Capitolo Undicesimo

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Deming appoggiò la schiena al parapetto di legno verde, che si affacciava su di un laghetto dove carpe colorate guizzavano infastidendo i fiori di loto

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Deming appoggiò la schiena al parapetto di legno verde, che si affacciava su di un laghetto dove carpe colorate guizzavano infastidendo i fiori di loto. In lontananza una consorte imperiale stava giocando con un aquilone, mentre sotto i portici le dame si aggiravano indaffarate con vassoi di tè fra le mani morbide.

«Deming!» lo chiamò Baowei, correndogli incontro con il cappello in una mano e la spada nell'altra. «Devi seguirmi. L'imperatore vuole che le migliori guardie di palazzo si travestano da comuni cittadini e perlustrino le dimore in cui abitano gli uomini dello Stendardo Verde.»

«Davvero?» domandò Deming, sorridendo speranzoso. Sapeva che partecipare ufficialmente alle indagini gli avrebbe permesso di acquisire rilievo. «Credevo che avrei dovuto indagare in segreto, invece...»

«Non cantare vittoria. Sappi che saremo coordinati dal principe Haoran» mormorò Baowei, sistemando la spada sul fianco. «Lo sai che fine fa fare a coloro che gli mancano di rispetto?»

Deming si morse un labbro, infastidito. Certo, non poteva andare tutto liscio come l'olio. «Ho saputo che l'ultimo eunuco che ha osato offenderlo si aggira per lo Xin zhe ku senza lingua...»

«E io non ci tengo a fare la sua fine.» Asserì Baowei, conducendolo verso il luogo in cui le guardie erano state riunite. Si trattava di un cortile sterrato privo di alberi, al cui interno si innalzava un padiglione sotto cui il principe Haoran stava gustando del tè insieme all'imperatore.

Deming si posizionò insieme a Baowei su di una fila orizzontale, formata dai soldati armati. Poi congiunse le braccia al petto e, in quanto nuovo arrivato, si inchinò insieme al suo amico, mentre alle sue spalle l'affluenza si faceva sempre più numerosa. «Omaggi, vostra maestà, omaggi, vostra altezza. Siamo qui per servirvi.»

«Loro sono le guardie che mi avete raccomandato, fratello imperiale?» domandò il principe Haoran, sventolandosi nonostante le temperature si stessero abbassando. L'estate aveva raggiunto il suo termine.

L'imperatore annuì, scagliando un'occhiata soddisfatta nei riguardi di Deming. «Lui, in particolare. Il giovane erede del disgraziato clan Ru è la guardia migliore della Sala della Coltivazione Mentale. In futuro gli donerò in moglie una ragazza di nobili origini, così che nessuno possa sottovalutarlo.»

Baowei gli scagliò un'occhiata furba e Deming lottò contro se stesso pur di non sorridere. Se solo ci fossero stati i suoi genitori a guardarlo, avrebbe potuto gioire con loro. «Non sono degno del prestigio di cui sua maestà mi investe quest'oggi» si inchinò ancora il giovane, abbassando la testa sopra il terreno polveroso e privo d'erba.

Il principe Haoran rise dinnanzi quella dimostrazione di modestia, alzandosi con una mano dietro la schiena. Camminò lentamente al di fuori del padiglione e posò la punta del ventaglio sotto il suo mento, costringendolo a sollevare lo sguardo.  «Non disprezzare le parole del nostro imperatore, guardia Ru» lo provocò, con un sorriso sghembo sulle labbra piene. «Vedremo se sarai all'altezza dei complimenti che ti sono stati fatti. A te verrà dato il compito di vegliare sui tuoi compagni, dovrai organizzare i loro rapporti per poi consegnarmeli. Voglio chiarezza e affidabilità. Qualsiasi errore verrà punito severamente.»

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