La scorsa settimana il Parlamento europeo e i rappresentanti dei Paesi dell’Unione hanno discusso sulla condizione speciale, piuttosto controversa, che potrebbe essere conferita ad alcuni mezzi d’informazione che operano sulle grandi piattaforme online. L'European Media Freedom Act, vale a dire la legge sulla libertà dei media, seppur proposta con le migliori intenzioni, presenta alcuni difetti non trascurabili. Infatti, la legge conferirebbe una condizione speciale a tutti quei media pronti ad autodichiararsi 'privilegiati', impedendo alle grandi piattaforme digitali di rimuoverne i contenuti, dando luogo così a importanti cambiamenti in termini di policy aziendali e di tutela dell’informazione per gli utenti dell’Unione Europea e non solo. 

Promuovere il pluralismo dell’informazione: quali sono le buone intenzioni? 

Lo scorso anno, la Commissione europea, al fine di rafforzare il pluralismo dei mezzi d’informazione nell’Unione Europea, ha proposto l’EMFA. Gli obiettivi principali della proposta? Aumentare la trasparenza sulla proprietà dei mezzi d’informazione e la tutela da eventuali interferenze governative e spyware per intercettare i giornalisti (pericoli reali da cui l’EFF mette in guardia da anni). Sebbene alcuni punti siano ancora oggetto di discussione, l’accordo politico sulle disposizioni per la moderazione dei contenuti riportate nell’EMFA rischiano di minare ulteriormente la fiducia dell’opinione pubblica e l’integrità stessa dei canali d’informazione. 

Piattaforme costrette a mostrare contenuti: le conseguenze negative della nuova proposta. 

Milioni di utenti europei si affidano alle piattaforme online sapendo che queste possono controllare e, nel caso, rimuovere i contenuti che non rispettino le norme comunitarie. Tuttavia, in contrasto con le preoccupazioni sollevate dall’EFF e da altre organizzazioni della società civile, l’articolo 17 dell’EMFA autorizza di fatto la sospensione delle attività di moderazione dei contenuti da parte delle piattaforme per 24 ore, costringendole così a mostrarli.  

Pertanto, le grandi piattaforme come X o Meta, proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, non sarebbero più autorizzate a rimuovere o a segnalare contenuti inappropriati o che violano le norme comunitarie. Se tale proposta diventasse legge, ciò potrebbe portare a un’informazione meno equa, a una maggiore disinformazione e al silenzio dei gruppi minoritari. Solleverebbe inoltre dubbi sulle possibili interferenze da parte dei governi nelle decisioni editoriali.

Chi vorrebbe iscriversi a un canale social che si impegna a rimuovere contenuti d’odio per poi scoprire che per legge alla piattaforma non è permesso moderare i contenuti? Le piattaforme dovrebbero creare un canale di comunicazione dedicato per discutere con i mezzi d’informazione le possibili restrizioni prima di intraprendere eventuali azioni. L’approccio proposto, invece, potrebbe mettere a repentaglio l’indipendenza delle piattaforme nel far valere le proprie condizioni d’uso, nonché la sicurezza delle minoranze, i quali sono notoriamente presi di mira da discorsi d’odio e di propaganda. Tale norma permetterebbe inoltre di lasciare online i contenuti dei gruppi di disinformazione organizzati, mettendo così a rischio uno dei principali obiettivi dell’EMFA, vale a dire, garantire “fonti di informazione affidabili per i cittadini”.  

L'incubo della contrattazione: la negoziazione di contenuti tra mezzi d’informazione e piattaforme.  

La cosiddetta “condizione speciale” non sarà conferita a tutti i mezzi d’informazione. I mezzi d’informazione dovranno autodichiarare la loro condizione speciale sulle piattaforme, dimostrando di aderire a standard editoriali ufficialmente riconosciuti o di ottemperare alle disposizioni di legge. Le piattaforme dovranno garantire che la maggior parte delle informazioni è consultabile pubblicamente. Inoltre, l’articolo 17 è stato pensato per includere una disposizione sui contenuti generati dall’IA, di cui i dettagli sono ancora oggetto di dibattito. Tale meccanismo pone le piattaforme online in una posizione al contempo di forza e di debolezza: decidere sulla condizione di un numero esorbitante di mezzi d’informazione. 

“Di fatto, l'approccio dell’EMFA porta a una contrattazione discutibile, in quanto i mezzi d’informazione più influenti e le piattaforme dovranno negoziare quali contenuti rimarranno o meno visibili”, ha dichiarato Christoph Schmon, Direttore dell’EFF International Policy.

Infatti, è molto probabile che tale “costrizione” porti a una situazione di contrattazione nella quale i media e le piattaforme più influenti dovranno negoziare la visibilità dei contenuti. Sono molti gli interessi economici dei grandi media per la ricerca di un canale di comunicazione prioritario che garantisca che i loro contenuti siano sempre  visibili, virtualmente a discapito dei mezzi più piccoli.  

Le sfide dell’attuazione 

È positivo il fatto che i negoziatori abbiano ascoltato alcune delle preoccupazioni da noi espresse, aggiungendo alcune formule volte a proteggere l’autonomia dei mezzi d’informazione da interferenze politiche e governative. Ciononostante, non sono state fugati i timori relativamente all’effettiva attuazione e al potenziale sfruttamento del meccanismo di autodichiarazione, che potrebbe mettere a rischio l’equa distribuzione dell’informazione e il dibattito democratico. Nell’articolo 17, i legislatori sanciscono che la legge sui servizi digitali dell’UE resterà in vigore e che le piattaforme saranno libere di ridurre i tempi di sospensione delle attività di moderazione nei periodi di crisi, ma è un dato di fatto che l’attuazione dell’EMFA sarà una grande sfida. 

 

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