Never~13

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18 luglio 1977

Mi svegliai nel mio letto, in qualche modo ieri ci ero arrivato. Avevo ancora l'immagine di mia madre che mi ordinava di risponderle mentre mi chiedeva dove fossi stato. Non avevo proferito parola, e nonostante questo aveva provato a cercare tra gli angoli della mia mente non riuscendo  a trovare nulla che potesse ricordare anche solo il suo profumo. Avevo cancellato tutto prima di superare la porta, cancellato era per dire, lo aveva solo messo in una stanzina del mio cervello per poter liberare il tutto più tardi. Avevo imparato questa tecnica da bambino, Narcissa e Sirius mi avevano aiutato a migliorarla. Serviva per non far vedere cose che non volevamo far sapere e così mentre io chiudevo la mia mente lei dentro di me trovava solo se stessa e si illudeva che aveva fatto un bel lavoro con me.

Nonostante potessi aprire la stanzina non ne avevo assolutamente nessuna voglia, avrei solo voluto che non esistesse nemmeno nella mia testa, ma non potevo tenerla nascosta per sempre, sarebbe stato troppo impegnativo e io non ero bravo come Narcissa o come Sirius.

Avevo scritto una lettera sia a lei che a Barty quel giorno, solo uno dei due si presentò e fu il mio amico. Probabilmente mia cugina era troppo impegnata o la lettera le era arrivata troppo tardi.

Quando bussò alla porta mia madre lo guardò attentamente. Poi gli chiese perché ero stato via per così tanto e Barty per mia fortuna aveva trovato veloce una scusa credibile prendendosi anche la colpa. Era come un secondo fratello per me quel ragazzo, aveva un istinto protettivo nei miei confronti che me lo faceva chiamare tale. Quando arrivò in camera mia mi trovò disteso sul letto. Non avevo avuto nemmeno le forze di cambiarmi figurati di alzarmi per aprirgli la porta. L'unica cosa che ero riuscito a fare era scrivere. Nei suoi occhi riconobbi la preoccupazione di un amico e quando mi aiutò a sedermi sentii anche quanto avessi il bisogno di spiegargli tutto. Non mi interessava se qualcuno avesse sentito le parole proibite che in questa casa non potevo dire, in quello stato non potevo che peggiorare. Barty però aveva altri piani piuttosto che ascoltarmi. Infatti non disse nulla se non promesse. «Devi stare tranquillo, mi occupo io di te, promesso.»

Mi lasciai portare in bagno, non feci resistenza nemmeno quando iniziò a togliermi i vestiti o quando mi mise nella vasca per lavarmi. Sembravo un malato che non riusciva a camminare e in parte era così ma la parte peggiore era il mio volto così privo di emozioni che avrebbe spaventato chiunque. Quando iniziò a lavarmi non me ne accorsi, iniziai semplicemente a piangere ed a raccontare.

Non dimenticai nessun particolare, raccontai gli incontri,le emozioni, l'incidente, il quadro, il piano e infine il bacio. Ma non mi fermai solo ai ricordi belli perché non erano quelli che volevo lasciare andare via. Raccontai anche la conversazione che avevo sentito di nascosto e di come me ne ero andato via rifiutando di piangere davanti a lui. Barty mi ascoltava, stava fermo e zitto senza dire una parola. Sapeva che volevo il silenzio perché solo con il silenzio potevo sfogarmi, le parole sarebbero arrivate dopo. Una volta che il racconto finì lui mi stava già medicando le ferite e piano piano mi rivestiva. Non disse nulla nemmeno in quel caso, voleva prima farmi stare meglio fisicamente poi avrebbe pensato anche alla mia anima. Quando uscimmo dal bagno mi disse di aspettare sul letto, mi disse che sarebbe tornato subito e che non dovevo preoccuparmi.
Quanto volevo fare solo qualcosa che fosse almeno un minimo di quello che stava facendo lui per me.

Tornò come promesso poco dopo, aveva ordinato al mio elfo di cucinarmi qualcosa. Solo lui oltre agli altri membri della mia famiglia ascoltava, questo perché una volta che Sirius era andato via gli avevo ordinato di eseguire ogni suo ordine come se fosse parte della famiglia e infondo lo era, almeno della mia di famiglia sicuro. Mangiai e fu in quel momento che iniziò con le domande.

«Quindi ti piace?» Chiese, se lo avessi detto ad Evan probabilmente mi avrebbe urlato contro e mi avrebbe paragonato a mio fratello ma Barty non era Evan quindi non reagiva così, non con me.

«Non lo so.» Risposi cercando di non ricordare il modo in cui mi ero sentito dopo il bacio. «Però lo hai baciato anche tu.»

«Mi sentivo felice.» Alzai lo sguardo verso di lui. Era seduto con le gambe incrociate e teneva gli occhi fissi su di me. «Cosa devo fare?» Chiesi e lui sospirò per poi avvicinarsi a me e sedersi alla mia destra. «Per prima cosa è un lurido presuntuoso che pensa che un non ancora mangiamorte possa sapere anche solo qualcosa. Seconda cosa non è nemmeno furbo di mente da non farsi beccare da te. E terza non devi vederlo mai più.»

Accentuò il mai quando finì di parlare, capii che non era un consiglio ma che era un ordine quello che mi stava dicendo e vedendomi stare zitto si rimise a parlare. «Non devi vederlo e non perché ha cercato di farti dire qualcosa che era ovvio che tu non potevi sapere, non devi vederlo perché ti ha ferito e mentito.»

«Quindi ha finto tutto?» Chiesi mentre distoglievo lo sguardo da lui. Non erano le parole che volevo sentire e che mi avrebbero aiutato a stare meglio ma erano le parole che indicavano quello che avrei dovuto fare, quello che sarebbe stato giusto per me. E sicuramente Barty non mi avrebbe mai detto di fidarmi di nuovo di James nemmeno se lo avessi supplicato, non lo avrebbe detto e il modo con cui lo aveva insultato lo faceva capire molto bene. «Regulus mai è mai. Non importa se ha finto o no.» Aveva alzato il tono della voce.

«A me importa.» Dichiarai e lo vidi alzarsi dal letto. «Ti importa di un lurido grifondoro bugiardo? Ti importa di un cavolo di traditore del suo sangue? Regulus sei più sveglio di così dai» «Barty, basta.» Cercai di calmarlo ma non si fermò.

«Pensi che se qualcuno ti scoprisse con lui si preoccuperebbe di più che sei un invertito o che stai con un cazzo di Potter?!»  Mi alzai e feci per buttarlo fuori da camera mia ma si aggrapò a me impedendomi di spingerlo fuori. «Fuori.» Non si spostò e allora raccolsi le mie forze per spingerlo ma fu più forte e cademmo entrambi sul letto. Si spostò da me e con tono più calmo disse. «Io non credo che abbia finto, anzi non lo credo per niente nonostante abbia già espresso cosa penso. No non ha finto Regulus, perché se avesse finto ti avrebbe lasciato morire, sarebbe stato molto meglio per loro avere un futuro mangiamorte morto che uno vivo che non sapeva niente. » Fece una pausa. «Secondo me c'è qualcosa che non ti ha detto ma ora so che vuoi saperlo ma non puoi. Non puoi fidarti di un bugiardo, ricordi cosa mi hai detto una volta che Sirius lasciò questa casa ?»

«Le persone non cambiano»

«Per questo non devi fidarti di nuovo. Un bugiardo non diventa una brava persona, continuerà solo a costruire altre scuse credibili per andare avanti la sua storia.»

Finì lì quel discorso così pieno di conforto e di lotta allo stesso tempo. Rimase solo per assicurarsi che io avessi mangiato tutto e dopo mi lasciò anche lui. Non poteva rimanere e non ne facevo una colpa ma il letto vuoto mi creava un dolore così forte che avrei preferito fosse rimasto qui con me, ma non poteva e quindi rimasi solo io e la mia ombra. Mi alzai solo per prendere il mio quaderno e cercare la pagina che conservava il suo sorriso. Lo rovinai con le mie lacrime e continuai a ripetere che Barty aveva ragione. Non aveva finto, ma non potevo comunque rivederlo, mai più.

Lasciai il quaderno aperto quasi come se fosse ancora una ferita che avrei curato con il passare del tempo. Chiusi gli occhi e mi addormentai subito. Non lo avrei più rivisto, questa era la decisione, non sarebbe nemmeno entrato nei miei sogni perché non glielo avrei permesso. La mattina seguente quando mi sarei svegliato avrei anche stracciato quella pagina. Sorrisi nel sonno a causa di  quei pensieri, sarei stato meglio senza di lui, non sapevo nemmeno se mi piacesse davvero, avrei dimenticato facilmente quel bacio. Mi girai sul fianco ma mi accorsi che forse avevo buttato giù il quaderno così aprii gli occhi per assicurarmi che non fosse caduto. Guardai sul letto e il quaderno non c'era allora mi girai verso sinistra e mentre il mio sguardo si posava verso il pavimento lo vidi aperto ma non da solo, una mano maschile lo teneva.

Mine // JegulusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora