San Miniato | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Toscana | |
Altitudine | 140 m s.l.m. | |
Superficie | 102,5 km² | |
Abitanti | 27.959 (2018) | |
Nome abitanti | Samminiatesi o sanminiatesi | |
Prefisso tel | 39 0571 | |
CAP | 56028 | |
Fuso orario | UTC 1 | |
Patrono | San Genesio (25 agosto) | |
Posizione
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Sito istituzionale |
San Miniato è un comune in provincia di Pisa.
Da sapere
[modifica]Il centro storico della città sorge in posizione strategica su un colle a metà strada tra Firenze e Pisa per cui la città è stata scena di molteplici scontri fra i due odierni capoluoghi, fino alla definitiva conquista fiorentina. Sede di diocesi, San Miniato è un importante centro economico e industriale della zona del cuoio di Ponte a Egola ed è famoso per i suoi tartufi bianchi e prodotti vinicoli e oleari.
Il motto della città che compare sotto lo stemma comunale è: Sic nos in sceptra reponis (Così ci ricollochi nel regno, oppure anche Così ci restituisci agli antichi onori).
Il centro storico medievale e gli agriturismi delle campagne richiamano molti turisti, in particolare stranieri.
Cenni geografici
[modifica]Il nucleo storico della cittadina si estende su tre colli confinanti lungo la piana dell'Arno, a 140 m s.l.m., con un impianto urbanistico medievale intatto. La posizione era particolarmente felice per il controllo dei principali assi viari e fluviali della zona, dalla via Francigena alla via pisano-fiorentina e dall'Arno all'Elsa. A valle, sul lato nord ovest del territorio comunale, si trova Ponte a Egola (29 m s.l.m.), che ne rappresenta la parte industriale (attiva nella lavorazione delle pelli e del cuoio), sviluppatasi a partire dagli anni cinquanta dell'Ottocento. Ciò ha permesso una sostanziale conservazione del centro storico, oggi vocato soprattutto come meta turistica, e delle terre agricole del lato sud, dominate dalle coltivazioni della vite e dell'olivo.
Cenni storici
[modifica]Il nucleo originario della città risale all'VIII secolo: un gruppo di longobardi, secondo un documento originale datato 713 e conservato nell'Archivio Arcivescovile a Lucca, si stabilì su questo colle ed edificò una chiesa dedicata al martire Miniato. Federico II di Svevia eresse nella città la rocca e vi fece risiedere il suo vicario per la Toscana. Per questa origine germanica la città, di tradizione ghibellina, fu chiamata per tutto il medioevo come San Miniato al Tedesco, nome che è rimasto in uso anche nei secoli successivi.
Dopo aver siglato la pace con Firenze il 31 dicembre 1370, San Miniato adottò il calendario fiorentino in sostituzione di quello pisano e mutò il nome in San Miniato al Fiorentino, e poi semplicemente San Miniato.
Nel 1622 ottenne la cattedra vescovile e quindi la diocesi: fino ad allora faceva infatti parte della diocesi di Lucca.
Il giovane Napoleone visitò San Miniato per ben due volte. La prima fu per avere l'attestato di nobiltà della propria famiglia: i Buonaparte di Aiaccio avevano infatti lontane origini samminiatesi; l'attestato era necessario a Napoleone per poter accedere all'accademia militare francese. Successivamente vi fece ritorno durante la Campagna d'Italia, facendo visita all'ultimo superstite del ramo toscano della famiglia, il canonico Filippo Buonaparte. Una lapide affissa sul palazzo Buonaparte testimonia l'incontro lì avvenuto.
La città rimase nell'orbita fiorentina fino al 1925, quando fu ceduta alla provincia di Pisa.
La seconda guerra mondiale lasciò il segno nella città per via della strage del Duomo. Venne altresì distrutta una buona parte delle costruzioni medievali, tra cui la Rocca di Federico II, prontamente ricostruita negli anni successivi.
Come orientarsi
[modifica]Frazioni
[modifica]Le frazioni nel territorio di San Miniato sono: Balconevisi, Bucciano, Catena, Cigoli, Corazzano, Cusignano, Isola, La Scala, La Serra, Molino d'Egola, Moriolo, Ponte a Egola, Ponte a Elsa, Roffia, San Donato, San Miniato Basso, San Romano, Stibbio.
Località
[modifica]Numerose sono inoltre le località abitate che compongono il territorio comunale di San Miniato. Tra le tante si cita: Calenzano, Campriano, