𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 30

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"A che pensi?" chiedo a voce bassa giocando con i suoi ricci.
"Penso al fatto che tu mi hai raccontato di tuo fratello ma non sai niente della mia famiglia"
"Theo... Non sei costretto a farlo..." sussurro rassicurandolo, lui però scuote la testa.
"Voglio raccontarti di me" dice mettendosi seduto per bene, fa un bel respiro e inizia il suo racconto.

"Sono sempre stato legato tanto a mia madre, lei era il mio Paradiso in quell' Inferno creato da mio padre.
Fin da piccolo sono stato vittima della crudeltà di quest ultimo, mi torturava ogni volta che non gli andava bene qualcosa di me o semplicemente quando sentiva il bisogno di sfogarsi.
Ricordo ancora tutte quelle notti passate a piangere tra le braccia di mia madre, per mio padre piangere era una forma di debolezza e di mostrare la nostra parte più fragile.
Ma mia madre contraddiva sempre la sua concezione, mi diceva sempre che piangere era necessario per sfogarsi quindi me lo lasciava fare ogni volta che ne avevo bisogno.
Mi sono sempre chiesto come una donna così gentile, dolce e solare come mia madre abbia fatto a stare con un uomo così vile, violento e incapace di amare come mio padre.
Non ricordo una sola volta in cui mi disse che era fiero di me oppure che mi voleva bene, ha sempre preferito criticarmi e deridermi per qualsiasi cosa facessi.
All' età di 12 anni mia madre prese dal cassetto una collana e me la diede in dono, ponendomela in mano.

"Questa collana un giorno sarà della donna che amerà ogni lato di te così come io amo tutto di te" mi disse facendomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

Un giorno mentre facevo tranquillamente i compiti arrivó a casa mio padre, nervoso per una riunione tenuta con i suoi Mangiamorte.

"Dov è quel moccioso??" gridó sbattendo forte la porta.

Uscii dalla mia cameretta consapevole di cosa mi sarei dovuto aspettare, a soli 12 anni già avevo la metà delle cicatrici di ora.
Scesi le scale facendolo voltare subito verso la mia direzione, si avvicinó a me con aggressività e mi puntò contro la bacchetta.

"Crucio!" continuava a gridare nonostante mi stessi contorcendo dal dolore.

Quella sensazione però smise d' un tratto, con la poca forza che mi era rimasta in corpo mi alzai lentamente e rimasi scioccato da ciò che vidi: il mio dolore svanì solamente perché mia madre si mise al mio posto, subendo così la maledizione senza perdono di mio padre.

"MAMMA" gridavo con gli occhi lucidi vedendola soffrire al posto mio.
"Va tutto bene amore mio, la mamma ti vuole bene"

Quelle furono le sue ultime parole, dette poco prima che mio padre usasse l' ultima maledizione senza perdono: Avada Kedavra.

Un fascio di luce verde attraversó il suo corpicino, che cadde con un tonfo sul pavimento.
Corsi subito al suo fianco e le presi la mano, stringendola più forte che potessi.
Era completamente immobile, gli occhi erano chiusi e le labbra socchiuse, continuavo a gridarle con le lacrime agli occhi di doversi svegliare, in cuor mio sapevo non sarebbe stato possibile dopo tutte le ferite procuratele dall' incantesimo ma ci ho sperato fino all'ultimo.
Con lei morii anche io quel giorno"

Rimango scioccata dalla sua storia, non avrei mai immaginato che portasse dentro un peso così grande.

"Theo... Non è colpa tua..." sussurrai prendendogli la mano.
"Invece si cazzo! Se non si fosse sacrificata per me sarebbe ancora qui!" urla con le lacrime agli occhi incrociando il mio sguardo.

Vederlo in questo stato mi distrugge, per di più crede di essere responsabile dell' omicidio di sua madre.

Si lascia andare poggiando la testa sul mio petto abbracciandomi forte, ovviamente ricambio stringendolo quanto più possibile a me.

𝐻𝑖𝑚 𝑎𝑛𝑑 𝐼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora