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"A volte il dolore più grande non è perdere una persona, ma doverla lasciare andare mentre il cuore grida di tenerla stretta

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"A volte il dolore più grande non è perdere una persona, ma doverla lasciare andare mentre il cuore grida di tenerla stretta."
-Paulo Coelho

☆☆☆

Sofia

Quando lessi il messaggio di Sara, il telefono mi scivolò quasi dalle mani, come se all'improvviso fosse diventato troppo pesante per riuscire a sorreggerlo.

Quelle poche e semplici parole, mi attraversarono con una violenza che non mi aspettavo.

"Il bambino è di Kenan"

Le gambe mi tremavano, come se stessero cedendo sotto il peso di qualcosa che non potevo più ignorare.

Mi lasciai cadere sul divano, incapace di restare in piedi, era come se l'aria stessa si fosse fatta improvvisamente densa, quasi irrespirabile.

Sentivo il battito del mio cuore che accelerava, mentre una morsa mi stringeva il petto, schiacciandomi, rendendo impossibile respirare a fondo.

Non riuscivo davvero a crederci, anche se, in fondo, era come se l'avessi sempre saputo.

Quella speranza che mi aveva fatto compagnia fino a quel momento, per quanto tenace, non era mai stata abbastanza forte da sovrastare la verità che ora avevo davanti, cruda e innegabile.

Perché quella verità, l'avevo sempre temuta, come si teme qualcosa che può distruggere ogni cosa.

Avrei voluto ignorare tutto, voltare le spalle e sparire per non dover affrontare quella realtà, ma sentivo, come un istinto a cui non potevo oppormi, il bisogno di andare da lui.

Più cercavo di convincermi che fosse finita, che dovevo lasciarlo andare, più avvertivo il desiderio di stringermi tra le sue braccia, di sentirmi ancora una volta protetta, di trovare rifugio in lui anche se sapevo che quel rifugio era destinato a crollare.

Sospirai, arrendendomi alla verità. Dovevo lasciarlo andare, dovevo abbandonare quel sogno fragile e distruttivo.

Sapevo che insieme avremmo continuato a farci del male, in un dolore che nessuno dei due avrebbe mai potuto davvero curare.

Ma come si fa? Come si fa a lasciare andare l'unico ragazzo per cui hai provato qualcosa di tanto reale?

Non lo sapevo. Non ne avevo idea. Anche volendo, anche provando a essere forte, sapevo che il mio cuore sarebbe sempre tornato da lui.

E questo mi terrorizzava, perché era come una condanna che non potevo evitare.

Avrei continuato a volerlo accanto, anche se stare con lui significava vivere in un dolore che non mi avrebbe mai abbandonata.

E ora, non potevo più vedere Kenan come prima, non ora che stava per diventare padre, a soli diciannove anni.

E io? Come avrei potuto vivere sapendo che, in ogni cosa, in ogni angolo della mia vita, sarebbe sempre esistito lui?

Non era solo Torino, la città nella quale ovunque guardassi, mi avrebbe sempre ricordato di lui.

Non era solo la sua casa accanto alla mia, dove avevamo condiviso così tanto, anche nei momenti più insignificanti.

C'era Sara, colei che ormai consideravo la mia migliore amica, una costante che mi legava a lui, un nodo che non riuscivo a sciogliere.

E persino la mia squadra del cuore, quella passione che era sempre stata il mio rifugio... ora anche quello mi sembrava un legame a lui, qualcosa che non potevo evitare.

Mi sentivo imprigionata, come se ogni cosa che amavo, ogni dettaglio della mia vita, avesse ormai impresso il suo volto e fosse destinato a riportarmi sempre, inevitabilmente, da lui.

Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto, lente e silenziose, una dopo l'altra, come se ogni goccia portasse con sé una piccola parte di quella sofferenza che mi sembrava infinita.

Cercai di fermarle, ma era inutile. Più mi sforzavo di trattenerle, più sembravano sgorgare senza sosta, lasciandomi svuotata e senza più forza.

All'improvviso, sentii la porta aprirsi. Non avevo sentito il campanello, né un bussare.

Alzai lo sguardo e vidi Sara, ferma sull'uscio, con gli occhi colmi di preoccupazione.

Doveva avermi vista dalla finestra o forse... forse aveva solo saputo che avevo bisogno di lei.

Entrò senza esitare, senza fare domande, con quel passo leggero ma deciso che aveva sempre, come se sapesse esattamente che cosa stesse succedendo.

Mi trovò lì, rannicchiata sul divano, le braccia strette intorno alle ginocchia, persa in quel vortice che non riuscivo a fermare.

Non disse una parola. Si avvicinò lentamente, senza interrompere il mio dolore, quasi rispettando quel momento, e si sedette accanto a me. Poi, con un gesto gentile, mi avvolse in un abbraccio.

Mi strinse forte, come a volermi tenere insieme mentre tutto dentro di me si stava sgretolando. Sentii le sue braccia ferme, il calore di quel gesto silenzioso che sembrava dirmi tutto quello che le parole non potevano spiegare.

Mi lasciò piangere, in pace, accarezzandomi i capelli, sfiorandomi la schiena con movimenti lenti, come se cercasse di ridarmi un senso di sicurezza, di appartenenza.

Sapeva che in quel momento le parole non servivano, che l'unica cosa di cui avevo bisogno era qualcuno che mi facesse sentire che non ero sola.

Rimanemmo così per un tempo che mi parve eterno, ma quando finalmente le lacrime si affievolirono e il respiro cominciò a calmarsi, lei parlò, guardandomi negli occhi.

«Anche lui è a pezzi, Sofi... Solo che, a differenza tua, lui sa che è colpa sua. Sa che tutto questo dolore lo ha causato lui»

Sussurrò piano, come se parlare troppo forte potesse farmi crollare di nuovo.

Quelle parole scivolarono dentro di me come lame affilate, lasciando una scia silenziosa.

Era lui, lui solo, il responsabile di tutto quel dolore.

E almeno, ora sapevo che lui stesso ne fosse consapevole.

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Spazio autrice
Eccomi tornata!

Mi scuso ancora per l'assenza, e anche per il fatto che questo capitolo sia un po' più breve del solito, ma tranquille che sicuramente riuscirò a farmi perdonare.

Vi anticipo già che nel prossimo capitolo vedremo le cose dal punto di vista di Kenan... Cosa vi aspettate che farà??

Beh, vedremo... lasciate una stellina se vi va, vi amo💫❤️

Like a dream || Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora