«Smettila di fissarmi!» borbottó Damien, con la voce impastata dal sonno. Si era appena svegliato, aveva gli occhi chiusi ma sentiva comunque lo sguardo di Elia puntato su di lui.
La sera prima Elia aveva dormito a casa di Damien, come per "inaugurare" la neo-coppia. Durante il sonno Damien si era avvinghiato al castano, lo teneva così forte che Elia non era riuscito ad alzarsi per andare al bagno, ma a lui non dava fastidio, anzi. Lo trovava così dolce e piccolo, che aveva deciso di non svegliarlo e andare a svuotare la vescica più tardi. Intanto, l'aveva usata un po' come scusa, lo osservava come al solito.
«Come fai a dire che ti stavo fissando, se hai gli occhi chiusi?» chiese, spostando una ciocca di capelli da davanti gli occhi del moro.
«Perché lo sento.» rispose semplicemente.
«Ma no, non è vero.» mentì spudoratamente.
Damien, allora, senza preavviso aprì gli occhi, ritrovandosi quelli blu di Elia davanti. Il castano sorrise imbarazzato, e Damien lo guardò come a dire "Sì, certo, come no. Non mi stavi fissando!"
«Mi fai paura, smettila.» disse il moro.
Elia accennó una risata, e scosse la testa.
«Ti piacerebbe, vero?»
Damien, imbronciato come spesso capitava, annuì.
«Odio quando mi fissano; si notano di più tutti i miei difetti.»
Elia posò una mano sul viso di Dam, e lo accarezzó con il pollice.
«Forse dovrei fare una bella visita oculistica, perché non ho mai notato un difetto addosso a te!»
Damien aprì la bocca più volte, cercando qualcosa da dire, ma nulla gli veniva in mente. Stava mentendo, o era serio? Ma a giudicare dallo sguardo che aveva Elia, doveva proprio essere vero. Elia lo trovava bellissimo, e veramente non aveva mai trovato un solo difetto in lui.
«Damien, io dovrei andare in bagno.» disse Elia, con uno dei suoi soliti sorrisi.
«E vacci, perché me lo dici!?» rispose, non capendo che gli stava addosso. Non se ne era accorto, la mattina gli veniva complicato riflettere su ciò che accadeva, soprattutto se accanto, o meglio sotto, aveva Elia.
«Perché non posso, sei sopra di me.» gli fece notare.
E in quel momento le guance di Damien si tinsero di un rosso acceso, e scese da quel corpo caldo e perfetto. Con dispiacere, ma dovette farlo.
«Perché non me lo dicevi prima?» chiese, imbarazzato.
Elia spostò le coperte, e si sedette sul materasso, guardando il neo-fidanzato dall'alto.
«E rinunciare a guardarti per due ore? Ah, assolutamente no.»Seduti sul letto, ormai entrambi svegli e vestiti, se ne stavano in silenzio a guardarsi l'un l'altro, senza sapere cosa fare o dire. Probabilmente avevano soltanto voglia di guardarsi, ma chi poteva saperlo? Solo una cosa era certa: Elia avrebbe voluto baciare ancora e ancora Damien, per tutto il giorno, come se non ci fosse un domani. Voleva farlo, voleva lui, voleva Damien. Voleva le sue labbra ed il suo cuore, i suoi occhi neri ed i suoi sorrisi sinceri. Voleva amarlo e voleva farsi amare. Voleva essere felice ma, soprattutto, voleva la sua di felicità. E ancora avrebbe voluto baciarlo, con dolcezza e passione, prendendosi cura di lui.
E lo fece, senza preavviso. Un bacio che prese alla sprovvista Damien, un bacio iniziato con tutta la dolcezza del mondo, ma che pian piano diventava sempre più passionale. Un bacio che nascondeva tanti bei momenti che avrebbero dovuto passare assieme. Un bacio che aveva trasmesso forse più emozioni ad entrambi, di quello del giorno prima. Un bacio che nessuno aveva intenzione di interrompere, ma che per sfortuna dovettero farlo, a causa della porta che si apriva: era Chris che, pensando Damien stesse ancora dormendo, voleva chiamarlo.
I due ragazzi si respinsero assieme, entrambi rossi dalla testa ai piedi. Chris li guardava con un sorriso sulle labbra, Lydia -che era dietro di lui- anch'ella aveva un sorriso misto a stupore e un po' di "gelosia": insomma, lui aveva fatto 18 anni di giudicare l'amore, e l'aveva trovato. Lei, che l'aveva cercato, no. Che ingiustizia che era quella!
«Che cazzo ci fate qui?» sbottó, dopo un po' che era rimasto immobile.
«Io sono venuto a chiamarti...» rispose Chris, entrando nella stanza.
«Io stavo andando in camera mia, e quando lui ha aperto la porta... beh, ho visto.» disse Lydia, salutando Elia con la mano. Poi, senza aggiungere altro, se ne andò.
«Non volevo interrompervi, mi dispiace.» disse il ventiquattrenne. Era così felice per il suo fratellino. Malgrado il rossore e l'imbarazzo, forse anche rabbia nei suoi confronti, vedeva quanto fosse contento. E non ci voleva un genio capire per quale motivo lo fosse.
Elia morse il labbro inferiore, e fece spallucce. Non riusciva però, a nascondere un sorriso.
«Che ci fai ancora qui?» fece Damien, provando a polverizzare il fratello con lo sguardo.
«A dire la verità non lo so. So che sto facendo da terzo incomodo, però... non lo so, Dam.» ammise.
Si appoggió alla scrivania, e li osservava entrambi.
«State assieme?» chiese dopo.
Damien ed Elia si guardarono. Poi Elia si voltò verso il maggiore...
«Non c'è stata una vera e propria proposta, va bene ugualmente?»
Chris alzò le spalle.
«Ah, guarda... non chiedere a me. Però, presumo di sì.»
«Che vuol dire?»
«Vuol dire che non ho mai avuto una relazione... non amorosa, almeno.»
Elia era rimasto a bocca aperta.
«Davvero? Ma... hai 23 anni.»
«24, a dire la verità. Però, beh, credo che nella vita bisogna fare tutto: prima divertirsi, poi mettersi la testa a posto.»
«In poche parole, al momento gli interessa solo scopare!» la fece breve Damien, facendo ridere sia il fratello che Elia.
«Esatto.» confermò Chris.
«È imbarazzante, però, sapere che due ragazzini hanno trovato l'amore prima di me.
Mio fratello, che ha sempre disprezzato l'amore e... un diciassettenne.»
Elia gli sorrise.
«Non è obbligatorio amare.» disse Damien.
«Mi sento offeso.» scherzó Elia.
«Sono serio. Ci sono stupidi in giro che vanno ovunque per cercare l'amore. A 16 anni. Ma che cazzo di problemi ha la gente!»
Il castano distolse lo sguardo.
«Non dirmi che anche tu sei uno di loro!»
«No, non sono come loro. Io... a 13 anni piangevo perché non avevo ancora trovato la mia anima gemella.» rise, mentre Damien lo guardava sotto shock.
«E lo hai trovato solo dopo 4 anni?» chiese Chris.
Il sorriso scomparve dal viso di Elia, per lasciare spazio ad un'espressione arrabbiata misto triste. Guardò a terra, e fece spallucce.
«Ops. Ho detto qualcosa di sbagliato?»
Elia fece di no con la testa.
«Ma no, tu non hai colpe. Stai tranquillo.»
«E chi ne ha?» chiese Damien. Qualcosa non andava. Elia non aveva quell'espressione neanche dopo aver parlato del tumore.
E poi... cosa voleva dire? C'era stato qualcuno prima di lui? Perché lui non lo sapeva? E perché stava soffrendo così tanto? Se, come pensava, c'era stato davvero qualcuno, lui lo amava ancora? Voleva stare con lui solo per dimenticare "l'altro"?
«Giuro che te lo avrei detto! Solo che non abbiamo avuto modo di parlarne e... parlare di questo è più doloroso che parlare del tumore.»
Vedendo che la situazione si stava scaldando, Chris uscì dalla camera di Damien, chiudendosi la porta alle spalle.
Una volta rimasti soli, Elia posò una mano su quella del moro.
«Si chiama Jack. Avevo 14 anni...» Damien lo fermò. Leggeva quanto fastidio stava provando nel parlare, e non voleva stesse male.
«No. Se... se non ti senti va bene. So cosa vuol dire essere costretti a dire qualcosa che non ti va, ed è una cosa brutta.» disse.
«Ma devi sapere.»
«Quando sarai pronto. E... quando sarai pronto a pagarmi la cauzione!»
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LONELY
Teen Fiction{Copertina realizzata da Alex_wvrdl} Damien ha soltanto 6 anni quando per la prima volta i suoi compagni lo prendono in giro. Quel piccolo gesto, comune fra tutti i bambini di quell'età ha segnato la sua vita. Da quel giorno tutti ridono di lui, tut...