"La moglie del professor Marsley è una psicologa"
"Uhm... ", sussurrai, socchiudendo gli occhi per capire dove volesse arrivare. O forse ne avevo una vaga idea. Non sapevo perché ma avevo lo stomaco in subbuglio per l'agitazione di sapere che cosa stava per dire, anche se non volevo saperlo. "E quindi?", domandai, fingendo tranquillità.
Scrutò la mia espressione a fondo, come a cercare segni che potessero suggerirle che avessi capito. Poi, timorosa, spiegò: "Presta servizio a tempo pieno come psicologa qui in università per chiunque volesse. E' a disposizione anche degli studenti. Gratuitamente. Così ho pensato... Sai, così, solo per provare... che avremmo potuto andarci, qualche volta"
Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono. "Io e te dalla psicologa insieme a fare che?", chiesi conferma, non capendo bene la situazione.
Gwen alzò le spalle e gettò un'occhiata dietro di me, sminuendo le prossime parole. "Che avresti potuto andarci"
"Che avrei potuto andarci?"
"Si", ripetè in modo incerto, guardandomi come se si aspettasse lo scoppio della terza guerra mondiale.
Cercai di rimanere pacata e non dire nulla, per non darle questa soddisfazione. "E perché tu hai pensato che io avessi bisogni di una... ", mi schiarii la voce, distogliendo lo sguardo, "psicologa?"
Si guardò intorno e mi prese per il braccio, praticamente trascinandomi contro la mia volontà lungo tutto il corridoio, finchè non svoltammo un angolo e ci ritrovammo in una parte di sede che non conoscevo e non avevo mai esplorato. Ci eravamo fermate davanti ad una porta, che portava incisa, su una targa: "Dottoressa Hatkins".
"Non devo dirtelo io", disse, rispondendo alla mia domanda precedente.
Cominciarono a sudarmi le mani, e me le sfregai nervosamente sui pantaloni, scuotendo categoricamente la testa. Il cuore aveva cominciato a battere incessantemente. "No, Gwen. No. Sul serio"
"Perché?", chiese esasperata, non capendo il motivo per cui fossi tanto ostile per una cosa del genere.
"Perché no. Non ne ho bisogno e sarà solo una perdita di tempo. Non voglio. Hanno già provato a convincermi in tutti i modi perciò è meglio se tu la smetta a partire da... "
"Posso aiutarvi, ragazze?", domandò una voce femminile dietro di me. Gwen distolse lo sguardo e lo puntò alle mie spalle. Chiusi gli occhi e cercai di mantenere la calma. Girarmi era l'ultima cosa che volevo fare, ma non volevo neanche sembrare maleducata. Mi presi qualche secondo per stamparmi un grandissimo sorriso falso in volto e voltarmi.
La donna era a dir poco stupenda. Indossava una naturale leggerezza che le dava l'aria di una persona davvero gentile. Gonna a tubino, tacchi e camicetta, ed il sorriso più confortante e rassicurante che avessi mai visto. I capelli erano scuri, tagliati a caschetto, e gli occhi di un azzurro intenso ma delicato. Guardò prima me, poi Gwen, e sorrise raggiante ad entrambe, aspettando sapientemente una risposta in modo molto calmo e pacato.
"In effetti si... ", intervenne subito Gwen, prima che io potessi smentire tutto. "Si ricorda di me?"
La dottoressa la scrutò con gli occhi socchiusi, poi realizzò. "Sei la ragazza che è venuta ieri per la sua amica?", domandò cercando conferma.
Imbarazzata, Gwen mi lanciò un'occhiata micidiale, che mi obbligò a sorridere. "Già, be'... eccoci qui", esclamò fingendo entusiasmo, che non ottenne allo stesso modo da me.
La donna mi guardò, e quell'occhiata mi entrò nelle ossa. Mi sentii come se mi stesse guardando dentro gli occhi, come se mi stesse giudicando, e stesse formulando pensieri su di me che a me non sarebbero piaciuti. Sapevo fosse davvero scortese da parte mia, ma distolsi immediatamente lo sguardo dal suo. Gwen mi diede una gomitata e sorrise alla dottoressa.
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Non mi toccare 3
Teen FictionSEQUEL DI "NON MI TOCCARE 2" TERZO E ULTIMO DELLA SERIE "DON'T TOUCH ME" COMPLETA. "Averlo accanto faceva male. Ma era un dolore nemmeno paragonabile al vuoto che sentivo quando lui non c'era" E' dura nascondere agli altri i segni del dolore sulla...
10. Chiediti perché
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