1

2.8K 101 39
                                    

«Damien, alzati. Devi andare a scuola e farai tardi.
Alzati!»
Damien si svegliò con le urla di sua madre, che come ogni mattina aspettava impaziente il risveglio del figlio: doveva chiamarlo per forza lei altrimenti lui sarebbe rimasto a dormire, saltando sempre scuola; e così non poteva andare.
Infatti, come sempre, Dam non aveva la minima intenzione di alzarsi, e uscire da sotto le coperte calde. Soprattutto se era per andare a scuola e passare delle ore in compagnia di gente che sicuramente avrebbe odiato; soprattutto se aveva soltanto 3 ore scarse di sonno, precedute da ore e ore di pianti e la disperata voglia di soffocarsi con il cuscino, zuppo di lacrime.
Ma comunque non poteva cominciare a fare assenze già dal primo giorno, o avrebbe perso di nuovo l'anno scolastico. Non che gli importava qualcosa, in realtà. Damien continuava ad andare a scuola soltanto perché obbligato dal fratello e la sorella, e i suoi genitori; e perché almeno, evitando la bocciatura, sarebbe rimasto meno tempo in compagnia di tutte quelle persone.
«Sì, mamma, altri cinque minuti e mi alzo!» disse Damien, con la voce ancora impastata dal sonno.
La donna, dopo quelle parole, uscì dalla camera, decidendo di fidarsi delle parole del figlio.
Stranamente, dopo davvero cinque minuti circa, il moro si alzò e andò a fare la doccia.
Una volta finita asciugó velocemente i capelli, senza perdere tempo a sistemarli.
Non perse tempo neanche per scegliere i vestiti, mettendo ciò che metteva ogni giorno: felpa, tuta e converse, tutto rigorosamente nero.
Non gli importava di seguire la moda come tutti, se fosse stato possibile avrebbe messo anche una busta della spesa, tanto lo avrebbero preso in giro comunque.

Scese in cucina, trovando suo padre e sua sorella Lydia, che lo aspettavano per andare a scuola; e suo fratello Christopher e la madre che facevano colazione.
«Allora, andiamo?» disse, fingendo un sorriso (non era chissà quanto credibile, ma ormai tutti fingevano lo fosse).
Senza aggiungere altro, il padre e la sorella si alzarono, dirigendosi alla macchina.

Il tragitto da casa a scuola fu molto silenzioso per Damien, che non parlava mai con nessuno. Per questo motivo i suoi fratelli lo chiamavano "asociale".
«Damien, cerca di fare amicizia con qualcuno!» disse l'uomo a Dam, venendo però ignorato, come se non avesse neanche aperto la bocca.

Entrati nell'istituto , lui e la sorella presero strade diverse, andando alla ricerca delle loro classi: Lydia, chiedendo indicazioni ai vari ragazzi e alla bidella, riuscì a trovarla facilmente;
Damien, che non aveva chiesto indicazioni a nessuno, perse molto tempo a trovarla.
Ma alla fine ci riuscì, e trovando la porta aperta eentrò senza neanche bisogno di bussare.
La classe era abbastanza grande: quattro file di banchi -dei quali sani ce n'erano sì e no cinque- occupavano il centro della classe, fino ad arrivare ai muri, tutti quanti rovinati dalle varie scritte e disegni lasciati dagli alunni negli anni precendenti.
Ad alcune sedie mancava lo schienale, altre erano "chewingum" formato maxi, e altre ancora erano spaccate a metà, là dove teoricamente un ragazzo si ci doveva sedere.
La cattedra dei professori da un verde acceso era passato ad un verde zombie, e la lavagna accanto ad essa era per metà rotta, lasciando disponibile solo un quadrato di piccole dimensioni.
Secondo Dam, se fosse andato in una scuola dentro ad una caverna, sarebbe stato molto meglio.

«Buongiorno!» disse una signora, che doveva essere sicuramente la professoressa, sorridendo.
"Ma ieri sera ha dormito qui?" pensò lui, trovando stupidi quei professori che si facevano trovare lì ancora prima del suono della campana, fingendo ancora un sorriso.

Bastò una breve occhiata per rendersi conto che al momento era l'unico ragazzo presente in classe, e che quindi aveva più tempo per abituarsi all'idea che la classe si sarebbe riempita di persone. E lui odiava le persone, per questo non aveva mai avuto un amico.
Inoltre poteva anche scegliere il posto che più avrebbe fatto per lui.
Accanto alla finestra, in prima fila, un po' più distante dagli altri, si trovava il banco di Damien, che nonostante fosse per due nessuno mai avrebbe occupato la sedia vuota accanto a lui.
A poco a poco la classe cominciò a popolarsi, dando così fine al silenzio che il ragazzo amava tanto.

LONELYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora