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Nel breve tragitto che le separava dalla sicurezza e dal calore di casa, Vera temeva mille pericoli. Un passante incuriosito, una vecchietta isterica, mostri usciti dalle fogne, la polizia. Era sicurissima di aver preso la decisione giusta, ma era pronta ad affrontarne le conseguenze? Sapeva che portare a casa un moribondo senza chiamare l'ambulanza era una cosa sbagliata, o per lo meno illegale.

Finalmente varcarono il cancello del cortile ma il sospiro di sollievo le si bloccò in gola.

"Lucia, aspetta" implorò con la gola secca.

L'amica la guardava con aria interrogativa, il viso arrossato per lo sforzo.

"Il portinaio, cosa gli diciamo?"

Per quanto possibile sotto il peso del ragazzo svenuto, Lucia scrollò le spalle. "Diremo che è ubriaco, che problemi ti fai?"

"Ok, può funzionare" acconsentì Vera cercando di mantenere una respirazione regolare. Con uno sforzo iniziò a frugare nelle tasche con le dita mezze congelate alla ricerca delle chiavi, senza riuscire a trovarle. Stava ancora rovistando tra le cianfrusaglie quando la porta si aprì e le si parò davanti la faccia sorridente del portinaio.

"Serve aiuto?"

Vera sgranò gli occhi. "No, è tutto sotto controllo" rispose, riprendendo ad arrancare verso l'interno e costringendolo a spostarsi.

"Ragazze, il vostro amico sta bene?"

"Sì, perché?" rispose Lucia.

"Sembra uno che abbia appena fatto un tuffo nel fiume."

Vera sbiancò.

"Certo che ne hai di immaginazione. Ha un po' esagerato con l'alcol, adesso gli facciamo un bel caffè e si riprende. Giusto, Vera?"

"Sì" rispose, con una vocina sottile che non convinceva nemmeno lei.

"Ok" bofonchiò il portinaio poco convinto, tornando a nascondersi nel suo cabinotto.

Non appena fu fuori vista, Vera fece una risatina nervosa. "È andata bene, no?"

"Certo, come no. Carichiamolo in ascensore, dai."

Quando aprirono la porta di casa le sembrava di aver perso dieci anni di vita. Lucia invece era pimpante come una ragazzina al primo giorno di scuola. Forse era una reazione isterica, pensò Vera.

"Sistemiamolo sul tappeto" propose.

Non appena fu libera dall'ingombro, Vera corse a chiudere la porta, a chiave, poi si concesse un respiro lungo e profondo.

"Ti prego, fa che non muoia", borbottò. "E adesso?" chiese.

Per fortuna Lucia sembrava avere la situazione sotto controllo. Gli stava togliendo il cappotto.

"Dai, aiutami" la esortò e Vera gli tenne la schiena sollevata mentre l'amica gli sfilava il cappotto, il maglione, la camicia. Gli tolsero i pantaloni e le calze finché lo sconosciuto non rimase in biancheria. 

Vera cercò di non sbirciare, ma non potè fare a meno di notare quel corpo perfetto e pallido. Chi sei? si chiese. 

"Sul divano, presto" disse Lucia, strappandola alle sue riflessioni. Avrebbe avuto tempo per chiedersi quale fosse la ragione assurda che le aveva fatto decidere di portarlo a casa anziché all'ospedale.

Vera lo prese per le gambe mentre Lucia gli sollevava le spalle. Era molto pesante, ma con uno sforzo riuscirono a farlo rotolare sul divano. Lo asciugarono e lo infagottarono in coperte e piumoni.

"E adesso?" chiese Lucia, che sembrava aver esaurito le idee.

"Hai dei sali?" fece Vera.

"Che cosa? Ah, sì" rispose Lucia, e corse in camera sua.

Vera intanto attaccò il riscaldamento a 30 gradi.

Lucia tornò di corsa. "Ecco" disse trafelata porgendo a Vera una boccetta di sali colorati.

Vera la prese e si avvicinò al divano. Il giovane non dava segno di volersi svegliare, ma il battito era forte e regolare e respirava. Grazie al cielo. Tenendogli sollevata la testa, Vera gli stappò la fiala sotto il naso. Lui reagì inspirando e ritraendosi violentemente. Vera lo lasciò andare e schizzò in piedi, fissandolo allarmata.

Si guardò la mano e sussultò. Era macchiata di sangue e c'era sangue anche sul bracciolo del divano.

"È ferito" disse.

"Chi siete?" chiese il ragazzo, cercando di districare le braccia dalle coperte.

"Mi chiamo Vera, lei è Lucia. Ti abbiamo trovato quando stavi scivolando nel fiume e ti abbiamo portato a casa nostra" rispose.

"Qui dovresti essere al sicuro" aggiunse Lucia, guardando Vera in cerca di conferme.

Il giovane sembrò accettare la spiegazione, tornò ad afflosciarsi sul divano e chiuse gli occhi. 

"Sono Telemaco" disse, scivolando nel sonno.



🌀 Autrice a fine capitolo 🌀

Un salvataggio rocambolesco, un portinaio troppo curioso e uno sconosciuto ferito che si presenta come Telemaco. Chi è davvero questo ragazzo? Quali segreti porta con sé? E soprattutto: che ruolo avrà nella storia di Vera e Lucia? 🌌

Domande per voi lettori e lettrici:

Avreste avuto il coraggio di agire come Vera e Lucia, rischiando tutto per uno sconosciuto?Quale significato potrebbe avere il nome "Telemaco"?

- Isa T. Green

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