Capitolo 22.

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Il mio risveglio fu uno dei peggiori in assoluto. Mi sentivo debole, stanca e senza forze. Era come se fosse stata tolta una parte di me: la parte che era sempre stata sua. Erano bastate poche parole per distruggermi, ma soprattutto, per distruggere tutto quello che avevamo creato insieme. Dopo tante difficoltà, dopo il nostro odio, dopo le nostre risate, dopo aver fatto l'amore... lui aveva semplicemente deciso di essere sincero alla fine di tutto.

Per fortuna, quando mi alzai per andare a mangiare qualcosa lui non era nel bungalow. Il suo letto era intatto, la sua valigia era di fianco al suo comodino, insieme ad una palla da basket. Gliel'avrei bucata volentieri.

«Jane!»

«Oh... Colton. Ciao.» sorrisi debolmente.

«Dormito bene?»

«Sì, molto bene. E voi? Dov'è Avril?»

«Abbiamo... sì, insomma... abbiamo dormito bene.» si grattò il collo imbarazzato, e io sorrisi. «Comunque è rimasta nella tenda con Tara e Liz per posare tutte le cose.»

«Già. Oggi è l'ultimo giorno.»

«Ma noi ci vedremo ancora, lo sai vero? Adesso che ti ho trovata, e che finalmente so la verità, voglio andare avanti. Ho solo bisogno di parlare con i miei... con quelli che mi hanno cresciuto.»

«Con i tuoi genitori. Loro sono i tuoi genitori, Colton. Ti hanno amato e cresciuto come un figlio, la colpa non è loro. C'era un accordo di riservatezza, lo sai.»

«Mi sento ugualmente preso per il culo.»

«Hai ricevuto amore, felicità e tutte le cose che un ragazzo può volere dai suoi genitori. E comunque non vedo l'ora di presentarti Bryan.»

«Sono impaziente, e anche un po' agitato a dire il vero. So che ha un carattere particolare, come mi hai detto, ma ecco... io sono peggio di lui, se questo potrebbe essergli di consolazione.»

«Beh, qualcosa in comunque dovevate pur averla.» borbottai.

«Mi aggredirà, sarà acido, freddo, e poi?»

«Probabilmente si chiuderà in camera sua. E' stata Rossella a parlare con lui, quindi aspettiamoci il peggio.»

***

«Ti decidi a parlare? Siamo qui da un quarto d'ora, e non hai aperto bocca.» ringhiò Avril.

«Non sono qui per parlare. Ti ho chiesto semplicemente di fare una passeggiata.»

«E quando dici di voler fare una passeggiata, significa che sei nervosa o triste. Non cammini mai, altrimenti.»

«Sei davvero di aiuto, grazie.»

«Non c'è di che.»

Alzai gli occhi al cielo. «Questa volta è finita davvero, okay? Mi ha detto cose orribili, è uno stronzo. E lo so che mi avevate avvisata tutti. Lo so, ed è colpa mia, perché non ho dato ascolto a nessuno di voi. Perché sono testarda e cocciuta. Continuo ad illudermi su fantasie che possono rimanere tali. E' solo colpa mia.» respirai a fondo, «ringrazio Dio per non avermi fatta innamorare di lui, altrimenti sai che guaio?» sorrisi malinconicamente.

Lei mi guardò e poi mi abbracciò come solo una migliore amica sapeva fare. Mi abbandonai nel suo abbraccio, e inconsapevolmente iniziai a singhiozzare. Avevo trattenuto troppe lacrime, e stare in quel posto, in quel momento mi faceva venire tanta voglia di gridare fino allo sfinimento. Tutti i nostri bei momenti mi passarono davanti come in un film. Ogni flashback. Ogni bacio, ogni abbraccio, ogni litigata, ogni presa in giro. Ogni posto che vedevo sembrava squarciarmi. Ogni cosa sembrava contenere quel noi fasullo. Tutte le cose che mi aveva fatto vivere, giacevano dentro me come un ricordo lontano.

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora