10. Tesi

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Accostata al tavolo della cucina stava scrivendo messaggi da quasi due ore aspettando le risposte da tutti. Aveva insistito per farsi portare a casa Greco immediatamente senza cedere a nessuna delle poche resistenze di suo padre. Corrado era scomparso e lei voleva assolutamente fare tutto il possibile per assicurarsi che fosse ritrovato.

Non potendo seguire i genitori dai carabinieri e non potendo fare altro aveva acconsentito a stare a casa loro e a lasciare ai bipedi normali il compito di correre in giro a cercare. Sarebbe stata di intralcio, anche solamente per il tempo necessario a caricarla e scaricarla dalla macchina. Aveva scritto prima agli amici della sera prima, poi ai suoi amici del calcetto. Non aveva mai usato Facebook per così tanto tempo di fila per così tante conversazioni alla volta. Inizialmente aveva cercato una scusa plausibile per il messaggio, non aveva voluto esordire tutte le volte con un "Ciao, non troviamo più Corrado. L'hai sentito?" poi dopo dieci, quindici, venti messaggio aveva cambiato tattica. Aveva iniziato a selezionare quelli che sapeva gli erano più vicini, stilando una lista di domanda da fare a tutti. A scuola il suo modo logico di procedere con tutto era noto, sopratutto quando si trattava di chiederle degli appunti. Betta non si faceva tanti problemi a fotocopiare i suoi quaderni per chiunque glieli chiedesse. Sapeva che l'organizzazione mentale non era una cosa che l'Onnipotente si era divertito a regalare a tutti. Corrado ne era sempre stato poco fornito, una persona naturalmente incline a perdersi in un bicchier d'acqua ma con un cuore tanto grande quanto buono. La sola idea che gli potesse essere successo qualcosa di irreversibile la gettava nel panico più assoluto, completo di battito accelerato e lacrime agli occhi. Si fermò: aveva iniziato a piangere di nuovo.

Il suo migliore amico, praticamente un fratello che aveva saputo sorreggerla nel momento più duro di tutti: quella maledetta notte in cui qualcuno aveva avuto la bella idea di tamponare in autostrada la macchina di suo padre. Nell'abitacolo: lei, sua cugina e i suoi genitori, tutti di ritorno da una visita ai parenti più lontani, una luminosissima sera d'agosto. Corrado non l'aveva mai compatita e se l'aveva fatto non l'aveva mai reso palese. Per questo non riusciva a spiegarsi come una persona tale potesse essersi attirata le ire di qualcuno. Lasciò il cellulare sul tavolo e guardò il secondo foglio appoggiato alla sua sinistra dove stavano, classificati con ordine, tutti i gruppi di amici che sapeva che l'amico frequentava. La classe, quelli del calcetto, quelli dell'oratorio, gli amici di Sofia, quelli di Leo. La metà di loro non aveva ancora risposto ma Elena aveva promesso che avrebbe richiamato tutti. Doveva solo aspettare o che tornassero i Greco o che qualcuno le rispondesse.

L'orologio segnava mezzogiorno meno dieci, ma il suo stomaco non dava il minimo segno di voler mangiare.

Si allontanò dal tavolo e prese a muoversi verso il corridoio. Era largo a sufficienza per lasciar passare la sedia a rotelle e per questo Betta riuscì a aggiungere la prima camera sulla sinistra.

Due letti con le coperte grigie e azzurre, un armadio sulla parete destra e una scrivania doppia sulla sinistra, completamente ricoperta di libri, fogli, CD e cavetti. La chitarra di Michele appoggiata alla sfortunata poltroncina che raramente veniva usata davvero per sedersi, e il computer portatile condiviso dai fratelli aperto sul tavolo. Era una stanza normale e Betta non riusciva a non immaginarsi un Corrado tranquillo, seduto per terra ad incollare petali di carta velina con la Pritt a un orrendo fiore gigante. L'avevano costruito per il diciottesimo di Elena, la quale aveva più volte insistito a fare una festa a tema fate. Corrado e Betta avevano insistito per vestirsi da fungo e da aiuola. Ora, se guardava meglio, non vedeva niente e nessuno seduto sul pavimento di parquet graffiato e rovinato. Nessun ragazzotto troppo alto che prendeva qualsiasi cosa con le sue gambe troppo lunghe. Nessun migliore amico con cui era addirittura andata a farsi un tatuaggio. Nessuno.

Era come una tarma che piano piano la stava mangiando dentro: il senso di smarrimento assoluto. Se non c'era Corrado, cosa avrebbe fatto?

Se fosse morto, cosa avrebbe fatto?

Tante, troppe persone li avevano scambiati per fratelli, per cugini, altri ancora per fidanzati. Certo, nel momento in cui si era trattato di crescere, non poteva negare a se stessa di non aver notato quanto diventava alto, quanto era bello quando sorrideva o quanto era stato felice di essere finalmente in grado di sfoggiare una barba semiseria. Quando aveva iniziato ad andare in palestra con Matteo, poi... Forse c'era stato un periodo in cui Betta avrebbe potuto dire di averci quasi provato, per poi rendersi conto che in realtà non era per quello che gli voleva bene. Non era per gli addominali o per i bicipiti, o per gli occhi scuri e sereni. Gli voleva bene perché era una persona quanto taciturna tanto intelligente: sapeva ascoltare tutto e mettere assieme. Responsabile in maniera quasi impossibile per un ragazzo della sua età. Se proprio avesse dovuto trovare dei difetti sarebbe stato il vizio del fumo. O la quasi narcolessia che lo faceva addormentare nel bel mezzo dei film o addirittura dei giochi di società. 

Le lacrime ormai colavano calde lungo le guance, fino a finirle in bocca con il loro sapore salato. Era sparito da dodici ore esatte e si sentiva come se il mondo fosse diventato freddo.

Tutto in casa era pace e silenzio e solo la ventola pigra del computer ronzava interrompendo la quiete tempestosa dei suoi pensieri. Fece per girarsi e tornare in soggiorno, dove aveva lasciato il telefono. Avrebbe potuto chiamare Matteo e Michele e dire che poteva preparare qualcosa da mangiare per loro, magari una pasta al tonno. Poi il rumore della ventola catturò il suo orecchio. Non lo escluse come prima, relegandolo alla categoria di rumore di fondo.

Ventola accesa, computer acceso. Rivenendo in sé come dopo una doccia fredda cercò il modo di sorpassare la strettoia tra i due letti per raggiungere il computer. Se avesse potuto camminare sarebbe stato tutto più facile ma con un sedile e quattro ruote perennemente addosso era più difficile. Solamente la presenza della cartella di scuola abbandonata assieme alla custodia della chitarra in mezzo al passaggio erano un problema. Dopo svariati tentativi si decise a fare quello che avrebbe voluto evitare per la scomodità pratica: scendere dalla sedia. Una volta giù aveva bisogno di qualcuno per rimetterla su o dell'elevatore che era montato sul soffitto della sua camera. Frenò la carrozzina e praticamente lanciandosi con la forza delle braccia si lasciò cadere sul letto intatto dell'amico, letto che l'accolse con un sinistro scricchiolio di protesta ma senza dare segni di cedimento. Ci impiegò cinque minuti a mettersi dritta, ad allungarsi verso la scrivania e a trascinarsi in là abbastanza da afferrare saldamente il portatile.

Tirò verso di sè ma incontrò una resistenza imprevista.

Il portatile era attaccato all'alimentazione.

"Zio banano" imprecò minacciosa tirando ancora più decisamente verso di sé. Lo spinotto saltò via con un rumore sospetto ma a Betta non importò: Michele doveva cambiare quel vecchio bisonte da anni, sarebbe stato il momento di farlo.

Si appoggiò il computer sulle gambe e immediatamente la schermata di avvio comparve. Qualcuno aveva lasciato la macchina accesa dalla sera prima e dall'utente visualizzato si trattava proprio di Corrado.

"Bentornato, Corrado Greco" disse la ragazza leggendo la scritta di benvenuto comparsa sullo schermo impiastricciato di polvere e ditate. Una moltitudine di schede di internet saltò fuori così come erano state lasciate.

Sapeva di star invadendo la privacy del suo migliore amico ma la situazione era abbastanza tragica da giustificare l'effrazione. Con gesti rapidi visualizzò tutti i risultati delle partite che il ragazzo doveva aver tenuto d'occhio prima di passare a prenderla, bypassò il sito dell'hyperlanning della scuola dove probabilmente Corrado aveva scaricato i compiti di tedesco per il giorno dopo, poi arrivò all'unica scheda che non si era aggiornata ma che era rimasta lì tranquilla senza flippare dieci volte prima di comparire. Si trattava di un documento PDF scritto abbastanza piccolo.

"Ansia e disturbi" Lesse scorrendo le prime righe.

Come aveva fatto a non prendere in considerazione qualcosa del genere? Glielo aveva detto lui stesso che aveva la sensazione strana di essere seguito e lei che aveva fatto? Non l'aveva ascoltato! Maledicendosi e imprecando ad alta voce, Betta chiuse il computer.

Corrado era vivo. Corrado aveva un disturbo di cui non aveva probabilmente parlato con nessuno tranne che con lei e lei se ne era fregata. Poteva aver avuto un attacco di ansia, di qualcosa. Essere finito in ospedale o essere fuggito a causa della sensazione di persecuzione. Avrebbe potuto essere ovunque, ma per Betta quello era il punto di partenza. Era la sua tesi.



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