Non farò più un viaggio di diciotto ore in macchina, mai più, anche perché guidare per cinque ore di fila non mi piace. Non mi è mai piaciuto guidare tanto in generale.
Per non aggiungere il fatto che stamattina Jason si è svegliato con il piede sbagliato e non facciamo altro che litigare, per la musica, per cambiare corsia, per fermarci a fare una pausa, tra poco mi giudica anche per come respiro. Sembra avere il ciclo.
Finalmente dopo questo parto di viaggio, arriviamo all'hotel, recuperiamo le nostre valigie e troviamo il coach ad accoglierci più sorridente di questa notte.
«Bene, la stanza 113 si può cambiare per prendere una quadrupla? Anche la 234 se si può» chiede gentilmente il coach alla donna della reception, la donna controlla sul computer
«No, mi dispiace» dice, non mi piace
«Come prego? Le avevo chiesto appena arrivarti il cambio delle stanze e ha detto che probabilmente si potevano cambiare»
«Esatto signore. Avevo detto probabilmente, ma non è più possibile ora» ripete la donna
«Ma noi avevamo prenotato 8 camere triple, 9 camere quadruple e una camera singola» insiste il coach. Sinceramente ora l'unica cosa che voglio è sentire le persone litigare e alzare la voce, ma se non c'è un'altra stanza giuro che potrei mettere a piangere e pregare la donna per darci anche un divanetto della hall su cui dormire.
«Avete 10 camere triple, 7 camere quadruple e una camera singola. Se tornano i conti le stanze sono diciotto»
«Certo, ma se avete dato più camere triple che quadruple, è ovvio che per noi non c'è una stanza» interviene Jason nervoso. Non ha dormito bene stanotte e questa receptionista sta mettendo a dura prova la pazienza di tutti, perciò se Jason non urlerà nel giro di 5 minuti è un miracolo
«Provvederò subito. Mi dispiace, torno subito» la donna se ne va a occhi bassi, il coach e Jason sbuffano allo stesso momento.
La donna incredibilmente torna dopo poco meno di cinque minuti
«Ci dispiace molto per il disagio. Ad ora tutte le stanze dell'hotel sono occupate per il torneo di Football di inizio stagione. Ma sono riuscita a liberare questa camera doppia» posa la chiave della stanza sulla scrivania davanti a noi
«Letti separati?» chiede il coach, la donna annuisce, si gira verso di noi
«Va bene ragazzi?» annuisco, Jason accetta, i letti separati di certo non possono impedire del sesso, ma sia io che Jason non diciamo una parola al coach e lui non ha tanto meno qualcosa da ridirci.
Saliamo in stanza, Jason si fa la doccia mentre io sistemo la mia valigia e alcune cose, il capitano dei miei stivali è troppo stanco per la cena, dunque resta in camera, io invece al contrario potrei mangiarmi anche il tavolo, dunque scendo a cenare, lasciando Jason e i suoi capelli ricci gocciolanti in camera.
Camila mi assale non appena mi vede e devo dire che è l'ultima cosa che volevo. Volevo mangiare velocemente e poi andare a dormire, ma penso che questo non sarà affatto possibile.
Camila e Jennifer iniziano a parlare e bombardare di domande, se sono pronta per domani, se sono in ansia o nervosa; e devo dire che prima che me lo ricordassero ero molto tranquilla, ma ora non la smetto di mangiarmi le unghie per il nervosismo. E se non sono all'altezza? E se sbaglio passi della coreografia? E se, più importante, cado?
«Avanti, la state terrorizzando. Lasciatela andare a riposare ragazze» interviene Oliver prima che mi sia mangiata anche la carne delle mie dita. Gli lancio uno sguardo di ringraziamento e filo di corsa alla camera che condivido con Jason.
Quando entro è già tutto buio e sento il respiro pesante di Jason che dorme, duque mi cambio in bagno, mettendomi il pigiama, recupero la mia maschera per gli occhi che uso per dormire e mi infilo nel letto.
Solitamente non uso mai la maschera per gli occhi per dormire, perché camera mia è sempre buia, ma la porto sempre con me in viaggio, perché non riesco mai ad addormentarmi se non c'è buio totale.Quando mi sveglio, diversa luce proviene dalla finestra aperta e devo dire che fa freddo. Mi alzo per andare a chiuderla, ma vedo che sul piccolo balcone della stanza c'è Jason che guarda fuori.
Mi appoggio allo stipite della portafinestra, dalla nostra camera non posso dire che abbiamo una bella vista di Boston, solo alcuni palazzi e case, ma è sempre meglio di nulla.
«Sembri molto concentrato» spezzo il silenzio, lo è. Lo affianco sul piccolo balcone e noto che ha gli occhi chiusi e sta facendo lunghi respiri
«Sei in ansia per la partita?» domando, ancora nessuna risposta. Quando sto per ritornarmene in camera arrabbiata, Jason parla
«È un metodo di meditazione che uso tutte le mattine che ho una partita» se già di per sé era strano vedere Jason in silenzio e tutto solo sul balcone, il tocco di grazia lo da la meditazione, fa sul serio?
«Tra tutte le cose che mi potevi dire, l'ultima in assoluto a cui potevo pensare è la meditazione» sorrido. È solo una battutina, ma è per scherzare, non per insultarlo. In realtà penso che sono io quella più nervosa tra i due. Sono nervosa perchè stasera dovrò esibirmi per la prima volta e ho paura di rompermi l'osso del collo
«Dovresti provarci anche tu. Sento da qui la tua energia negativa che mi influenza» ha ancora gli occhi chiusi e sembra serio. Ora la situazione sta diventando strana. Fa davvero sul serio? Cerco di mantenere il contegno, ma è più forte di me e gli rido in faccia. Jason apre un occhio e mi guarda, cerco di trattenere le risate, ma poco dopo ride anche lui insieme a me.
«Ci stavo per credere» rivelo «Dovresti considerare la carriera da attore» Jason scuote la testa con ancora un sorriso sulle labbra.
«Provaci sul serio» si gira fronteggiandomi «Chiudi gli occhi e rilassati» mi ordina. Faccio come dice, ma nulla è cambiato
«Non penso stia funzionando» do voce ai miei dubbi.
«Stai pensando troppo» mi dice semplicemente Jason con la voce rilassata «Cerca di svuotare la mente» la sua voce è come un mantra, ma non mi aiuta per niente, non riesco a rilassarmi «Ariana» dice Jason, apro un occhio e noto che il capitano della squadra di Football mi fissa «Sento da qui il tuo piccolo cervello pieno di pensieri e ansie»
«Piccolo?» domando stizzita, Jason sospira rumorosamente, lo sto facendo incazzare, ma non è colpa mia se non mi riesco a riposare «Cosa ti fa rilassare solitamente?» domanda il riccio, alzo solo un sopracciglio in risposta facendo un sorrisetto, Jason scuote la testa ridacchiando e torna all'interno della camera.
Boston non ha proprio una temperatura ideale, è più fredda di quello che mi ero immaginata, così chiudo la portafinestra e vado verso il bagno per cambiarmi.
Mi osservo nello specchio prima di andare in doccia, ma spalanco la bocca, cosa diavolo gli avevo detto?
Spalanco la porta del bagno, ritornando nella camera, solo per ritrovarmi Jason a petto nudo con una maglietta tra le mani.
«Avevo detto niente baci sul collo. Cos'è questo?» chiedo al capitano indicando il succhiotto sul lato sinistro del mio collo
«Un succhiotto» il suo sorrisetto da stronzo «Inoltre dovresti proprio prepararti, Oliver mi ha mandato un messaggio, andremo al campo per un piccolo allenamento questa mattina, partiamo tra quaranta minuti. In più dovresti calmarti, è solo un succhiotto, coprilo con del trucco» alza le spalle con nonchalance il moro, indossando la maglietta nera
«No che non sto calma Jason, te l'avevo detto che non dovevi. La situazione in più è già strana ce dobbiamo dividere la stanza. Non sai quante domande mi fa Camila, pensa che io mi sia presa una sbandata per te» continuo agitata. Se prima ero normale e quasi tranquilla, ora mi sta salendo il nervoso, Jason mi sta facendo salire il nervoso, per chiarezza «Ariana» Jason fa un passo verso di me «Respira» mi mette le mani sulle spalle, faccio un lungo respiro. Non è cambiato molto. Ne faccio un altro. Gli occhi di Jason questa mattina sono molto blu. Al terzo respiro torno apparentemente calma.
«Sei davvero così nervosa per la partita?» che domanda stupida, fa davvero sul serio? «Certo che si, genio. Questa notte ho sognato di cadere dalla piramide e rompermi l'osso del collo, per non parlare di tutte le persone che ci saranno a guardarmi, certo che sono nervosa, anche perché se non faccio la coreografia dovrò andare in giro a scuola in reggiseno e dovrò mettere a soqquadro l'ufficio del preside. Se mi chiedi ancora una volta perché sono nervosa ti spingo giù dal balcone» parlo a macchinetta, concludendo con un sorriso «Wow» ridacchia Jason, le sue mani sono ancora sulle mie spalle, anche lui sembra accorgersene.
Jason si schiarisce la voce «Posso aiutare a farti rilassare» inizia «Ma devi promettermi che staccherai i pensieri, stacca tutto, solo per alcuni minuti» la sua mano destra sale fino alla mia guancia, annuisco in risposta. Jason avvicina il viso al mio e le nostre labbra si uniscono, è un bacio così diverso dal solito. È dolce, lento, non bramoso e rude come il solito Jason.
Jason mi conduce verso il mio letto mentre continua il bacio, così faccio come mi ha detto. Stacco i pensieri, stacco tutto e mi godo il suo tocco sulla mia pelle.
La lingua di Jason danza una misteriosa sinfonia con la mia, mentre sento le sue mani su di me, sono ovunque, ma anche da nessuna parte. Jason mi fa distendere sul letto, apro leggermente le gambe per fargli spazio, la sua mano sinistra si posiziona dietro la mia testa, tra i miei capelli per spingermi sempre di più contro di lui mentre la sua mano destra inizia a scendere lungo il suo corpo. Finalmente le sue dita trovano il mio centro, inarco la schiena contro di lui mentre affondo le mani nei sui ricci mori. Le dita di Jason si muovono lentamente dentro e fuori di me, è una tortura, ma Jason è bravo in quello che fa, quindi lo lascio fare. Anche quando le sue labbra lasciano le mie e iniziano a scendere verso il mio collo. Almeno ha la decenza di mordermi nello stesso punto in cui ho già il succhiotto, le sue dita ora sono poco più veloci, ma sempre una tortura. Gemo rumorosamente quando, alzando la maglia del mio pigiama, prende il mio capezzolo tra i denti, un brivido di piacere mi scuote «Jason» dico con la voce roca, ma Jason continua fino al mio bacino, abbassandomi i pantaloni del pigiama.
«Non ti preoccupare, bambola. Lasciati andare» sussurra Jason, le sue dita poi sono sostituite dalla sua lingua. Apro di più le gambe per lui, spingendolo più verso di me, mentre ancora una volta affondo le dita nei suoi ricci. La sua lingua è esperta e devo dire che neanche compara Robert, quando Jason spinge anche un dito dentro di me continuando a lavorare con la lingua, emetto un altro gemito di piacere. Jason ha decisamente un talento per il sesso e n0n mi pento per niente di avere fatto il nostro patto, non quando sono a un passo a venire sulla sua lingua. Jason spinge il secondo dito dentro di me aumentando la velocità e il ritmo, sento l'orgasmo montare dentro di me e quando vengo scossa dai primi brividi di piacere, Jason affonda di più le dita e la lingua in me, con spinte precise, facendo durare il mio orgasmo di più.
«Penso tu mi debba un bel lavoretto, bambola» sorride Jason mentre osserva il mio orgasmo scemare, senza dire nulla prendo il suo viso, facendo unire le nostre labbra, mentre mi spingo di più verso di lui «Per quanto io voglia, Ariana, devi cambiarti, sei in ritardo» dice a pochi centimetri dalle mie labbra. Ora i suoi occhi sono di un azzurro cristallino stupendo, chiaro come l'acqua di un lago illuminata dal sole splendente. Deglutisco rumorosamente, Jason si sposta da sopra di me lasciandomi la via libera verso il bagno, così mi affretto ad entrare nella doccia dopo avere chiuso la porta.
Che cosa è appena successo?
È successo che ho avuto l'orgasmo più potente e bello della mia vita. Jason mi ha stravolta, mi ha fatto venire senza nemmeno usare il suo cazzo. Ma la sua lingua, la sua lingua ragazzi.
Sono costretta a posizionare la temperatura sul freddo, perché se continuo così vale la pena che inviti Jason nella doccia.
È vero, abbiamo avuto tante sedute di sesso, su un letto o in bagno, ma questo orgasmo che il capitano della squadra di Football mi ha procurato, mi fa riconsiderare tutte le sue capacità. Mica si è trattenuto per tutto questo tempo, vero?
Cerco una volta per tutta di concentrarsi sull'acqua quasi gelata che mi scorre addosso e distolgo i pensieri da Jason. Più facile a dirsi che a farsi.
Quando torno nella camera, fortunatamente Jason non c'è, forse è meglio così.
Metto dei leggings, un reggiseno sportivo, una maglietta qualunque per fare allenamento e una felpa pesante di quelle che ho portato.
Scendo alla reception, solo per notare che Camila e Jennifer mi stanno aspettando «Jason ci a detto che saresti stata lenta a fare la doccia, ma non pensavo così tanto» mi dice Camila, accenno uno sguardo di scuse mentre ci dirigiamo all'esterno «Tutti sono già andati, ma Jason ha detto che ci lasciava il pick-up all'unica condizione che saresti stata tu l'unica a guidare» aggiunge Camila, annuisco prendendo le chiavi dalla sua mano «A che ora inizia la partita?» chiedo mentre entriamo nel veicolo. Cerco di scacciare il pensiero di me e Jason in questa macchina che facciamo sesso e mi concentro sulla voce di Camila «La partita inizia alle 5:30 ma noi non ci esibiremo prima delle 6, tranquilla» non stavo nemmeno pensando alla mi esibizione. Jason mi aveva promesso di farmela dimenticare e così ha fatto «Com'è la prima squadra? Possiamo batterla?» chiedo cercando di seguire il navigatore per arrivare al campo sane e salve, invece di pensare al coglione di Evans
«Si, si. L'abbiamo fatto diverse altre volte. L'unico problema è se riusciamo ad arrivare in semifinale, probabilmente ci scontreremo con la squadra da New York, non sono così forti, ma sono grossi e fanno male. L'anno scorso Liam si è procurato una storta alla caviglia, Cameron una costola incrinata e Oliver si è quasi rotto una gamba. Ce l'abbiamo fatta a fatica a vincere la finale senza di loro. Ovviamente però la squadra di Boston è quella da battere. Loro dal momento che sono la squadra in casa, giocheranno solo due partite e praticamente sono già qualificate per la semifinale. Ad ogni modo li abbiamo già battuti» mi rassicura Camila «A mala pena li abbiamo battuti l'anno scorso nel torneo di apertura di stagione. Poi ci hanno schiacciati pochi mesi dopo in una partita importante, dunque siamo scesi in classifica e abbiamo dovuto giocare nel girone peggiore. Alla fine per fortuna Jason ci ha fatti vincere ancora una volta il campionato» spiega Jennifer. Non pensavo che le Cheerleader fossero così interessate al Football, pensavo che la metà, anzi 75% di loro fosse nella squadra solo per mettersi in mostra. Invece ora scopro che in realtà, loro ci tengono alla squadra e al campionato.
