8. You shook me all night long

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Le settimane seguenti furono tanto dense che passarono in un attimo. Erano chiusi in classe a studiare sino alle quattro e mezza del pomeriggio, alle cinque iniziavano le lezioni di ballo che duravano un'ora, e a seguire si cimentava con Mariyka nella trasfigurazione dei suoi vestiti, con Dimitar seduto a un angolo che borbottava quanto fosse una perdita di tempo.

Arrivò il giorno della vigilia di Natale, il giorno del ballo, che tutta la scuola era in fermento.

Il suo abito era pronto, serviva qualcosa che potesse simboleggarie la sua appartenenza a Durmstrang, qualcosa di forte, quindi raccattarono una vecchia uniforme scolastica e la trasformarono in una uniforme da cerimonia ufficiale. Enfatizzarono la linea delle spalle con delle spalline d’argento, aggiunsero qualche bottone dello stesso colore, diedero al rosso un tono più scuro, ci infilarono dei distintivi della scuola e della loro Casa, e arricchirono il mantello di ricami argentati.

Quando ebbe finito aveva un aspetto più che dignitoso, che Mariyka aveva definito “una figata” e lui avrebbe persino potuto ritenere “quasi elegante”.

Si presentarono alla sala grande che Mariyka non aveva smesso di chiedergli con chi avrebbe aperto le danze, mentre Dimitar si limitava a guardarlo con aria severa. 

Arrivarono ai pressi della sala grande che Mathis era già là. Quando Fabian lo vide, attraverso il corridoio, d’un tratto il resto perse d’importanza. Registrò appena che la professoressa Zubareva si era avvicinata a lui insieme al preside Volkov, chiedendogli chi fosse la fortunata. Registrò appena Mariyka che venne trascinata da Dimitar in sala, senza darle il tempo di capire. Registrò appena Charlotte Jones, già arrivata col suo accompagnatore Serpeverde, che la teneva a braccetto in attesa di entrare. Registrò appena la calca, la musica che aveva iniziato a suonare, l'adrenalina della danza che a breve avrebbe dovuto tentare davanti a tutti.

C'era soltanto lui.

Mathis, col suo abito di un blu intenso che ingigantiva gli occhi chiari, gli venne incontro con un sorriso, e lui si sentì mancare.

«Andiamo?» gli chiese, offrendogli il braccio.

Fabian l'afferrò, il preside e la professoressa lo guardarono come se fosse impazzito.

«Andiamo.»

Avrebbe fatto il suo ingresso ufficiale con Mathis sottobraccio, e l'avrebbe fatto in quel momento. Nient’altro importava. Tutto quello che gli interessava era tenerlo vicino, tutto per sé per tutta la serata, solo loro due.

La musica cambiò e il valzer iniziò a suonare, la preside McGranitt fece loro segno di andare.

«Sono una frana a ballare, ti avverto» mormorò Mathis, in un sussurro, come iniziarono davanti agli occhi di tutti a sfilare a tempo di musica al centro della pista da ballo.

Fabian sentì ancora lo scatto di una fotocamera.

«Allora c'è qualcosa che non sai fare!»

Mathis fece una smorfia imbarazzata. «Sono tante le cose che non so fare.»

«Per esempio?»

«Ballare» disse lui, e proprio in quel momento incespicò su un passo. Fabian riuscì a recuperare, riportandolo a ritmo e conducendo il ballo.

«E che altro?»

«L'inglese.»

«L’inglese lo parli, lo stai parlando adesso! E poi?»

«Contare. Sono una frana.»

«Non sai contare?»

«Se non ci arrivo con le dita sono perduto. E non so disegnare. E sono molto stonato.»

Figlio della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora