Capitolo 6: omicidio tra i ranghi dell'Ordine

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Jack guidava come un forsennato per le strade trafficate di Roma, schivando pedoni e superando ogni ciclomotore che osasse rallentare la sua avanzata. Le gomme stridevano sull'asfalto e il volante compiva numerosi giri prima a destra e poi a sinistra, l'acceleratore era perennemente premuto.

Al suo fianco, Marco si reggeva forte al sedile, con il cuore in gola. Dopo tutti quegli anni non si era ancora abituato alla guida spericolata di Jack e non osava scambiare con lui neppure una parola per evitare di distrarlo.

Quella mattina gli uffici avevano ricevuto notizia di un nuovo omicidio dell'Angelo della Morte e, con grande sorpresa di tutti, era avvenuto a Roma, città che Azrael aveva sempre evitato. E, cosa ancor più grave, era stato un membro dell'Ordine ad essere colpito.

Jack voleva essere il primo a vedere il corpo e ora violava ogni legge del codice della strada per riuscirci. Il suo viso era teso, gli occhi attenti e i riflessi pronti; da quando era giunta la notizia i due non avevano scambiato neppure una parola. Con un guizzo veloce guardò l'ora, erano appena le nove. Finalmente si immise nella stradina che lo avrebbe condotto al complesso di villette in cui era stato ritrovato il cadavere.

Era stata la donna delle pulizie a rinvenire il corpo e aveva chiamato subito la polizia. Nelle forze dell'ordine militavano numerosi agenti di Raguel, che monitoravano i casi sospetti e li sottraevano alla polizia, avvisando immediatamente la sede centrale. Così era stato possibile tenere segrete le morti misteriose che Azrael si lasciava alle spalle.

Jack inchiodò davanti al nastro giallo che la polizia aveva disposto attorno all'abitazione. Vi si era riunito un numero nutrito di curiosi, che gli agenti tenevano in disparte rassicurandoli sull'accaduto, informandoli che la proprietaria di casa aveva subìto un furto, nulla di più.

Jack scese dalla vettura, una Toyota grigia, senza chiudere neppure lo sportello. Superò il nastro e corse dentro. La casa pullulava di agenti che raccoglievano indizi sotto l'occhio vigile e attento dei cavalieri – membri che nutrivano di molto più rispetto nell'Ordine.

Vide un giovane cavaliere scattare sull'attenti e andargli incontro, non dimostrava neppure vent'anni e le sue origini nordiche erano evidenti. Jack pensò che fosse stato messo alla porta elusivamente per accoglierlo e informarlo rapidamente degli eventi. Sorrise al pensiero che i cavalieri nutrissero tanto rispetto nei suoi confronti; non accadeva tanto spesso che un semplice agente facesse breccia nei cuori dei cavalieri. Questi erano allenati sin da piccoli a mantenere integro il corpo e la mente e la disciplina impartitagli era così ferrea da trasformarli in individui arroganti e pieni di sé.

«È stata lei?», gli chiese Jack senza lasciargli il tempo di eseguire il saluto militare.

«Non ci sono dubbi, stiamo aspettando il responso del medico legale.», gli disse il giovane. Si trattava di Giacomo Ferri, un ragazzo di famiglia media che non era entrato nell'Ordine per tradizione nobiliare ma solo per le sue doti fisiche.

Jack annuì e gli diede una pacca sulla spalla. «Rimani di guardia alla porta.»

Giacomo scattò sull'attenti, con il cuore ricolmo d'orgoglio per le attenzioni ricevute da Jack, l'agente migliore di cui l'Ordine di Raguel disponesse.

Marco lo raggiunse dopo poco e si unì a lui nei sopralluoghi. Non vi era stanza che non fosse stata messa a soqquadro alla ricerca di indizi sulla vittima.

«Jack, da questa parte.» Lo chiamò un uomo alto e allampanato, un comune agente di basso rango.

Jack si avvicinò all'uomo controvoglia, voleva vedere il cadavere e odiava le perdite di tempo. «Cosa c'è?»

L'uomo gli mostrò il materiale ritrovato in casa, decine e decine di giornali che riportavano notizie dei bambini che erano spariti negli ultimi dieci anni.

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