Non mi nota subito, complice l'erba che attutisce i passi.
Felice di questa invisibilità momentanea lascio gli occhi soffermarsi sulla sua figura, lui ancora preso dal suo misterioso struggersi interiore. Una volta raggiunto gli siedo accanto senza tante cerimonie, il divano a dondolo che ondeggia appena. Francesco sussulta e lascia scivolare le mani via dal viso, l'attenzione ora su di me. Accascio la schiena dietro e stendo le gambe, i talloni a strofinare per terra.
"Che ci fai qui?" esclama sbigottito. Per qualche assurda ragione mi manca un battito alla domanda, ma scaccio l'agitazione per fingere una sicurezza che non mi appartiene.
"È uno spazio pubblico" ribatto "Cioè, non proprio, ma hai capito". Le nostre braccia si sfiorano e trattengo un brivido.
Francesco socchiude le labbra, un po' arrossato, forse a causa del divertimento scatenato con cui si sta godendo questa festa.
Perché compare sempre per incasinarmi ancora di più la testa?
Rompe il contatto visivo e sbuffa, lasciandosi scivolare un po' giù. Non riesco a fare a meno di scrutargli il profilo, la linea della mascella e il modo in cui le ciglia lunghe sbattono piano. Ciuffi color cioccolato gli accarezzano il viso e mi pizzicano le dita dalla voglia di scostarglieli. Siamo vicini e la sua pelle illuminata dalla luce fioca di una lampada alla nostra sinistra mi permette di distinguere dettagli a cui non avevo fatto caso, tipo una piccola piega vicino la palpebra, o le sue sopracciglia spettinate. Il cuore fa a pugni contro lo sterno.
"Perché questa depressione?" con uno sforzo di volontà non indifferente trascino gli occhi lontano e abbasso appena il tono di voce. Cosa inutile visto che nessuno può sentirci, qui al riparo da sguardi indiscreti e lontano dagli altri, con solo la notte ad avvolgerci e farci compagnia. "Mi sembravi piuttosto preso da quella tipa."
Lo avverto irrigidirsi e spero non si sia captato niente di strano dal modo in cui ho posto la frase. Faccio volare le dita nervose tra i capelli per spezzare questa tensione improvvisa.
"Sì, insomma" farfuglia Francesco. Si accarezza le dita distrattamente, le mani posizionate tra le gambe tenute larghe. "È da un po' che mi sto sentendo con Giulia, anche se non stiamo insieme. Mi piace, credo."
"Ok, come ti pare" ribatto e mi mordo la lingua subito dopo. Cosa Cristo era quell'acidità da vipera? Spero di non essere vittima di un momento di gelosia privo di senso, perché in quel caso giuro che mi sparo. Non so manco di cosa dovrei essere geloso, poi. Forse del fatto che Francesco si limona una e io no. Certo, sì, non ci credo neanche io a questa cosa, ma facciamo finta di sì.
"Cioè, è bella, no?" Francesco fa un gesto a mezz'aria, come a voler sottolineare qualcosa di ovvio "L'ho sempre pensato. È una figa assurda, ma è anche simpatica, poi non se la tira come le altre. Mi piace. Sì."
"Ma perché me lo stai dicendo?!" Non riesco a trattenermi e le parole mi escono di bocca con un'irritazione sottintesa palese. Mi ritrovo a lanciargli un'occhiataccia prima ancora di rendermene conto. Se dobbiamo metterci a parlare di tipe fighe, posso anche alzarmi e andarmene.
"Tu me lo hai chiesto!" ribatte, girandosi di scatto verso di me. Ritrovarmi d'un tratto a così poca distanza dal suo viso mi destabilizza.
Lei mi piace. Ma mi piaci anche tu, cazzo! Perché?!
Perdo un battito, perso nelle sue iridi fisse nelle mie.
Gli piaccio.
Gli piaccio davvero, non è una mia fantasticheria a caso.
È un'ondata di sollievo quella che mi investe e trattengo l'istinto di sorridere. Non so perché, ma mi sento strano, in fibrillazione. Sono felice di piacergli, è questa la verità pura e semplice. Ed è una verità che mi fa paura, ma che mi fa anche volare altissimo.

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Make A Wish
Teen Fiction[LGBT ] Damiano è un liceale in lotta con qualsivoglia forma di socialità: una vita monotona è tutto ciò a cui aspira. E sembra anche riuscirci piuttosto bene, questo finchè una stella cadente e un desiderio sparato a caso non rivoltano come un calz...