7. La migliore delle opzioni possibili

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I giorni seguenti la prima prova furono un vero delirio. Aveva raggiunto il secondo posto di pochissimo, quasi il primo, e Fabian era diventato tra i suoi compagni una piccola celebrità. Si riprese bene dalla ferita alla caviglia e, anche se nei giorni seguenti fu molto distratto, i professori furono clementi con lui, e la sua media non ne risentì.

Uscì un altro articolo della Gazzetta del Profeta, che insinuava ancora che tra lui e Mathis ci fosse qualcosa di losco. Molti suoi compagni gli chiesero delucidazioni a riguardo, e lui si limitò a dire che il fatto che fossero arrivati insieme al termine della prova fosse un puro caso.

Arrivò metà dicembre, e con esso si avvicinò un evento che lo spaventava e allo stesso tempo incuriosiva: il famigerato Ballo del Ceppo. Il ballo lo incuriosiva perché non era mai stato a una serata elegante, e si era chiesto come avrebbe potuto essere. Lo spaventava però per motivi molto più importanti e cruciali.

Primo, perché non aveva idea di chi invitare al suddetto ballo: era sempre stato una frana con le ragazze, non gli erano mai interessate e non era bravo con loro; secondo, perché non aveva un vestito adatto: la sua famiglia non aveva avuto nessun interesse a fornirgliene uno e, anche se prima di partire era stato richiesto un abito elegante, lui non era riuscito a procurarselo; terzo, che Mathis avrebbe invitato una ragazza e sarebbe andato con lei: il ragazzo era bello, popolare e un campione tremaghi, non avrebbe avuto difficoltà a trovare qualcuna interessata, Fabian lo sapeva e di vederlo insieme a una ragazza, di vederlo ballare appiccicato magari a Claire o qualche altra spasimante misteriosa non ne voleva nemmeno sentire parlare. Sarebbe morto piuttosto. 

Per questo aveva deciso che al ballo non sarebbe proprio andato. Quel tipo di evento non faceva per lui, non era fatto per questo. Lui veniva dalla campagna e lì apparteneva. Lampadari di cristallo, bei vestiti, danze a ritmo di lento non erano parte del suo mondo, non lo sarebbero mai stati.

Un giorno, a colazione, Mathis si avvicinò al suo tavolo come sempre, ma con un'aria baldanzosa e allo stesso tempo un po' titubante che lo impensierì.

«Ehi» gli disse, quando fu a distanza ravvicinata. 

Fabian vide con la coda dell'occhio Dimitar che alzava gli occhi al cielo. Non l'aveva mai sopportato, forse non l'avrebbe sopportato mai. In quel momento ce l'aveva ancora di più con lui per essere arrivato primo, perché Fabian si era buttato a terra per salvarlo. Gli aveva fatto una ramanzina sul fatto che lui era il nemico, che non bisognava aiutarlo, e che quella stupida amicizia che stava nascendo tra loro rischiava di mettere a rischio la scuola.

«Ehi» rispose Fabian, alzandosi in piedi e abbandonando i suoi amici ancora una volta. «Che succede?»

«Niente» si affrettò a dire l'altro, con una smorfia disinteressata. «Mi chiedevo solo… sai, tra poco c'è il ballo. E io…» sospirò. «Tu hai già trovato la persona con cui andrai?»

Qualcosa nel petto di Fabian si incrinò. Ora Mathis gli avrebbe parlato dei suoi problemi amorosi. Gli avrebbe detto che desiderava invitare qualche ragazza, forse che era stato rifiutato. Gli avrebbe raccontato dei suoi drammi del cuore, spezzando il suo nel processo. Così il suo istinto di sopravvivenza entrò in circolo, e lui si ritrasse di scatto come scottato.

«Non ci vado.»

«Non… non ci vai?»

«No. I balli sono una perdita di tempo. E poi non so nemmeno ballare.»

«Neanche io so ballare» ammise Mathis. «Però pensavo che, se ti va, potremmo…»

«Non mi interessa il ballo» liquidò, prima che il ragazzo potesse fare il nome di Claire o di qualche altra ragazza che non aveva dubbi fosse antipatica. «Scusa, ma non posso aiutarti.»

Figlio della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora