9
Il rimembro mi fece solo perdere tempo, si insinuò nei meandri della mia astuta mente che in quel momento non si rivelò esserlo così tanto.
Lo scalpitare degli zoccoli divenne attutito, al ché smisi di pensare, ritrovandomi davanti agli occhi la facciata imponente della tenuta: Dall'entrata sfarzosa, raggiungibile tramite un sentiero ciottoloso e costeggiato dalla bassa erbetta ben curata, possedeva una media aiuola in una parte del giardino, adornata da rose e margherite a spuntare traboccanti dal bordo del marmo bardiglio.
Non potevo scavalcare la balaustra e arrampicarmi sull'edera rampicante che saliva sul primo tetto: da quella parte avrei dovuto scavalcare anche il secondo, ovverosia sarei finita di fronte le grandi finestre.
Lì ci si poteva scorgere alcune delle stanze interne come il grande salone da ricevimento, dalle pareti raffiguranti i ghirigori, e la biblioteca, tappezzata fino all'orlo da quadri raffiguranti i nostri antenati. Un balcone si ergeva al centro della facciata.
Sarei stata vista.
Una parte del perimetro delle pareti esterne, spiccava nel suo colore bianco, in basso invece era stata fatta crescere della siepe di un verde felce.
Prima di finire nei guai, mi affrettai a raggiungere il vialetto che portava sul retro.
Corsi verso gli alberi di rovere che mio padre si rifiutò di far abbattere: diceva che fungevano come fortezza per quella casa.
Mi addentrai e la raggirai, ritrovandomi sulla fiancata a superare la siepe e, acquattandomi, setacciai guardinga i dintorni, sperando di non imbattermi in qualcuno della servitù o qualche ufficiale recatosi lì per affari.
Di conseguenza, l'avrebbe potuto avvertire.
Il cortile possedeva anche una fontana predisposta al centro, vicino tre panche in granito, la cui acqua scorreva limpida come le nuvole; se ne sentiva lo sgorgare in maniera vivida.
Dall'altra parte, invece, si profilavano gli edifici per i domestici e la scuderia.
Proseguii per il sentiero finché la siepe non terminò e, a quel punto, mi arrampicai su un cumulo di legna sistemata sotto il muro.
Nel maledissi per la decisione di essermi infilata prima quel vestito, ricordando all'improvviso di quando correvamo per il giardino io e Charles Hornigold, anche lui uno dei tanti figli trascinati via dall'Inghilterra a causa degli incarichi che furono assegnati dal governo a suo padre.
Nei lunghi pomeriggi estivi, il signor Hornigold, portava con sé il piccolo Charles e lo lasciava giocare con me, ritrovandoci arrampicati sui grandi alberi di melograno, oppure ci dirigevamo a osservare i cavalli fuori dal recinto.
Eravamo innamorati di quegli impavidi animali dal manto liscio e maestoso, come la loro stazza. Furono tempi spensierati.
Attenta ai movimenti, passai all'arrampicata del cornicione. Raggiunta la finestra mi diedi una spinta col busto e allungai un piede sul davanzale, imbattendomi in mio padre preso a scostare vari libri della biblioteca del primo piano.
Mi bloccai
Lì non si udivano i cicalecci degli ospiti, era una di quelle poco frequentate. Di solito, sia io che lui, ci recavamo lì per leggere qualche buon libro in santa pace.
Sollevai un braccio posando le dita sull'altro davanzale della finestra, quella che conduceva alla mia camera, quando i suoi movimenti nell'arretrare di alcuni passi con un libro spesso, stretto in una mano, mi costrinsero a fermarmi.
Quanta volontà di calare gli occhi sulla lettura! E io che impiegavo tre ore per riprendermi dalla servitù a piombarmi in camera ogni due ore.
Rimasi col braccio alzato, in attesa, fin quando portò la mano libera verso il taschino della giacca, estraendo l'orologio per controllare l'ora.
STAI LEGGENDO
𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎
Fantasy(In Revisione) Anno 1720, la fine dell'era pirata. Una donna fuori dagli schemi e dall'ordinario collettivo, previsto dai canoni dell'alta società, trasgredisce a ogni sorta di regolamento impostato dall'autorità del padre, obbligata per suo vole...