Capitolo 26

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Il suo sorrisetto soddisfatto mutò subito in un'espressione più insicura, mi sembrava quasi a disagio.
«Allora, cosa ti dicono i miei occhi?» ripetei, magari non gli era chiara la domanda. Ma lui continuava a non parlare, restando fermo immobile, non era più così sicuro di quello che diceva il mio sguardo.
Se è vero che quando si guarda la persona che si ama le pupille si dilatano, allora i miei occhi dovevano essere diventati completamente neri e questo non giocava a mio favore, ma dubitavo che fosse un così acuto osservatore.
«Io ti piaccio» affermò poi, raddrizzando le spalle e assumendo di nuovo la sua solita aria sfrontata.
O forse era era davvero un fantastico osservatore.
Al solo sentirgli pronunciare quelle tre magiche e veritiere paroline persi 100 anni di vita, il mio cuore si tuffò nel vuoto e il mio stomaco si accartocciò.
Sbattei le palpebre più volte, stupita e impanicata allo stesso tempo: «No» risposi, dopo quei 20 secondi che mi servirono per realizzare la sua affermazione.
«Sì» mi smentii lui.
«No».
«Si».
«No».
«Non negarlo, Sara, è evidente» disse ad un soffio dalle mie labbra, okay, poteva essere giusto un pochettino evidente, ma solo un pochetto, non sicuramente abbastanza da fargli affermare una cosa del genere con tanta sicurezza, era stato il suo ego a fare il resto.
«Non essere stupido, io sto con Matt» mi giustificai, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
«Ma non lo ami» disse lui, dimostrando fin troppa sicurezza.
«E allora perché starei con lui?» domandai, poggiando le mani sui fianchi.
«Non lo so, ma non significa che lo ami!» sbottò lui.
Cercava di mostrarsi certo delle sue parole, ma non ero così sicura che lui lo fosse, non poteva esserlo! Volevo solo scoprire fino a che punto potesse resistere al dubbio che sicuramente lo attanagliava.
«Io lo amo» ribadii, dandogli le spalle e allontanandomi, stargli lontana rendeva molto più facile il mentirgli.
«No. Non lo ami» disse deciso. «Lo vedo da come lo guardi con indifferenza e da come curvi il labbro in una smorfia quando lui ti tocca» un sorriso divertito comparve sul suo volto, era più sicuro lui dei miei sentimenti di quanto lo fossi io stessa. «Non so perché tu stia con lui, ma so che non lo ami» disse, avrei voluto negarlo, ma ormai ero stata scoperta e sarebbe stato tutto inutile.
«Supponiamo che tu abbia ragione: questo non significa che io ami te» risposi svincolandomi dalla sua presa e facendo un passo indietro, era stano quel gioco, un attimo prima eravamo vicini e quello dopo ci stavamo nuovamente allontanando.
«No, giusto. Quello lo capisco da come cedi facilmente a me e da come mi guardi» affermò, atteggiandosi mentre si passava la mano tra i capelli. Aveva ancora ragione.
«E come ti guardo?» domandai imbarazzata.
«Come se volessi stuprarmi» rispose sorridendo.
Io scoppiai in una risata nervosa e isterica, perché doveva sempre mettermi in imbarazzo? Gli diedi un pugnetto sulla spalla, nemmeno io so perché, e dopo avergli ricordato quant'era stronzo mi buttai sul letto a pancia in giù, affogando le risate nel cuscino.
Passò qualche istante di imbarazzato silenzio, io mi ponevo importanti domande esistenziali, chiedendomi perché fossi nata, i miei genitori mi avrebbero evitato tanti casini usando il preservativo, lui -non lo vedevo ma ero certa della mia ipotesi- mi guardava il culo -è quello che fanno tutti i ragazzi quando una è sdraiata a pancia in giù-.

«Amarmi? Non è quello che ho detto io, ho solo constatato che ti piaccio» disse lui, rompendo il silenzio che si era creato. Vorrei poter dire che il mio imbarazzo diminuì, ma fu l'esatto contrario, sentii le mie guance diventare rosse e tutto il corpo andare in escandescenza, che figura di merda. In quel momento ringraziai che il mio cuscino super morbido non permettesse a Fede di vedere nemmeno un millimetro delle mie guance, anche se non ero certa di poter garantire che le mie orecchie fossero di un colore normale. «Sono parole tue, Sara» ridacchiò sedendosi vicino a me, lasciò di nuovo calare il silenzio, creando un momento di suspence che mi tenne col fiato sospeso troppo allungo -col senno di poi, durò pochi istanti-.
«Mi... Mi ami?» balbettò, almeno non ero l'unica a trovare imbarazzante quella situazione.
Fissai il cuscino. Fissai il cuscino. Fissai il cuscino.
Fissai il cuscino per almeno un minuto, ma non trovai nessuna via di fuga alla sua domanda.
«No, idiota» risposi ridendo.
Sì, deficiente, che domanda stupida!
Non c'era nulla che non amassi in lui: il suo sorriso dolce e sincero, i suoi capelli eternamente scompigliati, i suo intensi occhi castani, il suo carattere deciso, il suo corpo scolpito, le sue mani grandi e calde capaci di stringere e toccare il mio corpo come nessuno aveva mai fatto...
D'un tratto mi venne un'idea, la peggiore dall'inizio di quella vicenda e probabilmente anche della mia intera vita, qualcosa che gli avrebbe fatto dimenticare i suoi dubbi sui miei sentimenti.
Forse avrei dovuto pensare prima alle conseguenze di quella frase, ma non lo feci e me ne pentii subito dopo: «Mi piace il sesso con te, ecco tutto» dissi, alzando lo sguardo e guardandolo negli occhi.
Avrei preferito non averlo mai fatto, continuare a fissare il cuscino in cerca di altre soluzioni, perché quando vidi spegnersi la luce dei suoi occhi il mio cuore si spezzò.
Cosa avevo appena fatto!
«Giusto» mormorò, alzandosi dal letto, si rinfilò la maglietta e raddrizzò le spalle, cercando di darsi un tono, «perché era solo sesso».
«Già» sussurrai tra me e me, certa che lui non potesse sentirmi, ero sempre stata certa di essere stata solo quello per lui, ma ora, ora non ne ero più sicura e mi rendevo conto di quanto avessi sbagliato: tutto.
Lui fece uno strano grugnito mentre si voltava e andava ad aprire la porta, mi aveva sentita e la mia risposta non gli era piaciuta, mi guardò un'ultima volta con il suo sguardo cupo e serio, prima di andarsene.
Avevo rovinato tutto quello che sarebbe potuto essere.

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora