L'uomo
«Sono oramai vecchio, figlio mio. Non so con esattezza cosa mi accadrà dopo che avrò lasciato questo mondo, ma come tu sai, non sarai tu il mio erede di nome, anche se dopo che sarò morto vivrai ancora in questo palazzo. Altri due Elfi Dorati hanno già visto la luce del sole in questi tempi, e tu dovrai viaggiare in tutto il Regno di Rodamessal per trovare colui che è destinato a succedermi e portarlo qui ad ogni costo. Potrà trovarsi in un villaggio, in campagna, persino in una grande casa di qualche conte. Nessuno di questi avrebbe detto di avere come figlio un Elfo Dorato, neanche coloro che hanno desiderio di ottenere il potere della corona, per poter vivere più a lungo con il proprio figlio fino a che non sarebbe arrivato il momento di lasciarlo andare per il suo destino.»
«Si, padre. Farò come voi dite, e rispetterò il giuramento fatto come lo hanno rispettato i figli dei tuoi Fratelli. Sono felice di poter prendere parte all'inizio del tuo successore. Ma voi non siete per me solamente un re, ma anche un padre, e soffro nel vedervi soffrire nella vostra vecchiaia. Ci sono cose che le ricchezze e la servitù non possono offrirvi: l'amore e il vero affetto di un figlio e di una moglie. Nella vostra vecchiaia state tralasciando le attenzioni che un tempo vi vedevo dare a mia madre, e ciò mi fa soffrire ancor più, vedendo soffrire la Regina.»
«Ti capisco, figlio mio. Sono stanco. Ho vissuto tanto sulla Terra che non posso che cercare di mantenere alla mente i momenti di felicità, con tua madre e con te, gli insegnamenti del mio maestro che, osservando la sua sfera cristallina dall'alto della torre più alta del palazzo riuscì a sottrarmi in tempo alla mia casa portandomi qui.»
«Dobbiamo seguirli, ci porteranno certamente al ragazzino.» dissi.
Seinlef
Come facevo ogni giorno dalla morte di mamma, andai al fiumiciattolo, che come sempre non permetteva che a una men che minima sottile lastra di ghiaccio si formasse su di lui.
Qualche volta, da piccolo, ero andato con mio padre a pescare a mani nude i pesci di quel corso d'acqua che faceva da confine ad un piccolo boschetto di alti e sottili tronchi, che si allargavano a formare un tetto di foglie solamente alla loro estremità.
Poggiai il secchio di ferro sulla terra umida della riva, e attraversai l'acqua per addentrarmi in quell'oscuro paesaggio terribilmente sinistro.
Le foglie secche si frantumavano sotto i piedi nudi, e il rumore generava un'orchestra insieme al fruscio delle foglie che erano rimaste attaccate ai rami alti degli alberi, con un desiderio di restare attaccato alla vita. Impossibile, tanto vale lasciarsi andare, per scoprire cosa c'è sotto di te, in quel mondo non ancora scoperto.
Il silenzio fu rotto da un rumore improvviso che fece volar via gli uccelli che erano appollaiati sui rami spogli. Un tonfo, che mi bloccò. Un'eco, che mi fece rabbrividire. Attimi di silenzio, più muto di prima, intervallati da mugolii di qualche bestiola.
Feci un passo avanti, e dietro un tronco più spesso degli altri, una trappola per orsi chiusa, con dentro un procione che si dibatteva, per sfuggire alla morte.
Come un desiderio di restare attaccato alla vita. Impossibile, tanto vale lasciarsi andare.
Rividi quel pensiero passarmi davanti agli occhi, e poi il procione in preda alla morte. Feci uno scatto, afferrai le due lame, e urlando le aprii con tutta la mia forza.
Appena liberato, il piccolo procione cercò di scappare tra l'erba alta ma era ancora scosso dall'accaduto e aveva una zampetta completamente rossa. La coprii con qualche foglia e lo lasciai li, giusto il tempo di recuperare il secchio e portarlo alla povera bestiola per dissetarla un po'. Presi un po' d'acqua e gliela portai al musetto, anch'esso un po' sporco di sangue. In un primo momento l'animale portò indietro la testa, tremava ancora, ma io rimasi li, davanti a lui, con le mani a coppa piene d'acqua aspettando che superasse la paura. Era passato un po' ma il procione non voleva avvicinarsi alle mie mani e decisi di dedicarmi alla zampetta. Inclinai il secchio sulla ferita per pulirla un po' dal sangue, l'animale urlò, ma non c'era altro modo per aiutarlo. Presi un po' di foglie con cui gli contornai la zampetta. Tremava ancora.
Mi alzai e rimasi immobile, mentre l'animale mi guardò negli occhi come per dirmi grazie. Si voltò, e sparì nell'erba alta.
YOU ARE READING
Seinlef, re per destino
FantasyQanulsui[Buongiorno], io sono Seinlef, Re di Castèra, e vi racconterò la mia storia. Sono nato in una povera fattoria ai confini del Regno di Rodamessal, mia madre, morta prematuramente, mi lasciò in balia della desperazione di mio padre. Ma il...