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«Non fare come gli altri anni, per favore!» disse il padre di Damien, riferito proprio al moro.
Il diciottenne mangiò un boccone di pasta, seguito da un sorso d'acqua. Diede un'occhiata al padre, e annuì per nulla convinto.
«Devi dirmi "sì, papà! Prometto che non lo farò più".»
Il figlio lo ignoró, e tornò a mangiare nel silenzio che si era creato fra di loro.
«Dio, Dam. Capisci o no che hai 18 anni e non puoi metterti più a scappare dalla classe come quando ne avevi 7!?
Non lo capivo prima, che eri soltanto un bambino, figurati adesso.»
Damien continuava ad ignorarlo. Forse erano vere le parole del padre, ma lui non voleva proprio saperne nulla.
«Quanto sei stupido. Sai, mio caro fratello, quando qualcuno ti parla -anche se capita una volta tanto, effettivamente- è buona educazione rispondere.» s'intromise Lydia.
«E tu, mia cara sorella, sei pregata di tenere questa cazzo di bocca chiusa. Perché, sai... a me da fastidio quando chiunque mi parla, ma tu... oh mio Dio, sei così fastidiosa che, ogni volta che ti sento parlare, prego mentalmente Dio che mi faccia diventare sordo.»
«Tra tutti i tuoi difetti, la mancanza dell'udito sarebbe quello che si noterebbe di meno!» sbottó la bionda, centrando in pieno il punto debole del fratello maggiore.
Infatti lui non aggiunse altro e, sforzandosi di non piangere, tornò a mangiare silenziosamente.
Ancora una volta, aveva vinto Lydia.

«Posso entrare?» chiese Christopher, dopo aver bussato alla porta di Damien.
Non ricevette nessuna risposta, ma entrò comunque.
Lo trovò seduto sul letto sotto le coperte, con lo sguardo perso chissà dove in quella camera, il cappuccio in testa e le cuffie alle orecchie.
Tolse queste ultime, e approfittó del momento in cui Chris si voltò per chiudere porta, per togliere una lacrima dalla guancia.
«Dam!» disse, avvicinandosi a lui.
Si sedette sul letto, e gli carezzó la testa.
«Non dare retta a Lydia. Non è vero ciò che dice.» proseguì, capendo perfettamente quanto lo avevano ferito le parole della sorella.
Da sempre assisteva alle liti dei due fratelli minori, e ogni volta vedeva che quello che più fra i due soffriva era Dam. Non lo vedeva mai piangere, ma lui era più che sicuro che lo faceva.
«E non credo ti piacerebbe veramente diventare sordo. Altrimenti come farai ad ascoltare musica?» questa volta gli carezzó una guancia, e gli sorrise.
«Perché mi tratti come se fossi un bambino?»
«Perché infondo lo sei ancora. Sei fragile, proprio come lo eri a 5 anni.» ammise.
«Non è vero!» mise il broncio, contraddicendo le sue stesse parole.
«Chris fece finta di dargli ragione, e osservò quello quattro mura in cui Dam andava a rifugiarsi sempre, distaccandosi così dal mondo intero.
Era una piccola camera dalle bianche mura; al suo interno vi erano in armadio, un settimino ed una scrivania con una sedia, tutti marroni; una piccola libreria, che Damien usava per libri e quaderni di scuola, era stata posizionata accanto alla scrivania. Poi c'era il letto, e, per finire, tanti ma tanti poster del suo gruppo preferito sparsi qua e là per tutta la camera.
Erano questi che facevano capire a Chris che, infondo, Dam era un comune adolescente come tutti.
«Perché sei venuto? Dovevi dirmi qualcosa?» chiese Damien, sperando che il fratello lo lasciasse di nuovo da solo al più presto.
«Oh, è vero. Sono venuto per dirti che stiamo andando a salutare, e conoscere i nuovi vicini. Tu vuoi venire?»
Il moro fece di no con la testa.
«Che si fottano! Quando siamo arrivati noi non è venuto nessuno a "salutarci, e conoscerci".»
«Veramente sì, ma ti sei andato via appena hai sentito suonare il campanello.»
Damien alzò le spalle.
«È uguale, non mi importa nulla comunque.» affermò.
«E va bene... tanto sapevo che mi avresti detto di no.» disse Chris.
Avrebbe potuto insistere, ma decise di non farlo per evitare di peggiorare il suo stato d'animo.

Aria fresca, erba soffice e tanti alberi. Era questo quello che c'era in quel giardinetto, scoperto per caso, in cui Dam andava spesso per stare il più lontano possibile dalla propria famiglia.
Erano da poco arrivati a Roma, una settimana o giù di lì, e Dam, un po' per la noia un po' per il caldo, decise di uscire fuori a fare una passeggiata.
Non sapeva dove andare, ma volle comunque farlo, sperando di non perdersi fra le vie di quell'immensa città.
Si sentiva a disagio a camminare da solo, in mezzo a tutte quelle persone, quindi cominciò a camminare in stradine deserte, fino a quando, dopo una lunga salita, arrivò lì.
Probabilmente quel luogo apparteneva a qualcuno, ma, visto che fino a quel momento nessuno gli aveva impedito di andare, lui continuava a definirlo il "suo giardinetto".

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