15 Agosto 1977
James Potter.
Se le ore sono solo un'invenzione dell'uomo per misurare quello che noi chiamiamo tempo perché allora erano diventate pesanti persino sulla mia pelle? Dove era finita la bellissima sensazione del non sentirle proprio quelle lancette annunciare una nuova ora? Forse era solo sparita temporaneamente ma qualcosa era cambiato, lo sapevano loro e lo sapevo io.
«Una rosa per tenerci al sicuro, raccoglila ogni volta che sarai al sicuro, vuol dire che lo sarò anch'io» Erano le poche parole, il piccolo stratagemma per tenerci al sicuro che avevo inventato, ma la rosa era da giorni che riposava da sola rimasta sola con le sue spine io con i miei dubbi. Non era passato dopo tutto così tanto, lo sembrava, ma mi convinsi che lo stare troppo attaccato a Sirius mi aveva contagiato. Stavo esagerando. Infine era arrivata la risposta che tanto attendevo, non conteneva molte parole ma era qualcosa su cui potevo ancora aggrapparmi. Così appena lessi la lettera di Regulus, preparai i vestiti che avrei usato l'indomani e attesi che la notte passasse per sgattaiolare fuori dalle mie coperte. L'abitudine mi aveva ormai fatto diventare un esperto ad essere un'ombra che si muoveva in un perfetto silenzio, un silenzio udito però da mia madre.
«James, esci di già?» Non era un richiamo severo, non lo era mai quando si trattava di lei. La guerra non mi avrebbe portato via quella donna, era una delle poche certezze di cui potevo metterci la mano sul fuoco, quella donna non sarebbe cambiata, nonostante gli anni, gli odi delle altre famiglie, lei sarebbe rimasta uguale alla buona e splendente donna che era sempre stata dal mio primo respiro fino ad adesso. «Devo andare in un posto ma tornerò presto.» Dissi di fretta mentre mi allacciavo le scarpe. «James.» Alzai lo sguardo ma lei si era già seduta accanto a me sul mio stesso gradito, mi sembrava di ritornare al mio primo giorno ad Hogwarts. Io che mi allacciavo le scarpe e lei lì ad aspettarmi. «È successo qualcosa?» Appoggiò una mano sulla mia e attese.« Niente, non è successo nulla di nuovo, mamma.» Era difficile mentire a lei, non perché non ne fossi in grado, ma perché mi conosceva troppo. Fin da quando ero piccolo aveva imparato a prevedere le mie mosse, sarebbe stata una sconfitta per un malandrino ma con lei no. Avevo vissuto la mia infanzia con la consapevolezza di poter arrivare a toccare la luna tanto a ogni mia caduta ci sarebbe stata lei, un consapevolezza che lei mi aveva donato e che io avevo regalato. Questa volta però era diverso, lei non sapeva, non mi avrebbe chiuso le ferite in caso di sconfitta, lo avrei dovuto fare da solo e andava bene così.
Si alzò, prese la mia giacca e mi aiutò. «Non sono un bambino mamma.» dissi quasi per rimprovero e lei sorrise. «Lo siete tutti.» La sua dolce voce risuonò e io non capii cosa intendesse dire ma lasciai perdere facendomi avvolgere ancora una volta da un suo abbraccio. «Stai attento.»
«Te lo prometto.» Fu l'ultima cosa che le dissi per quella mattinata.
Londra quel giorno era baciata dal sole e non c'erano molte persone che potevi incontrare. Le strade erano meno affollate e sembrava che i turisti oggi avessero tutti deciso di prendere un'altra meta, tutto questo era accompagnato da una sensazione di tranquillità che mi piaceva ma con qualcosa di fuori dall'ordinario. La lettera indicava un punto d'incontro nuovo e non era spiegato il perché di questa scelta, ma andava bene, anche essa diceva che andava tutto bene.
Così arrivato al bar prescelto attesi seduto. Ordinai anche da bere nell'attesa, ma non bevvi nulla, controllai solo l'orologio e le lancette scorrere in attesa di un cambiamento. Volevo persino controllare lo specchio che avevo messo vicino al fiore per vedere se fosse ancora là. Era uno specchio collegato ad un altro, il primo lo avevo regalato Sirius, questo lo usavo solo io, ma non lo feci perché arrivò e nonostante fosse in ritardo non c'era nulla diverso, il suo viso era lo stesso, anche l'espressione o i capelli. Mi alzai ma mi indicó di sedermi e allora lo feci e cambiai improvvisamente espressione. «Che succede?» Chiesi ma non mi guardò.
STAI LEGGENDO
Mine // Jegulus
FanfictionÈ l'estate del 1977, più precisamente è luglio, questo significa che il tempo sta per scadere per Regulus. Un tempo che sta mirando sempre di più ad unica porta senza via d'uscita. Non è facile avere 16 anni in un mondo che è sempre più predisposto...