Questoni di famiglia

188 11 27
                                    

Tre anni prima


Isha chiuse la porta dell'ufficio, avviandosi verso la sala principale, salutò due amiche e si avvicinò al bancone che serviva per l'accoglienza. Iniziò a controllare i vari appuntamenti fissati con i servizi sociali, era così concentrata, che non udì la porta aprirsi fino a quando non si sentì osservata. Alzò lo sguardo e quasi sobbalzò quando vide un ragazzo, fermo, che si guardava intorno.

Era altissimo e la sua figura certamente attirò lo sguardo di molte persone, chi era perplesso dalla sua presenza e chi quasi infastidito. Isha invece lo trovò quasi tenero, così si sporse sul bancone: « Hey ».

Il ragazzo non la guardò direttamente negli occhi, appoggiò una mano sul bancone e alla ragazza non sfuggì segno violaceo sul polso che lo sconosciuto si apprestò a nascondere con la manica.

« Come ti chiami? ».

« Uhm ... vuoi siete disponibili per dare sostegno a chiunque? » sussurrò piano, quasi avesse paura di farsi sentire. Isha annuì, incoraggiandolo a continuare: « Anche a far capire le persone ... nel senso che credo conoscere qualcuno che si trova in una relazione ... non buona ecco. E non so come farglielo capire ».

Isha aveva imparato a riconoscere le richieste d'aiuto e non le sfuggì quella del ragazzo, così fece un sorriso e semplicemente gli chiese se gli andava un caffè. Lui non rispose, la fissò per un attimo, poi sussurrò qualcosa e senza darle tempo di aggiungere girò i tacchi e sparì com'ere entrato.

E Isha sapeva che prima o poi l'avrebbe rivisto.


***


« Eret? ».


Il tempo si era fermato, non riusciva a capire dove fosse o chi, il cuore batteva così forte che era certo che prima o poi sarebbe esploso. La gola si seccò improvvisamente e iniziò ad annaspare alla ricerca di aria. Il vuoto assoluto lo circondava, risucchiato in quel vortice oscuro che da anni lo tormentava. Era completamente da solo.


« Beta ... » una voce quasi rauca lo richiamò.

Sobbalzò e si trovò a muoversi di scatto, sbattè contro il tavolo e la bottiglia d'acqua rotolò a terra rimbalzando sul pavimento. Vide Isha e Rani che lo osservavano attentamente, e mentre il suo respiro iniziava a farsi regolare la realizzazione di ciò che era successo arrivò come un fulmine a ciel sereno.

« Non ... io ... ».

« Oh beta -la donna più anziana gli si avvicinò, appoggiando una mano sul suo braccio- mi dispiace, ma ti giuro che farò di tutto ».

« Mamma non puoi farla spedire di nuovo in prigione, a meno che lei non faccia l'errore di infrangere le condizioni della sua libertà vigilata » osservò Isha.

« No, ma posso far si che non si avvicini neanche con il pensiero ».

« Hai intenzione di farla bandire da Bergen? -vide la madre inarcare un sopracciglio- Mamma! ».

« Prenderò il primo volo per Oslo domani mattina, vi terrò aggiornati. -si rivolse poi a Eret che era rimasto zitto- Non sei solo, ricordatelo ». Gli sfiorò una ciocca di capelli, lasciandogli una veloce carezza, poi uscì di fretta dall'appartamento.


Isha attese di sentire il click della porta che si chiudeva, poi portò la sua attenzione sul suo coinquilino che aveva un'espressione vacua. Si avvicinò a lui, abbastanza così Eret riuscì a sentire la sua presenza ma non troppo per metterlo a disagio.

« Hey ... ».

« Cos'è successo prima? ».

« Hai avuto un attacco di panico ».

Berk AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora