In basso a destra invece c'era un uomo a torso nudo, in testa un casco di piume colorate e addosso una gonna azzurra. Aveva un braccio alzato mentre una pala sembrava andare nella sua direzione.
Il gioco della palla occupa un posto molto importante nella religione Maya. Ogni volta che gli uomini disputavano una partita, era come se recitassero uno degli episodi della loro mitologia.
I Maya attribuivano poteri straordinari ai gemelli. Il popolo Vuh raccontava le imprese di una coppia di gemelli: Ixbalanque e Hunahpu.
Il loro padre era stato vinto al gioco della palla dagli Xibalba, gli dei degli inferi, che lo avevano poi decapitato.
I gemelli Ixbalanque e Hunahpu scesero agli inferi per vendicarlo.
Furono sottoposti a numerose prove nel corso delle quali Hunahpu perde la testa, che gli fu strallata fa un mostruoso pipistrello.
Ixbalanque, il fratello, gliela sostituì con una zucca e i due gemelli poterono così affrontare Xibalba in una partita del gioco della palla.
Questa incredibile partita permise a Hunhapu di ritrovare la propria testa e sconfiggere le potenze della morte.
Quel gioco, per qualche ragione, le risultava familiare. Passò almeno dieci minuti, seduta sul letto, a fissare l'armadio il legno massello davanti a lei cerando di ricordare dove ne avesse sentito parlare e, all'improvviso, il lampo di genio:
-Eldorado! -Urlò senza nemmeno rendersene conto. Quando era bambina amava quel cartone! Ecco perché il gioco e alcuni nomi le risultavano familiari. Praticamente Amaris mandava quel cartone animato a ripetizione quando era piccola!
I suoi pensieri furono però interrotti dall'entrata di Loki nella sua stanza.
-Va tutto bene? -Domandò preoccupato. Amaris lo guardò confusa.
-Non si usa più bussare? -Si lamentò la ragazza.
-Ti ho sentita urlare. -Si giustificò lui.
-Ah. No, niente, stavo leggendo una storia e mi sono ricordata una cosa. -Loki alzò gli occhi al cielo.
-Non credi che dovresti dormire? Hai delle valige sotto gli occhi...
-Si dice "borse". -Lo corresse lei.
-Sì, ma le tue sono talmente grandi e profonde che borse sarebbe troppo riduttivo. -Amaris lo fulminò con lo sguardo.
-Ora non ho sonno. -Mentì. -Più tardi. In questi momenti sto leggendo il libro che mi avevi dato.
-Non avevi detto che lo aveva preso Lu... -Si interruppe di colpo. -Il diavolo? -Amaris ancora doveva comprendere perché Loki si rifiutasse di pronunciare il suo nome, quasi fosse maledetto.
-Sì, ma se non sbaglio ti avevo anche detto che mia madre ne possedeva una copia. L'ho fatta scannerizzare da mio padre e me la sono fatta mandare.
-Astuto. -Constatò il Dio con aria decisamente troppo sorpresa per i gusti di Amaris. -Quindi ne hai una a casa tua? A Roma?
-Wow! Tu sei quello furbo della famiglia vedo? -Lo sfottè la ragazza. -Esattamente. -Proseguì per poi bloccarsi di colpo e voltarsi di nuovo verso il Dio con gli occhi sgranati. -E... aspetta, come fai a sapere dove vivo?!
-Non è importante. -Cercò di liquidarla Loki, ma senza successo.
-E invece lo è! Cos'è che non mi stai dicendo?
-Ti ho già detto tutto quello che potevo, credevo avessi messo insieme i pezzi. La ragazza che hai sognato, quella che ha assistito alla morte di Psiche, era tua madre. So che abiti a Roma perché era lì che abitava lei. Se ne sarebbe dovuta andare, ma non ho potuto avvisarla a causa di quello che era successo. Avevo capito che fosse stato Seth a far sparire la sua amica, ma non avevo idea che si trattasse di Psiche.
Se l'avessi seguita fino a Roma per spiegarle cosa fare Seth mi avrebbe seguito e l'avrebbe trovata. -Amaris rimase impalata a fissarlo.
Era vero, avrebbe dovuto capire che si trattava di sua madre non solo perché aveva riconosciuto i libri sparsi in giro per la stanza, ma anche perché aveva palesemente riconosciuto la casa di suo nonno. Si era semplicemente rifiutata di accettarlo così come si rifiutava di dormire.
Sapeva che quello sarebbe stato l'unico modo per scoprire cosa era accaduto, per scoprire chi fosse, ma al momento avrebbe preferito che Loki le raccontasse tutto facendole esplodere il cervello e trasformandola in un mucchietto di polvere piuttosto che rischiare di assistere ad un altro omicidio.
Il che è alquanto ironico, per una che studia legge con una particolare inclinazione per il diritto penale.
-Sul serio non lo avevi capito? -Domandò il Dio sorpreso.
-Non ci avevo pensato. -Si limitò a rispondere Amaris distogliendo lo sguardo. Loki la osservò poco convinto, c'era qualcosa che non gli stava dicendo. -Mio Dio! Smettila di fissarmi! -Esclamò infastidita.
-Non ti sto fissando! -Replicò lui irritato.
-Sì come no. Piuttosto, sei sicuro di non poterti procurare il libro da Lucifero?
-Piuttosto mi faccio cavare gli occhi.
-Quanto sei drammatico! -Esclamò lei con lo stesso tono di voce che il Dio aveva usato quando l'aveva spaventata in corridoio.
-Perché? A che ti serve? Credevo avessi detto di avere la copia sul telefono.
-Primo, la copia che ho sul telefono è del libro di mia madre e posso assicurarti che non è proprio la stessa cosa.
-Che vuol dire?
-Quel libro è pieno di note! Non ho idea di cosa sia successo, ma è messo peggio dei libri da cui studiavo al liceo... E poi vorrei controllare una cosa.
-Argomenta. -Amaris colse l'allusione a quando poche ore prima aveva tentato di estorcergli informazioni su di sé e gli lanciò un'occhiataccia.
-Ho trovato un paio di disegni, ma sono tagliati a metà e non riesco a capire cosa significhino...
-Posso vedere? -Domandò il Dio avvicinandosi alla ragazza. Amaris esitò qualche secondo, non sapeva se fosse stata una buona idea raccontargli quella cosa.Non sapeva se poteva fidarsi di lui, in effetti non sapeva se poteva fidarsi più di qualcuno da quando quella storia aveva avuto inizio.
Il punto era che se non si fidava nemmeno del Dio davanti a lei, che poco prima aveva persino fatto fuori un angelo per proteggerla, anche se buona parte del lavoro era stato merito suo, si sarebbe ritrovata completamente sola.
Alla fine cedette e allungò il braccio verso Loki cedendogli il telefono e stanei ben attenta a non sfiorare la sua mano.
Quando il Dio vide l'immagine ci impiego un po' per mettere insieme i pezzi. Quando però ci riuscì, Amaris vide l'espressione sul suo volto cambiare drasticamente.
-Hai detto che il libro lo ha tuo padre? -Chiese per conferma, Amaris annuì. -Dobbiamo andare a Roma.
-Come? Perché? -Se è quello che penso tuo padre potrebbe essere in pericolo fintanto che ha il libro con sé.
-Stai scherzando?! -Gridò Amaris alzandosi di scatto dal letto. -E come pensi di arrivarci? In barca? ROMA NON HA NEMMENO IL MARE! -Urlò in preda al panico.
-Per l'ennesima volta, questa non è una barca! È un vascello! Ed è magico! Potremmo arrivare persino in Afghanistan! -Esclamò il Dio gesticolando e alzando il tono di voce per poi ricomporsi immediatamente. Si passò una mano fra i corti ricci rossi, poi con un sospiro disse: -Domani mattina saremo a Roma. Adesso dormi. -Dichiarò uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
"Sì, dormi, come no. Preferisco trasformarmi in un mucchio di cenere" pensò Amaris mentre apriva l'ennesimo e-book sulla mitologia.
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GODS
Fantasy[MITOLOGIA-LOKI-LUCIFERO] "Arriverà il giorno in cui gli Dei si vendicheranno di tutti coloro che gli hanno preferito un solo misero Dio." Secoli fa, nel regno dei cieli, vi fu una guerra. Con l'avvento del cristianesimo, i vecchi Dei, appartenenti...
13-bis
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