Capitolo 24

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La stanza è vuota al mio risveglio. C'è solo Lee, ma non sta più piangendo. Sta messaggiando Maddy e mi dice allegro che mi saluta, ma noto che ha di nuovo gli occhi rossi a causa mia.

Lui si imbroncia quando non lo rispondo. - Le dico che ricambi, maleducato.

Ho la mente sgombra, come se stessi vivendo in un sogno e non riuscissi a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.

- Che ore sono? - domando debole.

- Le sette e venti di sera - mi risponde Lee e noto che dalla finestra alle sue spalle il cielo sta iniziando a tingersi di rosso.

Mi vengono in mente Josh e la mano fasciata di Ray.

- Ray ha colpito Josh? - chiedo cauto.

La cosa fa ridere Lee. - No, come ti viene in mente? Ray ha colpito un muro.

La cosa non ha più senso di ciò che abbia detto io. - Perché?

Lee continua a vedere lo schermo del cellulare come se non volesse guardarmi in faccia. - Immagino per lo stesso motivo per cui siamo arrabbiati tutti.

Lo sapevo, sono furiosi con me. Stanno facendo finta di tollerarmi perché sono brave persone, ma probabilmente li ho delusi parecchio.

- Anche Josh è arrabbiato?

- Lui è il più arrabbiato di tutti - confessa Lee apatico.

Deglutisco. - Mi odia tanto?

Lee alza finalmente gli occhi su di me. - Di che diavolo stai parlando?

Lee non è solito arrabbiarsi in questo modo e mi alzo a sedere preoccupato.

Spegne lo schermo del cellulare e alza la testa per guardarmi meglio. - In questo momento Josh odia se stesso, Cody.

Lo fisso confuso e lui sospira esasperato. - Credi anche che noi siamo arrabbiati con te?

Mi tremano le labbra quando lo vedo alzare la voce.

- No, scusami - Lee cerca di calmarsi vedendomi agitato - lo so che adesso sei sotto shock e drogato di antidolorifici, perdonami.

Lo sento rilasciare un lungo respiro. - Mi sono solo innervosito per un momento.

Lo guardo con la testa abbassata e lui torna a parlarmi con tono calmo. - Josh non è arrabbiato con te, nessuno di noi lo è.

- M-ma - balbetto, non so perché lo stia facendo così tanto oggi, mi sento solo insicuro di tutto - vi ho mentito.

- E noi non ce ne siamo accorti - il tramonto illumina di più le spalle di Lee che iniziano a tremare leggermente. Ha un cipiglio terribile, come se si stesse di nuovo trattenendo dal piangere. - Siamo i tuoi migliori amici, stavi con noi sempre, e noi non ce ne siamo mai accorti.

Vedo Lee mordersi il labbro e distogliere lo sguardo. - Quando Ray ci ha rivelato che ha avuto dei dubbi sulla questione mesi fa, a Josh è crollato il mondo addosso. Lui ti è accanto da molto più tempo di noi, non può perdonarsi il fatto che non lo abbia capito prima.

- Ma io - non è colpa loro, è colpa mia - io non ve l'ho detto.

- Dio, Cody - Lee si porta una mano nei capelli stringendoseli - lo sai cosa ci hanno detto i dottori? Hai traumi per tutto il corpo e sei pieno di cicatrici che probabilmente non andranno mai via. Come abbiamo potuto non farci mai caso?

Loro credevano che se stessi male era colpa della mia malattia. Sono stato io a continuare a far credere loro questo, è esclusivamente colpa mia.

Lee non sembra più riuscire a contenersi. Abbassa la testa e inizia a piangere passandosi una mano in faccia. Lo guardo sentendo le lacrime salire anche a me. Che cosa ho combinato? Cosa ho fatto ai miei amici?

La porta si apre e in camera entra Ray. Guarda arrabbiato Lee e gli dice che se deve piangere può farlo fuori.

Lee si scusa con me alzandosi e uscendo dalla stanza.

- Ray - gli afferro la maglia e lui si volta verso di me smettendo di essere accigliato.

- Che c'è, Cody? - mi domanda con tono pacato che non è da lui, e mi rendo conto di essere agitato.

- Lee ha detto che vi sentite in colpa - ansimo tenendo lo sguardo bloccato su di lui - ma è colpa mia.

Sento Ray sospirare e si siede accanto a me, nel posto dove prima c'era Lee. - Non è colpa tua, Cody.

Gli sto stropicciando il tessuto della maglia, ma a lui non sembra importare.

- La colpa è solo di quell'uomo - aggiunge.

Quell'uomo. Mio padre. Ma ora che non si occuperà più di me non c'è bisogno di continuare a chiamarlo papà. Però neanche prima si occupava di me, anche se, in una piccola parte in fondo al mio cuore, speravo che l'uomo amorevole che mi aveva cresciuto potesse di nuovo tornare e amarmi come faceva in passato.

Ora, invece, oltre ad avergli ucciso la moglie, gli ho portato via l'unica altra persona che amava, sua figlia.

Stringo la presa sulla maglia di Ray e tremo. - H-ho paura, Ray.

Con una mano mi prende la presa che ho su di lui e con l'altra mi stringe una spalla.

- Lo so - dice - ma io, Alec, Josh e Lee saremmo sempre al tuo fianco e non dovrai mai temere nulla.

Gli occhi mi iniziano di nuovo a lacrimare, non riesco a fermarmi. So che non dovrei credere alle sue parole perché non ho idea di dove domani sarò, ma per qualche ragione ci credo e sono contento di sentirle.

- Scusatemi - mi asciugo gli occhi con il dorso della mano sapendo che è inutile perché le lacrime continuano a uscire da sole - scusatemi.

Nella mia vista sfocata cerco di vedere Ray, ma lui sta guardando la porta, e seguendo il suo sguardo noto Josh fermo sulla soglia con una mano sul pomello.

Non so da quanto è fermo lì, ma dalla faccia sembra che abbia sentito tutto.

- Josh - lo chiamo annegando nelle lacrime.

"Ho bisogno di te, non mi abbandonare" gli vorrei dire, ma sembra che non ce ne sia bisogno.

Lui mi si avvicina, si siede sul mio letto e mi abbraccia senza fiato. Mi stringe la testa fortissimo e io piango più di prima. - M-mi dispiace tanto.

- È tutto finito - mi rassicura lui con voce rotta - va tutto bene adesso.

E io ci credo. Ci credo.

Singhiozzo stringendolo a mia volta contento di avere ancora i miei amici. Il profumo di Josh mi ricorda il rifugio, e mi passa solo per un attimo in mente l'idea che forse non rivedrò quel posto mai più.

Punto di rottura [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora