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gruccia

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gruccia f (pl.: grucce)

  1. apparecchio ortopedico di varia forma usato, da chi è impossibilitato all'uso di uno o di entrambi gli arti, per sorreggersi con l'aiuto di appoggi per le mani e di un tutore che va ad inserirsi sotto l'ascella
  2. accessorio usato per appendervi o posarvi qualcosa, in particolare capi d'abbigliamento; anche trespolo per volatili
    • A che cosa pensava egli, mutando i passi dell'uomo pensieroso? A nulla, proprio a nulla. E del pari senza pensare a nulla, entrò in casa, appiccò il cappello alla prima gruccia del cappellinaio, e andò svogliato a sedersi su d'un divano del suo salotto. (Anton Giulio Barrili, L'olmo e l'edera)
  3. (regionale) maniglia o chiavistello dell'uscio o della finestra
    • Emilio stette un momento esitante colla mano sulla gruccia della serratura; pensava se gli convenisse scassinare quella porta. (Vittorio Bersezio, La testa della vipera)
  4. (agricoltura) strumento utilizzato per piantare barbatelle e talee di viti
  5. (obsoleto) protesi rudimentale in legno per gli arti inferiori
grùc | cia

IPA: /ˈɡrutt͡ʃa/

discussa, forse dal germanico longobardo krukkjia (confronta tedesco Krücke), bastone a uncino o a croce, che può essere accostato al latino crux, crucis "croce"

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«la trattazione euclidea della matematica fondata sulla logica è una provvidenza inutile, una gruccia per gambe sane. »
(Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, traduzione di Paolo Savj-Lopez e Giuseppe De Lorenzo)
attrezzo ortopedico
attrezzo per appendere gli abiti