21. Telefonate non più anonime

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Quella notte, Louis non riuscì a dormire bene

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Quella notte, Louis non riuscì a dormire bene. Nel letto a due piazze dell'hotel, troppo grande per una persona sola, girava costantemente, cambiando posizione e socchiudendo gli occhi per far arrivare più in fretta il sonno.

La sua mente non voleva tacere. Era come se alcuni pensieri stessero bussando alle sue tempie, dicendogli che doveva prestare attenzione, ma non sapeva a cosa si riferissero. Spezzoni di frasi gli solleticavano la mente, mescolandosi e sovrapponendosi, dotati di una certa vita propria, intenti a lavorare per lui, visto che lui non sembrava intenzionato a collaborare.

Si arrese con uno sbuffo, guardando il soffitto, concentrandosi sulla piccola crepa che adornava uno degli angoli. Il ticchettio dell'orologio scandiva una scadenza, segnando l'una e mezza di notte. L'una e quaranta. Le due meno cinque.

Aveva il volo di ritorno il pomeriggio seguente e non voleva arrivare stanco in aereo. Non gli piaceva dormire mentre era in volo, perché volare lo spaventava e voleva tenere la situazione sott'occhio. Fece scorrere le mani sulle lenzuola, sentendone la morbidezza a contatto con i polpastrelli, ed emise un gemito di dolore quando il sedere strusciò sul tessuto. Harry l'aveva rovinato per bene.

Quando pensava a Harry, non riusciva più a provare la rabbia che sentiva all'inizio verso di lui. I suoi sentimenti a riguardo erano confusi e colorati, come un miscuglio di tempere diverse, come ingredienti sparsi di un frullato di frutta. Non era mai riuscito a superare la loro rottura, quello lo sapeva, ma non avrebbe mai creduto possibile tornare a condividere una certa intimità con lui.

La carriera, per Harry, veniva prima di tutto. Sin da quando era molto giovane, l'importante per lui era diventare il migliore in tutto, a costo di allontanarsi dalla famiglia e dai suoi amici pur di riuscirci. E aveva funzionato, visto che era riuscito a farsi un nome, a costruire un'identità indelebile.

In quel preciso istante, le idee che fino ad un attimo prima si sovrapponevano trovarono un incastro, bloccandosi e mostrando un'immagine, un volto, circondato da frasi. Louis si tirò su a sedere di colpo, appoggiandosi con le mani al materasso quando gli girò la testa. Rimase senza fiato, combattendo contro le vertigini, poi afferrando rapidamente il telefono dal comodino.

Forse stava esagerando, forse quella deduzione era totalmente sbagliata, ma valeva la pena fare un tentativo. Il suo stomaco fece un salto quando vide che Harry era in cima agli ultimi contatti chiamati, in cima alle chat, in cima ai suoi pensieri, dappertutto.

La linea suonò libera due sole volte, prima che Harry accettasse la chiamata. "Anche tu non riesci a smettere di pensare a quella gran bella scopata?"

Louis si immobilizzò a bocca aperta. Ciò che voleva dire passò in secondo piano e arrossì, grato che l'altro non potesse vederlo. "Hai vinto due premi e pensi a quello?"

"Certo, mica sono cretino. Mi hai chiamato per fare sesso telefonico?"

"N-no", balbettò, ritrovando a fatica la concentrazione. Scosse la testa, come avrebbe fatto dopo un tuffo, allontanando pensieri erotici e non acqua. "No, Harry, porca troia."

The Broken Hearts Club || [larry stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora