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Damien bussó alla porta di Chris, e dopo aver ricevuto il permesso entrò.
Chiuse la porta alle spalle, e andò verso la scrivania, dove il fratello stava analizzando fotografie al computer. Si sedette nella sedia accanto a lui, e aspettó che Chris gli prestasse attenzione, per parlargli.
«È successo qualcosa?» gli chiese.
«Io... questa notte ho pensato molto... tu, Lydia, Elia, le sue amiche e anche la sua famiglia sanno di me. Che sono...»
«Gay.»
Dam annuì.
«Sì, quello. Quello che volevo dirti è che vorrei farlo sapere anche a mamma e papà, ma io non so come farlo.»
«Damien, ti ho già detto che non devi avere paura.» Chris provava ancora a fargli capire che non c'era nulla di male nell'essere gay, ma nonostante ciò Damien non ne era per nulla convinto. Credeva che avrebbe deluso ancora di più i suoi genitori, in 18 anni di vita lo aveva fatto moltissime volte e l'idea di farlo ancora, forse in modo più grave, lo faceva stare male.
«Invece sì. Tu non sai cosa vuol dire essere... come me. Tu sei normale, sano, in regola...»
Chris era rimasto a bocca aperta.
«Dam, ma ti rendi conto di cosa hai appena detto? Io, solo perché sono etero, sono "normale, sano e in regola", mentre tu gay no? Ma pensi prima di parlare?»
Damien non capiva se fosse veramente arrabbiato oppure gli era uscito quel tono di voce.
«Sei proprio come me. Anche Elia è come me, non cambia nulla.»
Damien continuava a negare con la testa.
«Ma a noi piacciono i maschi.»
«Questo non ha alcun senso. Se a me piace il budino alla vaniglia mentre a te quello al cioccolato, vuol dire che siamo diversi? O abbiamo soltanto gusti differenti? Damien, hai 18 anni; sei abbastanza grande per capirlo.»
«Nessuno viene ucciso perché ha gusti diversi per un budino. Ma se sei un maschio, e ti piace un altro maschio... beh, ti fanno fuori!»
«Ti farei fuori solo per le cavolate che stai sparando. Ma tornando al discorso principale, prima che le prendi per davvero, cosa ti serviva esattamente?»
Damien prese una fotografia tra le mani, e senza guardarlo negli occhi rispose:
«Non so, un aiuto. Qualcosa. La spinta, un consiglio o... qualche lavaggio del cervello per farmi diventare etero.»
«Piuttosto cercherei di farti diventare più intelligente.»
Damien gli lanciò un'occhiataccia.
«È da quando mi hai detto di essere gay che ti do la spinta, facendoti capire che non c'è nulla di male. Puoi andare da mamma e papà e dire "sono gay". Stop. Senza un infarto come quando lo hai detto a me.» gli consiglió.
«Ma poi... hai un fidanzato con sicuramente più esperienza di te e ancora più di me, perché non chiedi a lui?»
«Non lo so. Ho pensato a te per primo... però, se vuoi che non ti chieda più nulla... per me va bene.» stava per alzarsi, ma Chris lo bloccò sul posto.
«Non ho detto che non voglio aiutarti, ma solo che Elia potrebbe farlo meglio.»
«Allora come posso dirglielo?» gli chiese, in un lamento.
«Potrei farlo io, se vuoi. Al posto tuo. Non sarà il massimo, ma se proprio non riesci a farlo da te...»
Damien lo guardava incredulo.
«Sei serio? Lo faresti?»
«Non te lo avrei detto, altrimenti. Voglio solo chiarire una cosa, Damien. Io ti sto aiutando perché ho visto il terrore nei tuoi occhi quando lo hai detto a me, quindi davanti loro potresti anche morire. Ma non ci sarò sempre io a fare coming out al posto tuo, pertanto devi cominciare a prendere coraggio e ad accettarti per come sei... perché non c'è nulla di male. E te lo dirò sempre, anche a costo di diventare ripetitivo.» con un braccio dietro al collo lo attirò verso sé, e quando gli accarezzó la guancia la trovò umida sotto alle sue dita. Damien stava piangendo. Non riusciva ancora ad affrontare il discorso della sua omosessualità senza piangere.
«Dam, non devi piangere.
Hai mai pensato di partecipare ad un incontro "gay anonimi"? Magari lì potranno aiutarti.»
Damien passò una mano sulla guancia, e con la testa ancora appoggiata alla spalla del fratello rispose:
«Non sapevo neanche esistesse qualcosa del genere. A ogni modo, non lo farei né ora né mai.» ci tenne a puntualizzare.
«E se ci fosse anche Elia?» chiese ancora.
«È così fieri di se stesso. Certamente non ha bisogno di andare ad un incontro di "gay anonimi".» rispose, ripensando anche al modo in cui glielo aveva detto e come ci scherzava con la sua famiglia.
«Allora potrebbe aiutarti lui a superare questa tua paura. E credo lo stia già facendo. Voglio dire, hai avuto il coraggio di stare con lui nonostante il terrore...»
«Credo che tutti debbano avere almeno un piccolo momento di felicità nella propria vita. Io ho avuto 18 anni di merda, Elia è quella solita, maledetta luce in fondo al tunnel.» si separò dal fratello, prendendo ancora fra le mani una fotografia.
Chris lo stava ascoltando, senza dire nulla. Damien stava parlando, si stava sfogando e non era una cosa che capitava spesso.
«Elia è la reincarnazione di ciò che mi fa sentire diverso e mi fa avere paura, ma al tempo stesso mi fa sentire protetto e felice...» fece una pausa. Un piccolo sorriso imbarazzato si fece presente sulle sue labbra.
«Ti piace tanto Elia, non è vero?» gli chiese Chris.
«È successo tutto così velocemente... insomma, ci siamo messi assieme solo dopo 4 giorni che ci conoscevamo, e io non sapevo neanche quello che provavo. Non sapevo distinguere la differenza tra amore e amicizia, perché non ho mai avuto nessuno dei due, ma adesso sono più che convinto che non può essere solo una banale amicizia.»
«E da cosa lo hai capito?» a Chris piaceva parlare con suo fratello; lui non gli aveva mai detto niente, aveva sempre dato l'impressione di essere un ragazzo senza sentimenti, ma adesso stava scoprendo un nuovo lato di Damien che forse preferiva.
«Credo di non saperlo spiegare a voce... morse il labbro inferiore per concentrarsi, e dopo qualche secondo scrolló le spalle.
«Non lo so, so solo che è così. E basta.»
«L'amore è la cosa più complicata che esista al mondo.»
«E crudele.» aggiunse Damien, annuendo alle sue stesse parole.
«Perché prima ti fa sorridere, ti fa sentire bene ma poi ti strappa il cuore e lo lancia sotto ad un treno!»
Ecco il vero Damien, pensò Chris.
Il Damien negativo. Il Damien con la voglia di vivere pari a zero.
«Credi che Elia ti farà soffrire? A me sembra così dolce quel ragazzo... forse anche troppo dolce!»
«È questo il problema, la sua infinita dolcezza. Io lo farò soffrire, me la sento. E poi la sua sofferenza causerà la mia. E soffriremo entrambi.» lasciò cadere la fotografia sulla scrivania, e si accorse che Chris lo guardava... scioccato.
Probabilmente perché era passato da un discorso dolce a uno triste subito dopo.
«Ok, Damien... hai una visione fin troppo dolorosa dell'amore. E ti dico che se continui a pensarlo, andrà a finire veramente così. La tua testa sarà così convinta che a causa tua la storia finirà, che arriverai a fare qualcosa di brutto, incosciamente. Va a finire sempre così.»
«Non fare lo psicologo con me.» disse Damien. Era da quando aveva 7 anni, o giù di lì, che Chris voleva usarlo come suo paziente.
«Peccato! Devo esercitarmi, non credi?»
«Vai all'università, allora.» ribattè Damien, alzandosi.
Chris non rispose più, gli diede soltanto una piccola spinta su un fianco, per cacciarlo via dalla sua stanza.
«Vattene, stupido fratellino. E domani mattina vai subito a scuola.»
«Perché dovrei?» gli chiese Damien sbuffando, proprio come i bambini.
«Vuoi che glielo dica davanti a te, a mamma e papà?»
Lui fece di no con la testa.
«Cristo, no! Non vorrei esserci neanche dopo, a dire la verità.»

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