voltò verso Alycia. Sospirò.
«Abbiamo tutti una scelta, Aly e siamo liberi di prenderla oppure no. Puoi continuare a scappare, non ti fermerò. Puoi anche scegliere di restare e affrontare tutto ciò che ti accade. E, stanne certa, non saresti sola, mai.» le disse, per poi uscire. E, quando la porta si chiuse, Alycia realizzò di non essersi mai sentita così fuori posto a casa sua.

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora