Era una bella giornata, l'aria delicata carezzava gli alberi del lungomare e i raggi del Sole creavano piccoli e scintillanti cristalli sulla superficie dell'acqua. Una piacevolezza che stonava con la gravità della situazione.
Il caffè era diventato tiepido, inappetente per la bocca di una ragazza la cui mente era affollata da ansie, ma sopratutto da paura. Quello che considerava un periodo chiuso della sua vita, cosi non era, ed era tornato ad attanagliare la vita delle persone che più amava. Lanciò una rapida occhiata all'orologio da polso: le 9:15; ancora qualche secondo e Piero e Ignazio sarebbero arrivati. E infatti, dopo poco sentì le famigliari voci che la chiamavano affannose.
"Sofia, allora?" disse Piero appena la vide "cosa è successo?"
"Amalia è evasa dal carcere" rispose bruscamente la giovane, con la voce tesa di emozioni.
"COSA" urlano in coro i due tenori.
"Si, stamattina mi hanno chiamata da Torino; a quanto pare è riuscita a corrompere qualche guardia, a farsi prestare una divisa e uscire indisturbata dal carcere. Come se non sapessero con chi avessero a che fare. Avevo espressamente raccomandato la massima cautela e invece sono state parole al vento". Sofia non riusciva ad alzare gli occhi da quel caffè girato e rigirato, divenuto freddo e insipido, perché aveva paura di vedere lo sconcerto, il disgusto e la delusione dipinta sul volto dei due ragazzi.
Poi una mano sfiorò la sua, la stessa in cui portava l'anello che Gianluca le aveva regalato.
"Sofia, guardami. Non è colpa tua se quella pazza è riuscita a fuggire. Non lasciarti andare, abbiamo bisogno di te" esordi' Ignazio, con tutta la pacatezza e rassicurazione che poteva trovare dentro il suo animo.
Quelle parole le scaldano il cuore: non aveva fallito, ma non poteva fermarsi. Non adesso, non domani, né mai. Li guardò dritti negli occhi: avrebbe fatto qualsiasi cosa per questi giovani. Si limitò ad annuire, ma quel semplice gesto bastò ad infondere coraggio a tutti e tre.
"Gianluca sa qualcosa?" domandò Piero, preoccupato per la salute dell'amico: sapere che la sua aguzzina era ancora in libertà avrebbe significato una brutta ricaduta per il baritono.
"Non ancora. Quando sono uscita di casa dormiva e sinceramente meno sa meglio è per lui. Voi cosa fareste?"
"Sinceramente io aspetterei a dirglielo e agirei nell'ombra. Sai quanto è stato male. Anche se prima a poi lo dovrà sapere"rispose Piero
"Si, magari è meglio aspettare l'ultimo controllo medico prima di dirglielo. Non vorrei che ne soffrisse la sua salute più di quanto sia già stata sacrificata" concordò Ignazio.
"Avete ragione. Il prossimo controllo è fra due settimane. Nel frattempo cercherò di mettermi in contatto con la polizia e capire gli spostamenti di Amalia. Metterò anche la scorta e credo che per un po' andremmo nella villa a mare. Potreste venire anche voi e fargli credere che sia per una vacanza, così non si insospettirà" architettò Sofia.
"Si ma come spiegheresti la scorta?"
"Ah quella era già in programma per me, a causa dei processi che sto seguendo e lui lo sapeva. Non l'avrei voluta, ma per Gianluca questo e altro"
"Sofi, come faremo senza di te!"
"Non saprei! Sicuramente la mia vita sarebbe nettamente più tranquilla!" rise lei di gusto. La prima vera risata di quelli che sarebbero stati giorni cupi e difficili.
"Allora è deciso, partiamo già oggi" disse Ignazio, alzandosi dal suo posto.
"Si, venite a casa con me. Così fate compagnia a Gianluca mentre io preparò il tutto con la Procura".
Il tragitto dal lungomare alla casa di Sofia e Gianluca fu silenzioso: ciascuno dei tre ragazzi pensava a quello che avrebbe dovuto fare.
Tornati a casa, trovarono il baritono che ancora dormiva nonostante fossero le dieci del mattino passate. Dormiva tanto, dopotutto doveva recuperare le forze, e il sonno lo avrebbe certamente aiutato.Sofia si diresse lentamente verso la camera da letto per svegliarlo, mentre i due tenori si accomodarono sul divano del soggiorno.
"Gian, svegliati che è tardi" sussurrò dolcemente la ragazza, posando un tenero bacio sulla fronte dell'amato. Non tardò a far fluttuare le palpebre, sotto le quali si celavano due grandi occhi verdi e sinceri. Appena la vide, sorrise amabilmente. Dio quanto l'amava.
"Forza, dormiglione, che ci sono qui i tuoi amici" continuò Sofia, aprendo le tende per far entrare un po' di luce nella stanza da letto.
"Come mai? Avevo qualche impegno di cui mi sono dimenticato?" rispose leggermente preoccupato Gianluca mentre si alzava sugli avambracci. Aveva tanto da recuperare e non voleva deludere nessuno.
"Oh no, niente di tutto questo. E che ci sono delle novità, che ti potrebbero far piacere." lo rassicurò la giovane procuratrice, sedendosi sul letto a fianco a lui. "Che ne dici di andare qualche giorno al mare?"
"Sarebbe fantastico! Ma voglio che venga anche la scorta per te. Altrimenti non se ne fa niente. Prima la tua sicurezza".
Oh quante cose non sapeva, eppure, per adesso, stava andando tutto per il meglio, pensò Sofia mentre gli accarezza amorevolmente il viso.
"Certamente, come vuoi tu. Però adesso alzati, cosi partiamo già prima di mezzogiorno"
"Sono pronto!" disse il baritono alzandosi velocemente, così tanto che per poco non svenne.
"Piano Hercules, le completi poi le 12 fatiche" lo rimbrottò Sofia facendolo sedere su una sedia vicina, mentre lui la guardava con un sorriso sornione.
"Sarò qui fra un'ora. Voglio vedervi pronti tutti e tre per il mio ritorno. Chiaro?" esordì la giovane, uscendo dalla stanza e lanciando a tutti un occhiata scherzosamente arcigna.
"SISSIGNORA" risposero tutti e tre in coro.
Gianluca si avviò, ancora in pigiama, verso il divano con tutti i capelli arruffati e gli occhi assonnati e si sedette vicino ai suoi compagni di avventure.
"Eh dai Ganlù, che ora andiamo a farci una bella vacanza, che magri ti abbronzi visto che sei bianco bianco, sciupato sciupato" scherzò Ignazio e risero tutti a queste parole.
Avevano proprio bisogno di questi piccoli, fugaci, momenti di felicità.
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Ad astra per aspera
FanfictionAndava tutto bene, fin quando lei non tornò. Sequel di "Musica che resta"