Nessun grado di separazione

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Mario

Girai la chiave nella toppa ed entrai attento a non inciampare sul trolley, poggiai il borsone che avevo in spalla alla destra della porta di ingresso:

-"Sono a casa!"

Silenzio. Buttai un occhio sull'orologio in cucina, erano le otto e un quarto e Claudio avrebbe dovuto già essere a casa. Feci quindi un giro per le stanze: il letto sfatto, la bacinella con il bucato da stendere nella cabina armadio, la luce accesa in bagno. Aprii la porta della camera di Luca, alzai le tapparelle. Lo zaino accanto alla porta, i vestiti piegati sulla scrivania da mettere a posto. Presi la sua t-shirt di Spiderman, me la portai al naso: lavanda e vaniglia, poi al petto: ero decisamente a casa.

Iniziai a gironzolare per casa, a lavare i bicchieri rimasti nel lavandino, stesi il bucato e iniziai a preparare qualcosa per cena. Stare da solo a casa mi faceva ancora uno strano effetto, anche a distanza di mesi. Era diverso, era strano perché era naturale, era il mio posto, io dovevo essere lì. La stanchezza si fece comunque sentire, i kilometri iniziavano a pesare, fare ore di treno ogni settimana mi rendeva nervoso. Bastava però tornare tra quelle mura, anche solo respirare la loro aria mi tranquillizzava. Mancava poco, era la mia unica rassicurazione, poi tutto sarebbe cambiato.

Un anno dopo

-"Questi sono gli ultimi che avevo in macchina." Poggiai i libri che avevo in mano sull'ultimo ripiano dello scaffale grigio accanto alla scrivania.

-"Vale mi raggiunge mercoledì e mi porta gli ultimi raccoglitori pieni di documenti che avevo a casa. Che dici, ritorniamo all'Ikea? Mi serve un altro di questo."

Gli indicai lo scaffale già traballante di dépliant e fascicoli.

-"Si, domenica. Vedi bene cosa ti serve, così compriamo le ultime cose e stai apposto. Poi bisogna soltanto aprire."

Ci guardavamo intorno, buttavamo uno sguardo qui e lì. Cos'altro mancava?

-"A che ora devi andare a prendere Luca a scuola?" gli chiesi mentre iniziai ad accendere il computer sulla scrivania per leggere le ultime mail.

-"All'una, poi lo porto direttamente qui. Era curioso di vedere com'era venuta." Indicò con un gesto della mano il luogo dove ci trovavamo, gli occhi lucidi, un sorriso accennato. Ci guardavamo intorno stupiti, lo sguardo qui e lì in cerca di qualcosa che ci confermasse che era tutto vero, tutto reale.

-"Vengo con te. Prima passiamo per casa, devo scaricare gli scatoloni e le valige dalla macchina. A momenti scoppia."

Guardammo fuori, la smart nera davanti al negozio era piena di tutta la mia vita che avevo trascorso fino al giorno precedente a Roma. Claudio tolse la sua mano dalla tasca del giubbino nero di pelle, cercò la mia lungo il fianco. La strinse, era un "ce l'abbiamo fatta" e un "ne è valsa la pena" insieme.

***

Ricordare quegli anni è un tuffo al cuore. Eravamo giovani, in testa mille progetti che sembravano mano a mano concretizzarsi davanti ai nostri occhi. Ad oggi posso dire che la nostra storia nacque in un momento di spensieratezza. Io avevo la mia vita a Roma, la mia agenzia, i miei amici. Un matrimonio, una pratica di lavoro che neanche ero intenzionato ad accettare, eppure mi ritrovai a Verona. Credo che quel giorno a quell'appuntamento con l'Amore non sarei proprio potuto mancare. E' come quando cerchi in tutti i modi di scappare da una situazione, da una persona, e poi te la ritrovi ovunque, ci devi fare i conti prima o poi. Ho imparato una cosa molto importante quella volta: non si scappa mai, l'Amore ci guida, ci indirizza e quel giorno mi portò proprio lì, lì che in poco tempo diventò casa mia. Claudio aveva il suo bar, i suoi mille sport, il suo bambino in Spagna con suo fratello, zero pensieri, zero aspettative dalla vita, proprio come me. Dovetti ricredermi, e ad oggi credo che lo fece anche lui. Poi tutto si complicò, la mia vita sembrava essere stata travolta da un tornado, aveva spazzato via tutto, anche l'amore che provavo per quell'uomo. Un figlio, la distanza, le bugie, la mancanza di fiducia... mi rialzai a fatica da quel periodo, iniziai ad andare in giro a fare la conta dei danni che quella tempesta mi aveva provocato. Riuscii a trovare in giro la speranza, il bisogno e la voglia della mia vita con Claudio, racimolai il mio amore infinito per lui e tornai. Pensavo che amare Claudio fosse la cosa più semplice che avessi mai fatto, era naturale per me pensare al suo bene prima del mio, preoccuparmi di ogni suo singolo bisogno, vivere del suo sorriso e immaginare la mia vita con lui. Poi dovetti ricredermi, guardai un altro paio di occhi e capii che potevo amare anche di più. Luca era il secondo pezzo del mio cuore, ritornare a Roma per me significava sentirmi a metà per un periodo, il tempo di ritornare da loro. Era come se fossimo legati da una molla che garantiva di allontanarci, ma prima o poi avrebbe ceduto, ci saremmo fatti male, sarebbero iniziati i dubbi e le mancanze, non potevo permettermelo. Ogni volta che ero lontano temevo di dimenticare i loro occhi, le loro espressioni, l'odore di casa e la pelle di Claudio al mio tatto, il viso di Luca nella mia mano. Un giorno poi ti senti finalmente in pace, rilassato, senza alcun'ansia di partire, di perdere il treno, di tornare presto:

-"Clà, cosa sono quelle?"

Mi allungai sul divano per togliere dalle mani l'oggetto che Claudio mi stava sventolando sul viso. Le nascondeva tra le sue mani, dietro la sua schiena.

-"Un bacio, soltanto uno e ti faccio vedere."

Quel bacio divenne due, poi tre, quattro, finimmo per fare l'amore sul divano e io finii per dimenticare di quell'oggetto che avrebbe aperto le porte a quella che sarebbe diventata la nostra vita da quel momento.

Il giorno dopo trovai la colazione pronta, un bigliettino sulla tazza con la spremuta, un paio di chiavi sul tavolo.

"Accompagno Luca a scuola. Queste sono le chiavi della tua nuova agenzia. Resta a casa, ti vogliamo qui con noi, sempre."

Lo promisi, non li lasciai più.

Non c'è più nessuna divisione tra di noi

Siamo una sola direzione in questo universo che si muove...

Ciao ragazze, rieccomi!

è un capitolo breve perché stasera ne pubblico un altro.

questo era diciamo un collegamento con ciò che succederà successivamente. Avevo bisogno di raccontarvi il momento in cui Mario finalmente è definitivamente a Verona. Claudio ci è riuscito, l'ha convinto a restare. E non è stato soltanto Claudio, ormai Luca è un anello di congiunzione molto forte tra i due.

mi ha fatto piacere leggere che aspettavate l'aggiornamento di questa storia. Mi scuso come sempre, ma non vi abbandonerei mai all'improvviso, questa storia  ha bisogno e merita una conclusione che non tarderà ad arrivare.

grazie sempre.

Tutto quello che pensavo potesse bastarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora