14. Il trequartista bruttino coi capelli rossi

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Il risveglio non fu dei più piacevoli.

Mi ha baciato, fu la prima cosa che Claudio pensò.

No, l'ho sognato, fu la seconda.

Il mal di testa era intenso. Ma meno intenso del previsto.

Marco, il parrucchiere tabagista, rientrò in camera in quel momento. A torso nudo, col suo tatuaggio colorato in bella mostra.

C'era qualcosa che non gli piaceva, in quel ragazzo, anche se non aveva un brutto viso né un brutto fisico. Forse erano le mani tozze con le unghie cortissime sempre mangiucchiate fino all'osso. Forse il fatto che fumava troppo. Forse la sua vocetta stridula dalla cantilena un po' effeminata. Forse quel ridicolo ciuffo biondo ossigenato con due millimetri di ricrescita nera. Forse era proprio la sua bellezza troppo banale.

Solo quando Claudio si mise a sedere sul letto si rese conto di trovarsi su quello del parrucchiere e non sul suo, e ricordò i compagni che chiedevano al ragazzo di fare a cambio.

«Cazzo ce fai ancora qua? Non devi annà a scola?» gli chiese.

Il parrucchiere rise. «È luglio, vez!»

Claudio si batté la fronte. «Devo avere ancora dell'alcol in circolo.»

La risata di Marco si trasformò in un sorriso sognante. «Come stai?» Prese una maglietta poggiata sullo schienale di una sedia.

Quanto sei frocio, regazzi'.
Sii un po' meno ovvio.

Claudio ondeggiò una mano davanti a sé, come a dire così così. «Scusa che t'ho fottuto er letto» aggiunse.

Il parrucchiere sorrise di nuovo, si infilò la maglietta. Bianca e attillatissima. Niente glitter rosa quel giorno, per fortuna. «Non importa...» Afferrò il pacchetto di sigarette dal tavolo, e se ne fece saltare una in bocca, esibendosi in quello che Claudio interpretò come una specie di sguardo da seduttore. «Hai bisogno di qualcosa? Un'aspirina?» disse, con la sigaretta spenta che gli penzolava dalle labbra.

Claudio scosse la testa. «Hai mica dell'acqua?»

«No, vado un salto a prendertela al distributore!»

Claudio non fece in tempo a fermarlo, era già uscito.

Speriamo che stanotte nun s'è fatto 'na pippa annusando er mio cuscino, pensò.

Poi guardò l'ora sul cellulare: le dieci e mezza. C'erano due messaggi in arrivo su Whatsapp.

Suo padre e Fabrizio.

Quello di Fabrizio diceva semplicemente: Come va? 😁

Quello del Padre: Sei un rigorista sempre più bravo!! 😂😂😂

Claudio sbuffò. Evidentemente avevano messo online il video in cui tirava i rigori da ubriaco.

Avrebbe risposto più tardi a entrambi. Aveva ancora sonno. E mal di testa. E una dannata voglia di pisciare.

Decise di soddisfare per primo l'ultimo bisogno e uscì dalla stanza, verso il locale dei bagni comuni. 

Mentre stava in piedi davanti alla tazza, ripensò a ciò che aveva fatto la sera prima. Ripercorse mentalmente ciò che era successo e gli sembrava di ricordare tutto alla perfezione. Tutto, persino gli strani pensieri sulle pratoline nella barba di Tancredi, il tatuaggio sulla testa del capitano... persino il delirio allucinatorio in cui gli era sembrato di vedere il viso di Tiziano sovrapposto a quello dei suoi compagni e le costruzioni prismatiche originanti dal centro del loro corpo. Identiche a quella che aveva visto dentro Maga Magò il giorno che era morta. Identiche a quella che aveva visto per un istante dentro Tiziano, quella sera. 

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora