London
Mi svegliai prima dell'alba, nessuno al mio fianco e gli occhi appiccicosi. Mi alzai stirandomi leggermente e mi diressi al tavolo dove, la sera prima, avevo lasciato i fogli, le penne e le mappe da me create. Mi sedetti spostando le mappe e iniziando a scrivere ogni collegamento possibile.
'Revan: prima volta visto nella sala del trono, faceva da spia sotto copertura come guardia reale del lord seduto alla destra del re, buon combattente, fa il doppio gioco al quartiere essendo in realtà appartenente alla squadra di Ash. Non ha ali ma viene da una famiglia Huracan della stessa colonia. Cognome Wizarn. Alto livello nel Quartiere, indefinito qui.
Fiducia nei miei confronti assente; fiducia nei suoi confronti assente.
Ash: prima volta visto la seconda sera ad Harriet, presumo di averlo rivisto alla palestra del quartiere la prima volta che vi ero finita; incontro ufficiale alla biblioteca del quartiere. Ricercato dal quartiere e fratello di Louis, figlio ed erede degli Amory. Ha una madre e un fratello più piccolo nel mio popolo. Non è stato ammesso alla scuola militare, ma è un ottimo combattente, sia con spada che in corpo a corpo. Ci ho fatto coppia per l'evasione degli 'esperimenti scientifici' dal quartiere. Regge bene il Gin e odia dormire da solo. Adora sparire nel nulla e tornare senza spiegazioni, darmi sui nervi e osservare i bambini che giocano. Tiene le ali spesso chiuse e nascoste; e ha sempre le armi dal manico bianco e con le sue iniziali A.A. Fa parte di una specie di 'associazione' con Revan per salvare gli Huracan e la mutaforma nella guerra, dettaglio da farmi rispiegare meglio.
Fiducia nei miei confronti apparente, fiducia nei suoi confronti in dubbio...
"Perché dovresti essere in dubbio?"
L'avevo sentito dietro di me, non avevo sentito i suoi passi, ma il suo odore era inconfondibile. Ricominciai a scrivere senza rispondergli...
Caratteri particolari: permaloso...
"Come se tu non lo fossi" sbuffò facendo passare le mani ai lati della mia figura e poggiandole sul tavolo di legno scuro.
Mi corressi....
Permaloso, estremamente permaloso...
Il suo odore mi inebriò quando si chinò su di me fino a sfiorarmi con le labbra l'orecchio.
"Se continui ti brucio il foglio davanti agli occhi finché non fai una mia descrizione decente"
"Mi spiace, ma non ho materiale per esaudire la sua richiesta" risposi guardandolo dal basso con una smorfia.
"Io credo che tu non abbia visto bene" disse prima di girarmi la sedia e farmi ritrovare con le spalle al tavolo e il viso fin troppo vicino al suo.
Sorrisi furba e mi avvicinai di più a lui.
"Io credo che sia tu che vuoi avere almeno una chance per vedere meglio, io vedo ciò che voglio vedere, e a prima occhiata non mi interessa vedere"
"Non ti interessa vedere eh? E quel piccolo sospiro che hai fatto quando hai sentito il mio odore nella stanza?"
"Coincidenze"
"E quella manina che stringeva la mia maglietta questa notte?"
"Balle"
"Ho ancora il tuo profumo sulla pelle"
Lo fissai negli occhi dorati, una delle cose più stupide che potessi fare, dato che vi rinnegai come facevo ogni volta.
"Mi piace lasciare il segno" risposi con un sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra.
Non era il momento, non era il luogo e non era la persona, ma dei quanto mi attiravano quelle labbra. Quando nella stanza c'era il suo odore tutti i pensieri passavano in secondo piano e il cuore perdeva sempre un battito, quando i nostri occhi si incontravano mischiandosi.
"Non hai visto i segni che lascio io, sennò questo non lo chiameresti segno" rispose seguendo il mio sussurro e indicandosi la maglietta con la mano.
La pancia mi mandò una sensazione di calore all'immagine dei segni che avrebbe potuto lasciare sulla mia pelle. La saliva mi si era seccata in gola e le labbra si erano schiuse nel solito sorrisetto sfrontato, ma mio malgrado i miei occhi tradirono le emozioni che provavo.
"Non credo di volerli vedere i tuoi segni".
Cercai di deviare il mio sguardo altrove per poter finalmente finire quei fogli e cercare delle risposte, quando lui mi prese il mento e riportò lo sguardo nel suo.
La sua mano scattò sul mio bacino e lo avvicinò a sé, si abbassò sui talloni e avvicinò le labbra al mio fianco, soffiando leggermente sulla pelle che aveva scoperto con la mano.
"Ne sei sicura London?"
Il mio nome pronunciato come un sussurro sul mio corpo. Mi maledissi quando un fremito scosse il mio ventre. Il suo sguardo si spostò al punto di origine del fremito e gli angoli della sua bocca si alzarono in un sorrisetto soddisfatto.
Eppure, quella piccola soddisfazione che gli si leggeva in volto non mi innervosì, anzi, mi procurò un altro fremito.
Con il pollice della mano continuava a creare dei semicerchi sulla mia pelle, si avvicinò ancora di più con la bocca al mio fianco. Il mio stomaco era in subbuglio e la mente cercava di combattere l'esigenza del mio corpo di avvicinarsi di più a quelle labbra carnose, di andargli incontro.
Posai una mano sui suoi capelli per cercare di allontanarlo, ma un ringhio infastidito salì dal suo petto prima che si scagliasse su di me.
Morse piano prima di succhiare e mordere nuovamente, sentivo i canini che graffiavano sulla pelle, ma senza farla sanguinare. La lingua che si muoveva lenta dove prima vi erano i denti, le labbra che sfioravano piano la pelle bagnata prima di un altro affondo.
Il ventre completamente sottosopra, la mente era rapita dall'immaginare cosa quella bocca avrebbe potuto fare in altre parti.
La mano nella sua nuca stringeva piano i suoi capelli e spingeva la sua bocca ancora più vicina a me. Il respiro era diventato irregolare e il suo odore aveva riempito la stanza. La sua lingua scendeva sempre di più, fino ad arrivare all'orlo dei pantaloni, lì i denti scomparirono e solo la lingua si mosse a intermittenza. Il ventre ebbe altri fremiti sotto il suo tocco e percepii le sue labbra aprirsi in un sorriso.
Solo dopo avermi bagnato bene la pelle iniziò con gli stessi piccoli morsi e succhiotti. Le sue mani erano scattate sui miei fianchi e li stringevano muovendoli sotto suo ordine, io avevo ormai perso il controllo.
Abbassai lo sguardo e ciò che vidi mi fece ansimare leggermente. Lui seduto davanti a me con i miei fianchi tra le mani e le ali che si contraevano leggermente prima di riaprirsi per dare più spinta ai suoi affondi, i capelli scompigliati tra le mie dita e le spalle possenti piegate sulla mia intimità.
Sentii un calore crescere, cresceva secondo dopo secondo, stava quasi diventando insopportabile. Aprii leggermente le gambe e un grugnito di approvazione crebbe tra le sue labbra e mi riverberò nella pelle, cosa che non fece altro che aumentare l'umidità che si stava creando sotto i miei pantaloni.
Lui passò un solo dito nell'interno della mia coscia, un passaggio lento e calcolato, a metà della sua traiettoria alzò lo sguardo su di me trovandomi a fissarlo dall'alto con la faccia sconvolta.
Arrivò fino all'inizio del gluteo e prese a risalire senza mai togliere lo sguardo dai miei occhi. Un fremito mi scosse la gamba e trattenni il respiro quando premette leggermente di più nell'ultimo pezzo.
"Quando ti lascerò i miei segni sulla pelle dovrai poterli mostrare al mondo intero, non solo a un gruppetto ridotto di individui, fino a quel momento, saranno solo nascosti". Rispose prima di abbassarmi la maglietta e rialzarsi tornando a sopraffarmi con la sua altezza.
"Togliti quest'aria inebetita dal volto, non si addice alla tua lingua pungente" aggiunse prima di stamparmi un piccolo bacio sul naso e sorridermi soddisfatto.
Aveva vinto...aveva vinto quella piccola specie di battaglia, e déi se mi era piaciuto che avesse vinto quello scontro... Mi sarei presa a pugni se avessi potuto, ma il mio corpo bruciava ancora nei punti i n cui era passata la sua lingua, e la mia mente non mi tormentava più come prima, era come se l'avesse incantata e mandata a dormire.
Dovevo risvegliarmi da questo incubo o ci sarei rimasta fregata, il mio sesto senso non sbaglia mai.
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London Ashford- Il Trono di Ali e Fuoco
FantasyDiciotto anni, una passione per i coltelli, delle ali strappate via dal padre e la faccia ricercata di tutto il reame, London Ashford viveva serena la sua vita di ladra di strada, quando un giorno una condanna del re cambiò tutto. London è costretta...