Capitolo XXVI

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"Amy...".

"Sì, ci sono" mormoro non molto convinta.

"...tra dieci minuti dobbiamo uscire" Giulio si affaccia alla porta del bagno.

Sono appena uscita dalla doccia.

Ho indosso il suo accappatoio.

"Lo so, mi vesto e scendo".

Sono passati due giorni dalla morte della Betty.

Sono stata lì con lei il più possibile.

L'ho guardata cambiare senza lasciare il suo fianco.

Per questo sono a San Costanzo.

Per questo sono a casa.

Non perché ho ritrovato la mia famiglia.

No.

Sono qui perché ne ho perso un pezzo.

Un pezzo fondamentale.

Giulio mi tratta come un cucciolo ferito.

Fa tutto per me.

Non si allontana mai.

Quando va a lavoro manda Giorgia.

È preoccupato.

Non ho ancora detto più di due parole.

Ho soltanto pianto.

Dopo il pianerottolo, solo in silenzio.

Non voglio attirare troppo l'attenzione.

Non mi piace essere pressata.

Filippo non si avvicina.

Forse ha paura di me.

Mi osserva.

Mi versa l'acqua a tavola.

Mi rimbocca le coperte quando pensa che io stia dormendo.

Fa tutto senza invadere i miei spazi.

È un ometto.

E devo chiedergli scusa.

Finisco di asciugarmi.

Vado in camera per vestirmi.

Ho ancora qualcosa nell'armadio.

Alla fine mi serve soltanto qualcosa di nero.

Non importa se elegante.

Opto per un paio di jeans neri con una camicetta scura.

Faccio l'errore di fissare la mia immagine allo specchio posto su un'anta dell'armadio.

Non mi sembro più io.

Sono dimagrita.

Le mie gambe sono finissime.

E anche il girovita si è ristretto.

La pelle è più pallida.

Strano per una come me che ha la carnagione olivastra.

Eppure il dolore fa anche questo.

Cambia i connotati.

Basta.

Non voglio preoccuparmi di altro.

Oggi devo pensare soltanto a lei.

A darle l'ultimo saluto.

Scendo di sotto.

I miei due uomini sono già pronti.

Il funerale si terrà nella chiesa principale del paese.

Non è molto grande ma all'esterno ha uno spazio verde dove le persone possono fermarsi.

Dimmi che dobbiamo stare insieme (Cartapesta III)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora