I 100 migliori album
- 25 AGO 1975
- 8 brani
- Born In the U.S.A. · 1984
- Born In the U.S.A. · 1984
- Tunnel of Love · 1987
- Born In the U.S.A. · 1984
- Born In the U.S.A. · 1984
- Born to Run · 1975
- Greatest Hits · 1993
- Born In the U.S.A. · 1984
- Philadelphia · 1994
- Born to Run · 1975
Album essenziali
- Scortato da The E Street Band, Bruce Springsteen è l’eroe di un’epica da classe operaia evocata da affreschi di chitarre e synth. Negli inni rock alternativi, la voce del Boss esonda tra ritmi ostinati e distorsioni per poi assumere toni da crooner ammiccando con carisma sui riff e i rullanti controllati di ‘I’m On Fire’. Disseminato degli assoli del sax di Clarence Clemons, l’album conferma la grandezza di una rockstar ai vertici della propria dimensione da stadio.
- Bruce Springsteen inaugura i suoi anni ’80 con un gioiello di essenzialità e desolazione, un album basato per lo più su voce, chitarra e armonica. Dimostrando stupefacenti capacità di narrazione, il Boss rende vivido il sergente di ‘Highway Patrolman’ ed empatizza con un killer suo malgrado in ‘Atlantic City’. Personaggi e scene indimenticabili sono tratteggiati con voce roca e sofferta, in una collezione di canzoni spesso cupe, ma che rivelano sempre uno spiraglio di speranza.
- Composto di venti tracce racchiuse in un album doppio, The River è uno dei capisaldi della discografia di Springsteen, un viaggio nella tradizione musicale americana vista con occhi nuovi e rivoluzionari. Accompagnato dalla E-Street Band, The Boss racconta storie comuni, mettendosi dalla parte di chi lotta ogni giorno per riscattarsi. Questo disco ha confermato non solo il talento del cantautore del New Jersey, ma ne ha sottolineato anche le doti di grande narratore. Un classico imprescindibile.
- La morbidezza delle ballate non cancella la pervasiva inquietudine di un disco a cui il Boss affida storie di ordinaria disperazione e assoluto disincanto. La sua voce vibra dell’amore per l’R&B e si concede a recitati travolti da rullate e ondate pianistiche che sfociano in un vortice di riff e assoli furiosi. Pur confidando nelle possibilità di riscatto degli ultimi, il rocker guarda alle tenebre che avvolgono l’America di provincia, della quale si candida a diventare coscienza.
- Bruce Springsteen concepì il suo terzo disco come un ciclo di canzoni dall’alba al tramonto, con l’armonica di ‘Thunder Road’ che funge da sveglia e ‘Jungleland’ che chiude il sipario. Nel mezzo, i vividi personaggi tratteggiati in uno scenario drammatico si mettono nei guai lungo vicoli bui, che fanno da sfondo alla loro lotta per la libertà (o quantomeno per la redenzione). Se i primi due album erano antologie di storie epiche popolate di personalità selvagge, Born to Run rappresentava il risultato di un processo di perfezionamento di tali narrazioni, che diventavano finalmente più facili da metabolizzare. Springsteen avrebbe in seguito indicato nella title track l’attimo in cui aveva imparato a combinare efficacemente la potenza e l’emozione (sul piano del testo e della musica) in una forma più concisa, pur mantenendo lo stesso impatto. Costruito come una versione più cruda e immaginifica del famigerato Wall of Sound di Phil Spector, Born to Run riesce a risultare contemporaneamente entusiasmante, struggente, riflessivo e tragico: il momento determinante per Springsteen come interprete e autore.
- Tutta la profondità e il carisma dell'incrollabile Boss made in USA.
- Primi piani intensi, scorci di palco e crudi affreschi americani.
- Iniezioni di adrenalina assicurate con l'incontenibile carica vitale del Boss.
- Un poeta dolce e spietato alla ricerca di compagni di viaggio.
- Ascolta le hit proposte dal Boss e la sua storica band di supporto in un tour sensazionale.
- Una platea di eredi nati per inseguire un sound leggendario.
Compilation
- 2010
Collaborazioni
- Joe Grushecky And The Houserockers
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Informazioni su Bruce Springsteen
Autentico eroe degli ultimi, Bruce Springsteen non si è solo fatto portavoce dei trionfi e delle sconfitte della gente comune ma ne ha plasmato la solida mitologia, misurando per tutta la vita la distanza tra realtà e sogno americano. Figlio del New Jersey e del contesto che descrive, il Boss ha cominciato a costruire la propria leggenda all’inizio degli anni ’70: uno stile dinamico al crocevia tra rock’n’roll, folk e soul diventa la cornice per una poetica inserita nella tradizione del cantautorato, che trova una dimensione da stadio nei muscolari episodi al fianco della E Street Band (Born to Run, 1975) e polverose proiezioni acustiche in album come Nebraska (1982) o The Ghost of Tom Joad (1995). Speranza e malinconia, frustrazione e riscatto sono temi che pervadono un percorso artistico popolato da chitarre infuocate lanciate in una fuga che coinvolge sax iconici e tastiere maestose. Al filone intriso di denuncia sociale di classici quali ‘Born In the U.S.A.’ (1984) si affiancano un lato più intimista e personale e un repertorio tendente al pop, ma straordinariamente energico e trascinante. È la storia infinita di un indomito patriota dissidente che nel 2020 si toglie lo sfizio di essere ancora epico (Letter To You), dopo avere commentato le tragedie del mondo (The Rising, 2002), rivisitato ripetutamente country e gospel ed essersi confessato di fronte al pubblico di Broadway (Springsteen on Broadway, 2017).
- LUOGO DI NASCITA
- Long Branch, NJ, United States
- DATA DI NASCITA
- 23. September 1949
- GENERE
- Rock