Prologo

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Dicono che l'amore dissolva i confini di chi siamo e ci porti a scoprire una nuova versione di noi stessi. Io sono d'accordo. A modo mio. L'amore infatti, prima di tutto, è una malattia, e io ne ero infetta come un malato terminale che tenta di combattere il cancro per un'ultima volta. Non avevo mai provato nulla di così monopolizzante.

Lui è stato uno specchio perfetto sin dall'inizio. Quando i suoi occhi color oceano si sono annodati ai miei ogni cosa è diventata chiara. Lì dentro c'era riflessa quell'anima che avevo sempre desiderato avere.

Era tutto quello che avevo sempre cercato, sognato e agognato nella mia breve e inconsistente vita.

E grazie a lui ho scoperto lati di me sconosciuti. Se devo essere onesta, però, non è stato per forza un evento positivo.

Mentre inciampavo sulle tracce d'inchiostro che macchiavano il suo braccio sinistro, quei segni insospettabili che raccontavano di lui ai miei occhi inconsapevoli, e rimanevo incastrata nel suo sguardo, i miei confini hanno iniziato a dissolversi e mi sono ammalata.

Dei lati oscuri di me sono usciti allo scoperto. Aspetti della mia personalità che mai avrei pensato potessero appartenere a me. L'ho trasformato nella mia opera d'arte e mi sono persa. Mi sono ritrovata. Mi sono persa di nuovo.

Mi sono persa.

Gli ho fatto del bene. Gli ho fatto anche del male. Perché quando l'amore è adamantino, si è disposti a fare di tutto pur di non perdere la persona amata.

Io ero disposta a fare di tutto per lui, come un'artista gelosa della propria creazione. In particolare quando lei è entrata nella sua vita.

Lui era mio e non avrei mai permesso a nessuno di relegarmi a seconda scelta.

Stavo rischiando di distruggerci entrambi? O il mio amore ci avrebbe salvati anche dalla peggior tempesta?

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