«Lo farà anche quest'anno. Sapete quando verranno gli esaminatori dalle università?» chiedo parcheggiando poco distante dal campo da Football «Tecnicamente solo alla finale. Sai che anche a noi Cheerleader possono dare una borsa di studio? Ci porterebbero ad un livello completamente differente. Le Cheerleader delle università non si esibiscono soltanto negli intervalli, ma vanno a delle gare vere e proprie contro altre università. Hai intenzione di farti notare dagli esaminatori?» domanda felice Camila «Oh no. Mi sta iniziando a piacere essere una Cheerleader, ma la mia coordinazione mi impedirebbe di essere perfetta. Non ci tengo, voi?» domando verso Camila e Jennifer metre avanziamo verso le altre componenti delle Cheerleader che si stanno già riscaldando «Mi piacerebbe molto, ma l'anno scorso ho fatto una brutta caduta e il ginocchio mi è peggiorato. Anche se volessi non potrei gareggiare a quei livelli» spiega Jennifer facendo un piccolo sorriso mettendosi al suo posto per il riscaldamento, aspetto una risposta da Camila «Oh, non guardarmi così, non sono abbastanza brava. Non ho nessun talento speciale» fa un sorriso triste il mio capitano «Non importa, devi solo attirare l'attenzione e fare colpo» le dico aspettando una risposta più soddisfacente dalla bionda
«Mia madre è stata una Cheerleader ad alti livelli e ha vinto il campionato nazionale. Da quando ero bambina sognavo di essere com lei. Quando l'ex capitano mi ha n0minata due anni fa prima di diplomarsi pensavo che sarebbe stato facile. Ma non è così. Ho provato e provato per anni a farmi notare, ma non sono bravissima o speciale, sono solo normale» alza le spalle sconfortata, sembra così umana. Fino a un mese fa pensavo che Camila fosse un robot sempre di buon umore, solo ora capisco che è una persona esattamente come me «Camila» attiro la sua attenzione, i suoi occhi si spostano dall'erba nei miei «Sei la Cheerleader più brava che io abbia mai visto. Ero così terrorizzata la prima volta che ti ho visto fare tutte quelle capriole che quasi me ne sono corsa via, anche a costo di perdere la scommessa. E sai quanto a me piaccia vincere» la incoraggio «E non ti preoccupare, se arriviamo in finale, cosa molto probabilmente, ho già in mente una piccola variazione della coreografia per fare risaltare il tuo talento. Fidati, quegli esaminatori faranno la fila» prometto a Camila di aiutarla come ho fatto con Jason, ho già perfettamente in mente cosa fare e voglio aiutarli entrambi, se non per me, per mia madre. Mi ha sempre insegnato ad aiutare i miei amici quando posso e nella mia situazione sonno in grado di aiutarli, dunque lo farò.
Mentre facciamo il nostro leggero allenamento, solo per ritoccare e provare la coreografia, penso. Penso che mi manca mia madre. Quest'estate ho passato un mese da lei e dal suo compagno, eppure mi manca già. Ho promesso di passare con loro il Natale e il primo dell'anno con mio padre, infatti sono un sacco emozionata, anche perché manca poco più di un mese.Il coach ci lascia libera scelta, possiamo passare il pomeriggio libero per Boston ma rientrare prima della partita e non uscire stasera per festeggiare, oppure stare all'hotel questo pomeriggio e uscire stasera. Senza nessun indugio o votazione, decidiamo di uscire questa sera «Sono molto felice che tutti siate d'accordo tra di voi ma devo mettere delle regole» guarda tutti noi. Siamo nella hall dell'hotel e tutti ascoltano sorprendentemente. Il coach è un santo ma anche molto rilassato in quanto di regole, ma è severo nel farci rispettare quelle poche che ci sono «Prima regola. Avete le vostre rispettive stanze, dunque niente affollamenti, ammucchiate o cambi di stanza durante la notte e dopo il coprifuoco. Non voglio avere a che fare con genitori arrabbiati perché le figlie sono rimaste incinta. So che molti di voi sono fidanzati, abbiate la decenza soltanto di non farvi scoprire» una piccola risata generale «Seconda regola. Nessuno esce di notte da questo hotel. Se dovete andare da qualche parte anche durante il giorno me lo dovete chiedere. Siete sotto la mia responsabilità finché non vi dirò che avete tempo libero. Volete andare fuori a fumare una sigaretta durante il pranzo? Me lo chiedete. Volete andare al supermercato perché il cibo dell'hotel non è il massimo? Me lo chiedete. Volete uscire da questo posto per andare a rimorchiare? Me lo chiedete. Ho chiesto alla reception di tenere un foglio con il vostro elenco. Loro non sanno chi siete ma vi chiederanno quando tornate il vostro nome così da spuntare il vostro nome dalla lista una volta sarete tornati. Solo all'una e mezza mi chiameranno se tutti non doveste essere tornati» guarda tutti noi «Se fate estremo ritardo lo saprò e non vi farò uscire il giorno dopo, chiaro?» chiede il coach, tutti annuiscono «Terza e ultima regola, l'hotel ospita anche le altre squadre che partecipano al torneo, sono i vostri avversari, lo capisco, ma niente risse. Guardo soprattutto i maschi ma vale anche per voi signorine» il coach osserva le cheerleader, soffermandosi qualche secondo di più su di me. Cosa dovrei fare? Tirare i capelli alle nostre avversarie? Il coach continua il suo discorso «Credo in voi come squadra, giocatori e Cheerleader. Quest'anno è l'ultimo per molti e il primo per altri. Non voglio la finale assicurata come quelli di Boston, voglio solamente un gioco pulito e che vi divertiate. Gradirei non essere svegliato e chi non si regge in piedi al riscaldamento prima della partita può stare certo di un posto in panchina. Siamo qui per giocare a Football, non solo per uscire la sera. Detto questo, sparite dalla mia vista e non tornate fino a questo pomeriggio, voglio farmi una dormita come si deve su una delle sedie massaggiatrici della sala relax» conclude il coach facendomi sorridere. Il coach sarà anche severo e brusco a volte, ma si vede che ci tiene. Fa cenno a me e a Jason di restare indietro «Devo ringraziarvi particolarmente ragazzi. Avete fatto un lungo viaggio in macchina e sonno felice di premiarvi allungandovi di un'ora il coprifuoco ma non fatemi pentire della mia decisione di darvi fiducia. Ricordate la regola numero uno» con questo il coach si avvia verso la sala relax mentre sorrido.
«Ariana, io e Jennifer vogliamo vedere un film nella nostra camera insieme a Mary, vieni?» chiede Camila che mi stava aspettando, lancio un occhiata a Jason e mi avvio verso il capitano delle Cheerleader «Ti inviterei Jason ma ho sentito che Oliver non ha altra voglia che batterti ad una partita ai video games» spiega Camila mentre ci avviamo verso l'ascensore seguite dal riccio. Le stanza delle ragazze sono tutte al secondo piano, mentre quelle dei ragazzi al terzo, la mia stanza e quella di Jason è al sesto e ultimo piano dell'hotel. Scendo dall'ascensore senza voltarmi a guardare Jason, più lo ignoro quando siamo con altre persone, meglio è.
Camila non sarà un genio ma se gli sbavo dietro sembrerebbe sospetto e non voglio perdere l'amicizia della bionda. In queste ultime settimane abbiamo legato di più e talvolta invitavo anche Bry quando Camila mi invitava a fare shopping con lei. Io, lei, Jennifer, Bry e Mary formiamo un bel gruppo e siamo molto in sintonia, mi piacciono molto. Pensavo che tutte le Cheerleader fossero stronze e superficiali, ma non è vero e sono felice di essermi ricreduta.
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Senza impegno
ChickLitDimenticatevi l'amore, dimenticatevi la solita e banale normalità. Se per una volta i due protagonisti non trovassero l'amore fin da subito? Un patto, una scommessa e il capitano della squadra di Football potranno mai cambiare l'ultimo anno di lice...