V.

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Sbastian - Coco
Meteoriti - Mr rain

Mi capita a volte, mentre ripenso ai nostri momenti, di riportarne alla mente qualcuno che quasi temevo di aver dimenticato, anche se poi mi rendo conto che non mi è possibile rimuovere ricordi che ho stampato dentro me, quasi come se fossero inchiostro indelebile non solo sulla pelle, ma penetrato sin dentro le ossa fino a scalfire l'anima.

Come quando una sera d'estate mi sono ritrovata imbambolata, ferma, immobile, a guardarti mentre ti avvicinavi, pronto a regalarmi uno di quegli abbracci di cui non mi sarei stancata mai. Riesco ancora a percepirne la sensazione, di quanto mi fossero mancate le tue braccia, il tuo profumo, le tua mani ad accarezzarmi la schiena, mentre mi cullavi dolcemente dopo aver passato le due settimane precedenti ad ignorarci per uno dei nostri insoliti, numerosi e immancabili litigi.

Ricordo quella sera, di aver guardato la luna poco prima che tu arrivassi a mia insaputa, e ammirandola, perdendomi a delinearne i contorni con gli occhi e beandomi della sua fioca luce, avevo sussurrato tra me e me la frase di una canzone che mi tormentava da quando avevamo smesso di sentirci, scriverci, parlarci.

"chiudo gli occhi e ti vedo, li apro e sei qui davvero qua"

E tu eri lì, che finalmente mi stringevi, e mentre mi godevo quella stretta che mi era mancata come l'aria, ero grata a qualsiasi buon motivo ti avesse spinto ad arrivare da me, a ritornare da me.

Ricordo quella sera di averti presentato i miei, un altro pezzo di me, inevitabilmente quello più importante. Ti stavo facendo entrare nel pieno della mia vita, in quella delle persone che sapevo sarebbero state sempre e comunque al mio fianco.

E per una istante mi ero persa, a vederti lì.
A godere della vista di quello che davanti ai miei occhi si presentava come il mio quadro preferito e il creatore, per una volta, ero io, che ero finalmente riuscita a mettere insieme tutti i pezzi di cui avevo bisogno, che si incastravano alla perfezione come tasselli di puzzle fatti apposta per completarsi e formare un'unica figura.
Mi sembrava surreale.

Avevo finalmente davanti a me tutto ciò che avevo sempre sognato, voluto, desiderato, bramato.

Mio padre ti aveva salutato con un cenno del capo e un flebile "ciao, piacere", mentre mia madre si era accinta ad allungarti un bacio sulla guancia, lasciandoci sopra una delicata macchia del rossetto rosato che decorava le sue labbra e ancora prima che provasse a scacciarla via con un fazzoletto scusandosi le rivolgesti un dolce "si figuri" che fece scioglere anche me.

Mi cingevi le spalle con le tue braccia, mi camminavi accanto, mantenendo il mio stesso passo lento, regalandomi la possibilità di guardare ancora una volta il tuo viso, mentre le tue labbra sottili assumevano forme diverse a seconda delle smorfie che mi rifilavi per strapparmi un sorriso o un finto cipiglio arrabbiato, mentre la tua mascella affilata si contraeva ad ogni singolo movimento facciale e delle rughette si presentavano agli angoli delle tue iridi verdi ogni volta che ti concedevi un sorriso sincero e spontaneo.

Ricordo che quella sera avrei voluto non finisse mai, avrei voluto guardarti sempre perché sapevo che non mi sarei stancata mai, e anche se l'ora di separarci non era tardata ad arrivare, mi sentivo piena.
Avevo il cuore colmo di emozioni che ancora oggi non sono in grado di descrivere e a cui credo non sarò mai capace di affidare un nome.

Ero così felice di portare a casa una nuova immagine di te, un altro pezzo di noi, che una volta rientrata non potevo far altro che sorridere, appoggiando la mia guancia sul cuscino mentre ripensavo a quanto bene mi facevi senza nemmeno rendertene conto.

Ciò che mi resta di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora