27. Sorpresa

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A fine gennaio, venni sospeso. Nel corso della mia carriera scolastica, non ne avevo mai ricevuto note o richiami, figuriamoci sospensioni. In più, soltanto qualche mese prima me ne sarei vergognato, oppure, come minimo, mi sarebbe dispiaciuto.

Invece, quel giorno, quando la professoressa me l'aveva comunicato, non avevo provato nulla; mi sentivo libero, dopo aver fatto fluire la mia rabbia.

I miei genitori erano senza parole: la sospensione si aggiungeva alla lista di cose "nuove" e impensabili di me.

"Andrea, sei cambiato" disse la mamma, turbata, "una sospensione! Dieci giorni! Sai quanto peserà sul voto finale? Quando mi hanno chiamata dalla segreteria non potevo crederci. Che cosa ti è preso? Me lo vuoi dire?"

"Già" aggiunse papà, fremendo, "non sei mai stato violento, nessuna lite. Per lo più nel bel mezzo della classe!"

"Sì, hai ragione" mormorai, atono, seduto impettito sulla sedia, mentre loro non gesticolavano e si mettevano le mani nei capelli. "Dovevo picchiarlo fuori".

Puntarono gli occhi sgranati su di me. "Andrea! Ma cosa ti prende?"

Esitai. Esitai perché era la domanda che mi ponevo anche io, di continuo.

Che cosa mi prende?

"Non ero io", sussurrai, fra tristezza e felicità, "davvero, sento qualcosa dentro di me, non mi riconosco, non mi controllo, non so che mi succede, mi dispiace così tanto".

La mamma mi aveva abbracciato, papà era impensierito, era ovvio dispiacesse a entrambi; tant'è che si accordarono per stare più in casa con me.

Avevo evitato i miei amici, liquidandoli con un messaggio – "State tranquilli, sto bene, vi chiamo io, promesso" – perché temevo mi avrebbero di nuovo rotto la finestra; non potevo evitare, però, una predica dal mio fidanzato.

In casa, con un bel po' di tempo a disposizione, lo chiamai, pur conoscendolo bene. Entrò impetuoso nella mia stanza, strillando: "Andrej! Perché? Tu stupido! Tu adesso no scuola e perché? Perché tu punio a ragazzo? Che successo?"

Lo fissai senza farmi colpire dalla sua tremenda apprensione. Lo presi per le spalle, strattonandolo a me, per baciarlo con foga. Gli strinsi la pelle, aprendo la sue labbra, succhiando come se volessi mangiarlo.

Lo strinsi la vita, e posai la testa all'incavo del collo.

"Adoro il tuo profumo" inspirai forte, "ti amo da morire. Nessuno può toccarti, nessuno può insultarti, nessuno può prendersi gioco di te. Nessuno può dire nulla di brutto su di te. Non davanti a me, capito?"

"Anche io amo tanto, Andrej", mi sfiorò la guancia, con le dita, "questo successo per me?"

Annuì, allora lui scosse la testa: "Io no voglio che tu questo per me. Io molto arrabbiato".

Restò da me finché mia madre non bussò alla porta, annunciando: "Ci sono dei ragazzi che dicono di essere tuoi amici, venite un attimo".

Entrai irritato in salotto – il messaggio era stato molto chiaro – trovando Valerio e Gabriele comodamente stravaccati sul mio divano, sorseggiando un caffè, chiacchierando con lei.

"Oh, tesoro! Questo ragazzo dice di essere il rappresentante d'istituto, non mi hai mai detto di conoscerlo".

Ecco un'altra povera donna caduta preda del fascino di Valerio.

"Non è una superstar, non fomentare ancora di più il suo ego, per favore" roteai gli occhi al cielo, "vi avevo detto di non preoccuparvi, ragazzi..."

"Oh, passerotto, ti pare? Come potevo non preoccuparmi?" disse, proprio davanti a mia madre, alzandosi di colpo. Lei fece una faccia molto confusa, ma lasciò il salotto.

My strange love //(boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora