74. Una ragazza come me...

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«Come hai fatto?» chiese Simone con un filo di voce.

Marco sorrise, e il suo sorriso, evidenziato dal rossetto, sembrava ancora più ampio.

Simone gli prese i libri di mano, li guardò, li rigirò. Notò che Omnia vincit amor era un'edizione diversa da quella della Sala Borsa.

Aprendoli, vide che avevano un bollino: Biblioteca Ariostea Ferrara.

«Li hai presi in prestito? Come hai fatto a trovarli?» insisté Simone.

«Con la tessera di Simonetta Fiorentini!» Marco rise. «All'inizio pensavo di rubarli...»

«Cheee?!» lo interruppe Simone. Lasciò cadere i due libri sulla scrivania, come fossero refurtiva scottante.

«Aspetta! Non scaldarti. Non l'ho fatto. Ho pensato che un furto avrebbe attirato l'attenzione, allora ho semplicemente cercato la biblioteca più vicina che avesse delle copie per il prestito. Puoi tenerli un mese.»

Simone fissò Marco a bocca aperta. Non sapeva cosa dire.

Aveva pensato, durante quella settimana di impasse, di cercare qualche libro in un'altra biblioteca, ma, timoroso di essere controllato da qualcuno, aveva procrastinato fino a non fare più nulla. Ora si sentiva stupido. Passivo. Per l'ennesima volta inetto.

Marco proseguì. «Non ti ho detto niente perché se ti avessi detto qualcosa avresti insistito per andare a prenderli tu stesso e avresti rischiato di farti sgamare di nuovo. Ho fatto ricerche online. Ho fatto centinaia di domande su centinaia di forum e scritto centinaia di mail e mi sono appuntato centinaia di titoli, cercando enciclopedie, robe così. Ho pensato, che cazzo, deve esserci un'enciclopedia, una cosa facile da consultare, possibile che nessuno ne abbia mai fatta una? Il novantanove per cento delle cose che mi hanno segnalato erano cazzate, tranne questo.» Marco sventolò Omnia Vincit Amor, ma era evidente che stesse parlando del dizionario. «L'ho cercato sul sito dell'OPAC, come mi avevi spiegato di aver fatto tu, e mi ha dato come collocazione Ferrara... e ho visto che per botta di culo avevano anche Omnia vincit Amor, quindi ho preso anche quello. Non so se servirà a qualcosa, 'sto dizionario. Non so se sia il migliore, se ne esistono altri, se...»

Marco venne zittito da Simone, che gli prese il viso tra le mani e stampò un bacio sulla bocca.

Le labbra di Marco erano morbide e calde. Simone non avrebbe saputo descrivere il miscuglio ubriacante di gratitudine, amore, desiderio, paura che stava provando in quel momento, e che cresceva a ogni secondo in cui quel contatto si prolungava. Si staccò, ma rimase lì, a un centimetro da lui. Entrambi dissero il nome dell'altro, sussurrandolo, sovrapponendosi. Simone gli tolse la parrucca dalla testa, e la retina con cui aveva schiacciato il suo ciuffo. I suoi capelli erano spettinati come non li aveva mai visti.

«Ti ho sporcato di rossetto...» disse Marco, con la sua voce un po' graffiata.

Simone intrecciò le dita ai capelli arruffati di Marco e lo tirò di nuovo a sé, perché capì che non aveva più alcun senso esitare, aspettare, temere qualcosa di inesistente.

Le loro bocche si incontrarono, si socchiusero, Simone si fece travolgere dal bacio, sentì le mani dell'altro, una tra i capelli, una sulla schiena, lo strinse a sé, e sentì aumentare rapidamente la propria eccitazione, mentre i loro corpi aderivano.

Trascinò Marco verso il letto, lo fece cadere di schiena, gli si buttò addosso, infilò la mano sotto la minigonna e la tirò su.

Si scostò da lui per un attimo, lo guardò: il rossetto era ormai una macchia indistinta intorno alla bocca, il trucco sugli occhi era ancora intatto. Era tutto così strano, ma anche così bello.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora