Francesca mi schizzò in faccia e l'acqua salata del mare mi finì negli occhi, mi vendicai e le lanciai a mia volta l'acqua addosso. Fu così iniziammo una accanitissima battaglia di schizzi sotto gli occhi dell'affollata spiaggia, dove, giusto per darvi un'idea dell'imbarazzo che avrei provato l'indomani mattina, c'era metà scuola che prendeva il sole. Schizzai persino un ragazzo di quinta, una vecchia cotta tra l'altro, insieme a qualche vecchietto che camminava in mezzo all'acqua convinto che così sarebbe miracolosamente dimagrito. Poi in mezzo a tutta quella folla di giovani, che si godevano l'ultimo giorno di vacanza, e di anziani, che ringraziavo che il mattino seguente avrebbero avuto tutta la spiaggia tutta per loro, senza dover dire, fingendo di pensare di non essere sentiti: "giovani d'oggi, senza regole e rispetto", intravidi Mattia, il mio nuovo e aitante fidanzato, seguito da un altro ragazzo che conoscevo fin troppo bene: Federico Soro.
Diedi una leggera gomitata a Fra' e glieli indicai:«Perché è venuto con lui?» le chiesi, Matt era suo fratello e sicuramente lei avrebbe saputo dirmi per quale motivo erano insieme.
«Ti ho detto che sarebbe venuto con il suo migliore amico» disse ovvia, sbattei le palpebre incredula, loro due non potevano essere amici, proprio no! «Dai, usciamo che te lo presento!» si alzò in piedi ed io feci lo stesso.
«Lo conosco» affermai, «è il mio vicino»
Stavolta fu lei a rimanere sorpresa ma dopo qualche attimo esultò:«Grande! Meglio così!» e mi trascinò fuori dall'acqua.
"Meglio così", ma anche no! Federico Soro non era una buona compagnia, era il classico cattivo ragazzo da libro, solo che lui non aveva un cuore da risvegliare e dei sentimenti nascosti, non aveva segreti pericolosi, non si poteva certo dire che non avesse un brutto passato, visto che scrivendo la sua biografia avrebbe potuto prendere un Nobel, ma lui ne andava fiero e non lo nascondeva a nessuno, probabilmente sostenendo che questo lo facesse apparire più affascinante agli occhi delle ragazze, come se ne avesse bisogno!
Arrivammo all'ombrellone proprio nel momento in cui i due si stavano togliendo le magliette, avevo visto tante volte Mattia senza maglia, insomma era d'obbligo andare al mare insieme al proprio fidanzato, ma non Soro e l'unica parola che mi veniva in mente in quel momento era wow, okay, non lo nascondo anche la parola sesso, ogni parte del suo corpo sembrava gridare quella parola, da ogni muscolo traspariva lussuria, i suoi occhi castani brillavano di malizia e il suo sorriso era così prepotente e seduttore da farmi quasi cedere le gambe (potete anche ignorare il quasi); è incredibile il modo in cui i tuoi pensieri su una persona cambino quando questa si spoglia! Deglutii cercando di staccare gli occhi da quegli addominali, da quel petto, da quelle braccia, da quelle labbra... Okay la smetto.
Anche lui mi guardava e sorrideva, probabilmente pensando "povera sfigata". E dev'essere che il guardarmi e il sorridermi gli secco le labbra, perché ebbe l'esigenza di inumidirsele con la lingua, ma perché lo stavo ancora guardando? Quel ragazzo mi stava letteralmente mandando in tilt gli ormoni. Mi girai dandogli le spalle e andai a salutare Mattia, gli diedi un bacio sulle labbra, più che un saluto quel bacio doveva sembrare -a occhi esterni e anche interni- uno sfogo, perché non fu esattamente a stampo, e giusto perché quello non mi era bastato lo abbracciai forte per sentire il suo petto aderire al mio e consolarmi nel sapere che il mio ragazzo, anche se non avrebbe vinto la gara, sarebbe almeno stato in grado di competere.
Francesca stava cercando qualcosa nella mia borsa, non capii esattamente cosa fino a quando non tolse la crema trenta, a che le serviva? Era nera, lei! Francesca si abbronzava alla velocità della luce, praticamente non aveva mai usato le creme solari in tutta la sua vita! «Fede! Mi metti la crema sulla schiena?» il ragazzo non si rifiutò, era una persona troppo generosa per negare un favore così semplice ad una povera fanciulla in difficoltà, Fra' si sdraiò sull'asciugamano, lui si mise una gran quantità di crema sulle mani ed iniziò a spalmargliela, le sciolse il laccio del reggiseno per essere sicuro di mettergliela bene, che scrupoloso! Quando ebbe finito, la mia amica gli chiese di mettergliela anche nelle gambe, il povero ragazzo non si rifiutò nemmeno stavolta e proseguì il suo lavoro meticoloso. Una volta finito Francesca si offrì di ricambiare il favore e Soro per non rischiare di offendere la sua generosità accettò di buon grado, che bravo ragazzo!
Stavo tranquillamente chiacchierando con Matt sull'anno scolastico che stava per iniziare, sulla voglia che mancava completamente, sulle difficoltà che avrei trovato e sull'impegno che avrei dovuto usare, quando sentii Soro dire:«Tesoro, spalmala bene fino all'elastico, non vorrei bruciarmi» la verità è che neanche lui era a rischio scottatura, aveva la pelle baciata dal sole, color caramello, ma tralasciamo, ci misi un po' a riconnettermi al discorso che stavo facendo con Mattia, soprattutto grazie ad una sgradevole associazione di immagini che mi portò a pensieri poco carini, e propio quando avevo recuperato il filo, Federico si avvicinò a me e mi chiese se volevo che mi spalmasse la crema; risposi di no. Oltre al fatto che non volevo che lui mi toccasse in alcun modo e oltre allo sguardo minaccioso che Matt rifilò sia a lui che a me -grazie della fiducia, a proposito- c'era che per una qualche strano motivo, tale "associazione di immagini", con quella crema non volevo avere più nulla a che fare; rifiutai gentilmente e lui me la mise in borsa.
Francesca e Soro si aggiunsero alla conversazione e lei sbuffando disse: «Ma basta parlare di scuola! Non ne posso più!» eravamo tutti pronti a concordare e a cambiare argomento, ma dal momento che la chiamavano coerenza senza un ben preciso motivo, aggiunse subito: «Piuttosto sai che Fede sarà in classe con noi?» stetti per svenire, ma poi ricordai che lui era in classe con Mattia, quindi un anno più avanti, era solo un brutto scherzo, c'era quasi cascata!
Comunque stetti al gioco, «non devi andare in quinta?» fece spallucce e con tutta la naturalezza del mondo rispose che era stato bocciato, riuscii a dire solo «oh.» e quel triste discorso si chiuse li.
Mangiammo un pacco di grissini, andammo a farci un bagno e a prendere un gelato, ci sdraiammo a prendere il sole e ci sedemmo per chiacchierare, il tutto restando divisi in due gruppi, io e Matt e Fra' e Soro, peccato che nel mio gruppo le cose iniziavano a diventare noiose.
Il mio ragazzo era concentrato sul suo telefono e sebbene avessi cercato di attirare la sua attenzione con ogni tipo di argomento -persino gridando "guarda il culo di quella!"- la sua risposta era sempre stata "già", che alle mie orecchie suonava come "la smetti di parlarmi?"; così alla fine mi arresi e mi girai per prendere il sole sulla schiena, bianca come il resto del corpo; a volte avevo la sensazione che i raggi del sole vedendomi cambiassero direzione, mia madre mi ripeteva sempre: "Il sole bacia i belli, perciò è ovvio che ti eviti!" Fanculo, lei si che sapeva come non far venire complessi ad una figlia adolescente! Mi rilassai, abbastanza da faticare a tenere gli occhi aperti, e così persi la cognizione del tempo e ad essere sincera penso anche di essermi addormentata per qualche minuto, almeno finché Matt non gridò: «Ho perso le palle!» ero troppo addormentata per capire le sue parole e concepire un pensiero di senso compiuto, così lo rincuorai dicendo: «Tranquillo amore, le palle non sono cose che si perdono così facilmente» detto questo mi stiracchiai, tendendo le braccia e le gambe e poi mi girai dall'altra parte come se niente fosse.
