Fece avanzare il suo fisico asciutto, rigirandosi un'altra moneta d'oro tra le dita un po' annerite. "Qualcuno dovrà essere pur magnanimo a questo mondo" il suo giudizio mi fece sentire offesa, come se il nostro comportamento si fosse rivelato da spocchiose capricciose.
Era in procinto di compiere alcuni passi, ma io sganciai un: "Sfrontato e impertinente" di verdetto irriverente, senza pormi limiti di esitazione.
"Giudiziosa e tenace" ma replicò a sua volta, squadrandomi con reticenza.
Rimanendo in una postura irremovibile, tentai di tenergli testa. "Che lingua lunga" sbraitai più tra me.
Nessuno mi avrebbe messo a tacere, se pur fu in grado di catturare la mia attenzione da non riuscire nemmeno a distogliere lo sguardo quando si sentirono mormorii.
Ci fu un attimo di silenzio fatto di sguardi non maliziosi, più che altro stavamo cercando di capirci.
"Chi siete voi per rivolgervi in maniera inappropriata a una dama come me?" Continuai con più calma, intanto potei sentirgli una fragranza addosso che sapeva legnosa, un odore di calendula e pepe rosa.
"Dama?!" Inarcò le labbra in un sorriso beffardo. "Credo che ci sia stata confusione nel vostro guardaroba" diede maggiore enfasi alla sua alterigia nel mettersi a muovere su e giù l'indice, accompagnando le parole ai gesti. "Fosse stata tale, sareste stata capace di concedere una moneta a questo pover'uomo. Sta solo cercando, insistentemente, di vendere del semplice pesce" la sua critica mi tuonò di sentenza, una di quelle che valeva per chi venisse condannato alla gogna.
Una fitta di nervoso mi portò a intervenire. "Deduco quindi che per voi, non essendo stata di animo nobile ai vostri occhi, mi sarei mostrata come un'indegna? State alludendo a questo?"
Provò a velare un ghigno insolente. "L'avete detto voi, non io. Ho solo espresso un mio parere ben evidente" e in movenze da sembrare aggraziate, l'opposto di come si stava mostrando, si mosse sfiorandomi la spalla e superandomi, facendomi avvertire una scossa di stizza.
Lo vidi raggiungere una bancarella con della frutta esposta.
Scoccai una rapida occhiata verso Madama, vedendola guardarmi spaesata e non capendo del perché dell'intervento dell'uomo.
Mi girai a guardarlo del tutto. "Dovrei accontentare ogni singola persona? Questo state lasciando intendere" e lo folgorai con lo sguardo, avanzando di due passi nella sua direzione, ma m'ignorò, si concentrò piuttosto ad afferrare una mela rossa e a lanciare un'altra moneta al mercante che, prese a fissarlo dall'altra parte, in un modo da farlo apparire come il santo di turno.
Si voltò solo quando individuò una botte nelle vicinanze, portando le dita sulla stoffa di quei calzoni marroncini e consumati per tirarsene un po' su, e appoggiarsi sopra con un piede a penzoloni.
"Non costa nulla in realtà, dare un soldo a coloro che cercano di guadagnare qualcosa per sfamarsi" lanciò la mela in aria, a un'altezza che gli permise di afferrarla con sicurezza. "A New Weiven è difficile vivere" la sua indifferenza mi stava irritando. "I prezzi sono alti, ma non penso che una come voi sia al corrente di certe questioni" conficcò quei denti bianchi sulla buccia scintillante.
Corrugai la fronte, mollando il parasole che cadde a terra.
Non gliela avrei dato vinta.
"Ma certo! Perché non gettare l'oro nella piazza cittadina a chiunque si trovi su quest'isola" lo risposi piccata.
"Signorina Elisabeth, andiamo vi..." sollevai una mano a mezz'aria, ammutolendo la voce tremula di Madama alle mie spalle, intimorita da quell'affronto.
Nessuno mi avrebbe intralciato in quella questione.
"Non mi ribasso a una sottospecie di idiota sgarbato" attirai l'attenzione di alcuni passanti che presero a mormore animatamente.
Ci stavano commentando.
Conficcai le unghie nei palmi, consapevole di dover trattenere la lingua per non farla inciampare in rispose peggiori.
Potevo ritrovarmi conoscenti intorno.
Dopo un breve silenzio... "Questa è brutta" si finse offeso, tanto da addentare nuovamente quel frutto. "E lasciatemi dire che..." ingoiò, smettendo di farmi graffiare i timpani da quella voce impastata "siete oltraggiosamente indecente nel mettervi a parlare in questa maniera"
"Non avete un'accidenti da fare, che andarvene a importunare il prossimo?" Lo fissai di sfida.
Schioccò la lingua sotto al palato. "In realtà si chiama conversazione, è così che si fa conoscenza con nuove persone" un sorriso sardonico si dipinse sulle sue labbra.
Ma che sfacciato!
Mi schiarii la voce. "Può anche darsi che non sono al corrente di certe questioni politiche che riguardano l'isola e il suo commercio, ma so per certo che non devo dare conto a uno sconosciuto sbucato dal nulla. So con chi essere magnanima, come e quando" gli puntai un dito contro "non ho bisogno di dimostrarlo a nessuno, tanto meno a uno come voi." Il mio rimbeccarlo snervata non portò a molto, continuò a fissarmi superbo e, per l'appunto, il sogghigno che mostrò mi fece percepire quanto fosse smisurato il suo menefreghismo. "Non provare a sfidarmi, sei sempre in balia di una rossa" misi fine anche alla formalità, tuonando l'ultima frase in modo plateale e cercando di incutergli timore, ma sembrò indifferente ancora una volta.
Da quell'atteggiamento becero non potevo ricavarci nulla, così mi decisi a lasciarlo marcire su quella botte.
Afferrai il parasole e tenendogli ancora testa, con il mio sguardo glaciale, mi voltai intenda a raggiungere Marie Anne che mi attendeva ancora dove l'avevo lasciata.
"Buona giornata, rossa" ebbe pure l'indecenza di salutarmi, sghignazzando fra sé, ma non mi girai, non lo considerai.
Doveva sparire dalla mia vista!
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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
Fantasy(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo vole...
𝑪𝒉𝒊 𝒔𝒆𝒊?
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