Nicola Procaccini (FdI): «Noi conservatori cresceremo ancora. Disponibili a votare Metsola per il Parlamento

diFrancesca Basso

Il copresidente del gruppo dei conservatori dell’Ecr: «Siamo saliti a 77, i liberali sono 79. Chiediamo più di un vicepresidente e i vertici delle commissioni»

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES - «Il gruppo cresce, abbiamo fatto entrare quattro nuovi deputati: ora siamo 77 e ci aspettiamo altri ingressi. Il nostro obiettivo è diventare il terzo gruppo davanti ai liberali che hanno 79 seggi. Contiamo di essere una parte importante della nuova maggioranza di centrodestra». Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia è il copresidente del gruppo dei conservatori dell’Ecr.

Perché non c’era alla Conferenza dei presidenti?
«Non sono atterrato in tempo. Ma c’era la mia vice, Assita Kanko. Era la prima conferenza dei presidenti e non c’erano decisioni, sarà importante la prima del nuovo Parlamento in luglio. Ho presieduto la riunione del bureau e del gruppo in cui abbiamo accolto Stjepo Bartulica del Movimento Patriottico croato, Geadis Geadi del Fronte popolare nazionale cipriota, il lettone Reinis Poznaks di Latvia United. Per la prima volta entra il Lussemburgo con Fernand Kartheiser del Partito riformista di alternativa democratica. Sebastian Tynkkynen del Finns Party ha sostituito un altro deputato».

Avete discusso l’ingresso del partito di Orbán?
«No, al momento Fidesz non ha fatto nemmeno richiesta. Non ci sono stati contatti. I deputati che abbiamo accolto sono già nel partito Ecr e hanno chiesto di entrare nel gruppo o avevano già fatto richiesta di ingresso».

Orbán auspica un grande gruppo di destra che unisca Le Pen e Meloni. Ci state?
«Noi non abbiamo intenzione di andarcene dall’Ecr, francamente non ci interessa: è una linea rossa, siamo gelosi dell’identità politica dei conservatori, che ha una tradizione, una storia e un progetto che va anche al di là dell’Unione europea e si lega ai Tories inglesi, ai repubblicani americani, al Likud israeliano.

Voterete von der Leyen in Parlamento?
«Va chiarito che qui non è un fatto di partiti, ma un fatto di governi: i trattati, che noi rispettiamo, prevedono che siano i leader Ue a designare il presidente della Commissione e non i partiti».

Se sarà designata dai governi la voterete?
«L’elemento centrale è l’accordo dei governi, aspettiamo di vedere quale sarà: non bisogna scambiare il voto di ratifica del presidente per un voto politico. Nella maggioranza "Ursula", così chiamata perché è quella che ha eletto von der Leyen con nove voti di scarto, c’erano anche i voti del partito di Orbán e del Pis polacco che era al governo. Ma poi il Green Deal, che è stata la principale iniziativa politica della Commissione, è stato approvato con i Verdi, che invece non hanno votato per lei. Non dobbiamo guardare le dinamiche del Parlamento europeo con gli stessi occhiali con cui vediamo la politica nazionale perché sono molto diverse e le maggioranze cambiano ad ogni votazione, a ogni emendamento».

Cosa chiedete al Ppe per votare von der Leyen e Metsola?
«Sono due dinamiche diverse. Meloni decide al tavolo dei leader e la partita dei portafogli riguarda i governi. Al Parlamento siamo disponibili a votare Metsola e puntiamo a più di una vicepresidenza e a presidenti e vicepresidenti di Commissioni. Nei primi due anni e mezzo nei nostri confronti c’è stato il cordone sanitario, termine che dice tutto: considerare malati chi pensa diversamente. Nella seconda metà di legislatura abbiamo avuto una vicepresidenza».

Prevedete le nomine dei top jobs Ue in tempi rapidi?
«Personalmente trovo sconcertante che non si aspetti il risultato francese anche se è Macron che continuerà a sedere al Consiglio».

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12 giugno 2024 ( modifica il 13 giugno 2024 | 08:16)