«Mi riferivo a Smash It» mi informò, ah. E me lo dici adesso, coglione?! Diventai rossa come un peperone, e desiderai scomparire.
«Ero ironica!» ridacchiai. Grazie a Dio la conversazione finì li perché lui iniziò un'altra partita, era divertente guardarlo mentre giocava col suo telefono, si chinava e faceva lo slalom tra gli ostacoli inesistenti, se non dietro lo schermo del cellulare, io avevo installato e disinstallato quel gioco in meno di cinque minuti, causa: dita che facevano il cazzo che gli pareva e palline che facevano il cazzo che volevano le dita. Alla fine decisi di riprovare per riscattare la mia dignità, gli rubai il telefono dalle mani e d'istinto mi chinai vedendo un grosso cilindro di metallo che mi veniva addosso, morii dopo pochi secondi di gioco, ma iniziai subito un'altra partita, dopo il quarto game over, Matt decise di darmi una mano, iniziò a massaggiarmi le spalle e a dirmi cosa fare, così prima di iniziare a prepararci per andare alla fermata del pullman riuscii ad arrivare al terzo livello. Ero un vero talento! (Fatemi un favore: non ditemi che sono una frana, lasciatemi vivere nella mia convinzione).
Poi, verso le cinque, iniziammo a sistemare tutto per tornare alle rispettive case, ovviamente fui io la prescelta per sistemare l'ombrellone e, beh, senza fare troppi giri di parole, diedi un'ombrellonata bella forte tra le gambe di Soro, giuro che fu un incidente! Il poveretto sembrava aver perso tutta la sua sfacciataggine e gli unici versi che uscivano dalla sua bocca erano lamenti pieni di agonia e parole sconnesse, il risultato era tipo "tu... Ohi... Ahi... Muori... Aia... Male... Dolore... Ti uccido..." sono sadica se dico che lo trovai divertente? Comunque ebbi la sensazione di averlo messo fuori uso per un po'; le mie risate, insieme a quelle di Francesca e Mattia, vennero messe a tacere con uno sguardo omicida, ed io mi ricordai che lui era il mio vicino di casa, che i nostri balconi erano divisi da una misera ringhiera e che in cucina c'erano coltelli, tanti coltelli: ero in pericolo. Alla fine decise di occuparsi personalmente dell'ombrellone e non penso fu un caso che mi fossero arrivati diversi colpi, ma un po' me lo meritavo, giusto un pochino.Dal momento che io e Federico abitavamo nello stesso palazzo fummo costretti a fare tutto il viaggio in pullman insieme, di solito evitavo di prendere perfino l'ascensore con lui, per il semplice motivo che avevamo smesso di parlarci dall'età di 11 anni, l'ultima volta che lo invitai alla mia festa di compleanno, perché fu l'ultima che feci, e quando capitava di ritrovarci nello stesso posto insieme a mala pena ci salutavamo ed io passavo momenti di imbarazzante disagio senza sapere cosa fare e cosa dire, mentre lui sghignazzava davanti allo schermo rotto del telefono. Stavolta però fui costretta a stare con lui per mezz'ora, stavamo seduti uno davanti all'altra e lui continuava ad accusarmi di averlo ucciso, che poi magari fosse stato vero, invece era vivo e vegeto -e parlante, troppo parlante-, tant'è che alla fine, stufa delle sue parole dissi: «Pensa che non sapevo nemmeno che ci fosse qualcosa da colpire li sotto» no, ma dico! Che avevo in testa quando dicevo queste cose? Mi sarei pentita poco dopo e poi per tutta la vita di quelle parole.
Infatti, appena entrati nell'ascensore, un piccolo cubicolo rosso e maleodorante, mi schiacciò contro la parete e mi portò le braccia sopra la testa, ripensandoci qualcosa lì sotto c'era... Qualcuno mi salvi!!!
«Che stavi dicendo prima?» chiese lui.
Niente! Perché ho detto qualcosa? Macché! Devi aver capito male! Ma invece riuscii appena a prendere il fiato per poter parlare, cos'è questo profumo? Salsedine? Perché sembra così invitante su di lui? Respira.... Respira... Cazzo, che buono... Cazzo, smettila di respirare! Cazzo, che sto dicendo? Cazzo!
L'ascensore arrivò e la porta in metallo si aprì, io sarei dovuta morire in quel momento.
Mia madre aveva la strana, o meglio assurda, capacità di capire quando prendevo l'ascensore, questo esclusi i momenti in cui dormiva, guardava la TV, passava l'aspirapolvere o cucinava, quindi praticamente mai, ma in quel momento lei era lì, la porta era aperta e lei era lì, ci guardava, io la notai, lui lo stesso, ma nessuno dei due si mosse, poi gli diedi una leggera spintarella e lui si spostò. Mia madre continuava fissarci, che imbarazzo!
Aveva uno sguardo sorpreso mentre si infilava in bocca un imbarazzante gelato alla banana, mi schiarii la voce per dare delle spiegazioni, ma poi, dato che nessuno me le aveva chieste, mi stetti zitta e filai dritta in casa camminando come una penitente, mia madre chiuse la porta subito dopo, cercai di evitarla, ma la casa era davvero troppo piccola, così subito dopo che entrai nella mia camera, lei sbucò dalla porta e disse: «Interessante... Sarebbe lui il tuo nuovo ragazzo?» no! Pensai, ma colsi al volo l'occasione di essere discolpata rispondenole che si, era lui il mio ragazzo. M'illusi di averla convinta ma lei non mi credette e passò all'attacco:«Il vicino di casa che hai sempre detto di odiare?» facile rigirare la situazione a mio vantaggio.
«Non hai mai letto una storia d'amore moderna? Quelli che dicono di odiarsi alla fine s'innamorano sempre» feci spallucce per sottolineare l'ovvietà della cosa, ma in realtà non ci credevo nemmeno io, tutti a dire "l'amore è odio, l'odio è amore", si, come no.
«Finalmente ti sei acchiappata uno veramente figo! Iniziavo a credere che fossi una sfigata! Pensavo addirittura che ti fossi innamorata di quel biondino soggetto!» scoppiai a ridere, per finta ovviamente, aveva appena dato a me della sfigata e al mio ragazzo del soggetto, bene! «Complimenti figlia mia, non potevi rendermi più fiera!» sorrisi e lei uscì dalla mia stanza.
Ora venivano i problemi.
Iniziai a mettermi un sacco di dilemmi su come avrei fatto a dire a mia madre che mi ero realmente fidanzata con Mattia Piano, esisteva un modo per dirlo? Magari sarebbe stata delusa, si certo, però avrebbe anche fatto finta che fosse una cosa buona! Magari un giorno avrei riso raccontando questo aneddoto ai miei figli, o a Francesca, o a Matt, ma ora ero solo
particolarmente disperata.
Che vita di merda!Autrice: non so quando continuerò la storia, diciamo che questo è solo un'introduzione a un inizio futuro, la storia però inizierà, prima o poi, per cui se vi è piaciuta aggiungetela alla biblioteca e soprattutto lasciate un commento e una stellina!
PS: i complimenti sono benvenuti e le critiche accettate, basta che siano costruttive e non insensate.
Adios💕
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Il Migliore Amico Del Mio Ragazzo
Teen FictionSara è una normale adolescente, con un particolare talento per le figure di merda. Ma questa sua dote sembra aumentare in modo esagerato quando incontra Federico Soro, il migliore amico del suo ragazzo, meglio noto a lei con i nomi "puttaniere della...