Quattordicesimo

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Dio è donna

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Dio è donna.

Il paradosso dell'uomo si scioglie nell'utero di una e centomila donne. Seni e profondità, il frutto maturo della cruente vita racchiuso nelle forme varie del corpo femminile. Dio è donna, ma tutti gli uomini hanno sempre voluto mentire per la paura; il terrore di tutta quella magnificenza che hanno sempre avuto davanti, quale unica soluzione era sottometterla. E no, le donne non sono mai state deboli o troppo analfabete per capire: tutte quante hanno sempre saputo la verità.

Dio è donna. Dio era Steph. Dio era Becky. 

Tutte e due danzavano in abiti bianchi e fini, sul terrazzo della palazzina in cui abitava Becky. Si erano concesse il bianco, morbido e semplice per celebrare il loro matrimonio privo di valori legali e religiosi.

Fu il giorno più bello della loro vita.

Si scambiarono le promesse dettate da Steph che le ricordava a memoria, dopo quel rito matrimoniale costretto con Markus. Era tutto categoricamente imparagonabile. Il suo vero matrimonio non aveva contato assolutamente nulla. Quando sposò Beck non aveva il velo sul capo, un mazzo di fiori nelle mani ed un anello d'oro al dito. Non c'erano invitati e testimoni, cibo e benedizione santa. Solo Becky e lei, che si giuravano e auguravano amore.

Invece delle fedi si scambiarono due collane, l'unica cosa che potevano permettersi. Erano in argento e composte da piccole perline simili ad una catena di una targhetta militare.

Non c'era nessun ciondolo, non ne avevano avuto l'opportunità economica.

Festeggiarono quel fantastico giorno fino al tardo pomeriggio, fino a quando il coprifuoco di Steph la costrinse a tornare a casa per accogliere il marito di ritorno da lavoro.

Dovette lasciare l'abito bianco a casa di Becky.

«Ti amo da morire.» le disse Becky sullo stipite della porta, non riuscendo a smettere di baciarla.

«Anch'io amore mio, tanto.» Steph sorrise sulla bocca di Jamie, accarezzandole i lunghi capelli.

Erano sempre così pure nelle parole, non avevano limiti nel nominare l'amore.

Becky, rimasta sola, si mise a sedere sul letto con la gonna bianca che le si poggiava sui piedi. Sorrise tra se e se, farneticando pensieri carichi d'amore e gioia. Non era mai stata tanto felice in vita sua, Steph era la cosa più bella che avesse mai incontrato.

Stirò le braccia sdraiandosi sul materasso e toccò la macchina fotografica lasciata lì, sulle coperte. La prese e subito si accorse di una fotografia sviluppata ancora attaccata un po' all'oggetto.

Becky si mise seduta e osservò attentamente l'immagine.

Era stata Steph a scattarla, senza che Becky se ne accorgesse. Per la prima volta il soggetto era proprio la bellissima ragazza mora dalle lunghe ciglia scure e le labbra carnose, semichiuse. Girata quasi di profilo, nell'immagine Jamie guardava lontano, i capelli sciolti e la serena caparbietà nell'espressione.

Al collo il gioiello modesto simbolo della loro unione, e lo sfondo nero, stranamente.

Becky rise, emozionata, felice, piena di belle cose. Cercò dietro alla foto il nome di uno dei defunti di Spoon river, ma non lo trovò.

Steph aveva scritto sul retro della fotografia solamente la data di quel giorno.   

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