Capitolo 21

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Ancor prima di aprire gli occhi la prima cosa che feci fu sputare sangue viscoso.

«Alyx! Stai bene?» non riconobbi le diverse voci che mi circondavano, tutto mi suonava ovattato, come se avessi dei tappi infilati con forza nelle orecchie.

Sentivo tutti i miei organi distrutti, come se non fossero al loro posto corretto, come se avessero deciso di mischiarsi e stare ognuno nella parte del corpo che preferiva.

Dovevo aprire gli occhi, ma era un'azione troppo complicata per me al momento, perfino respirare mi veniva difficile, sentivo una strana pressione alla gabbia toracica che mi provocava dolore ogni tal volta che i miei polmoni si allargavano e si restringevano.

Tum tum tum.
In mezzo a tutto questo dolore sorrisi mentalmente, eccolo il piccolo rumorino che ci fa compagnia per tutta la vita, mi era mancato questo pulsare incessante dentro il mio petto che mi fa sentire viva.

L'odore stantio del sangue che avevo appena rigettato era davvero sgradevole per le mie narici al momento sensibili, mi sarei amputata il naso pur di non sentire nessun genere di odore forte al momento.

Il liquido rosso mi colò pure dal naso, di questo passo avrei perso sangue da ogni parte del corpo.

«Ma cosa le sta succedendo?» altre urla ovattate che non facevano altro che confondermi.

Decisi di farmi coraggio e aprire gli occhi prendendomi il tempo necessario per abituarmi.

Dopo aver sbattuto le palpebre per diversi secondi cercai di abituare la mia cornea all'abbagliante luce alla quale non ero abituata dopo esser stata in quel luogo tenebroso.

Credetti di diventare cieca dopo aver visto una luce paragonabile a quella divina davanti agli occhi, quei geni dei miei amici avevano ben pensato di puntarmi una lampadina in faccia.

«Sta bene!» finalmente riconobbi la voce di qualcuno a me familiare, era Cher.
Non direi proprio di stare bene.
Mi fischiarono le orecchie, e gli occhi erano ancora un po' appannati.

Ero al massimo delle mie forze, insomma.
Appoggiai i palmi delle mie mani sulle orecchie, sperando di affievolire il fastidio di quello stridio costante nei miei timpani.

Le voci dei miei amici non aiutavano per niente al dolore persistente del mio cranio.

«Dannazione state un secondo zitti!» sbottai con voce rauca, sperando mi avessero sentito, in quanto la mia voce era appena percettibile.

Si zittirono tutti, quindi evidentemente la mia richiesta era stata esaudita.

Mi guardai intorno con circospezione e capii di essere coricata sul letto della mia camera, letto che adesso aveva le lenzuola sporche di sangue.

Li guardai uno per uno lentamente.
Mi erano mancati tantissimo, mi ero sentita così sola in quel posto così scuro.

Cherise mi sorrise con le lacrime agli occhi, la vidi nel suo sguardo, quella paura di non rivedermi più viva e vegeta davanti ai suoi occhi.

Mi abbracciò stringendomi talmente tanto che mi sentii soffocare per qualche secondo.

«Sto bene.» sussurrai dopo qualche secondo che ci staccammo per farla stare meglio.

William si avvicinó come se non vedesse l'ora di farlo.
Gli dedicai un sorriso di sfida.
Scosse la testa sorridendo e mi strinse tra le sue braccia di getto.

Ricambiai la stretta emozionata, adesso mi sentivo al sicuro, tra le braccia dei miei amici.

«Sei qui.» mormorò sulla mia spalla, io annuii velocemente, cercando di non far tremare le mie labbra dall'emozione.

Post Fata Resurgo - L'ultima FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora