8. You shook me all night long

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«Non ci credo!»

«Te lo giuro.»

I due continuarono a ballare, una mano di Fabian sul suo fianco e l'altra sulla schiena, più vicino di quanto non fosse mai stato, i loro corpi premuti l'uno contro l’altro, i piedi di Mathis che talvolta sbagliavamo direzione e Fabian che li riportava al loro posto.

Gli altri studenti cominciarono a danzare a loro volta, a scivolare intorno a loro in mille coreografie. Lui non ci badò. Esisteva solo la sua pelle che bruciava là dove Mathis lo stava toccando, esisteva solo la sua presenza prepotente contro di lui, il suo volto a pochi centimetri dal suo.

«Mi piace il tuo vestito» gli disse, lo guardava dritto negli occhi e Fabian iniziava a essere intossicato da quello sguardo.

«Grazie. È solo una vecchia uniforme riarrangiata, ma tu non dirlo a nessuno.»

«Ti sta bene. Stai molto bene.»

Fabian sentì le guance in fiamme, il peso di quegli occhi iniziò a farsi sentire, ma non distolse lo sguardo. «Grazie. Anche tu… anche tu stai bene.»

«Sai, alla fine l'ho invitata davvero una persona.»

Il cuore di Fabian si incrinò, fu lui a sbagliare il passo quella volta. «Sul… sul serio?»

«Sì, ma quella persona non l'ha capito.»

«Come sarebbe a dire? Non è mica difficile da capire!»

Si indignò per quella ragazza che aveva tutte le fortune. Se Mathis l'avesse invitato al ballo in modo serio, in modo ufficiale, e non per convenienza lui l'avrebbe capito subito. Quella là non si meritava il suo invito, chiunque lei fosse.

«Oh, Fabian, come si fa a parlare con te?» chiese Mathis, rassegnato. «Ecco, è un'altra cosa che non so fare, a quanto pare. Farmi avanti. E dire che sino a quest'anno ero bravissimo in quello.»

Fabian avrebbe voluto rispondere che era tanto meglio così, di non farsi avanti mai, con nessuna ragazza. Di stare sempre con lui. Non lo disse.

«Neanche io so farmi avanti» rispose. «È per quello che siamo insieme ora, no? Nessuno di noi ha invitato una ragazza.»

Sembrò che Mathis diventasse più piccolo a quelle parole. «È per quello, hai ragione.»

La prima canzone finì, e i due si fermarono al centro della pista insieme a tutti gli altri. Ci fu qualche attimo di silenzio, silenzio in cui Fabian desiderò potergli stare ancora più vicino, anche se era impossibile. Allacciarsi a lui senza lasciarlo andare mai più.

Un'altra canzone iniziò che loro non si erano né guardati intorno né curati di ciò che passava loro accanto. Ripresero a ballare un altro valzer in silenzio, cercandosi con gli occhi, ognuno perso nei suoi pensieri.

Fu Mathis a rompere il ghiaccio anche quella volta. «Ho sentito che dopo ci sono i Paioli Parsimoniosi a fare serata. Tu li ascolti?»

Anche Dimitar gli aveva parlato di quella band che avrebbe tenuto un concerto la sera del ballo. Lui non l'aveva mai sentita nominare prima, non andava forte nella cultura pop.

«La musica non è il mio campo» si limitò a dire.

«Già, neanche a me fanno impazzire. Troppo chiasso. Se vuoi, mentre c'è il concerto, possiamo andare a fare un giro in giardino.»

«Sì, va bene.»

Continuarono a ballare per tre canzoni che parevano interminabili, poi Mathis decise che aveva fame, così si avvicinarono al tavolo delle tartine. Fabian adocchiò anche Mariyka e Dimitar, notò che stavano molto vicini a parlottare e ridacchiare. Quando Fabian e Mathis si avvicinarono, però, Dimitar trascinò Mariyka un po' più in là.

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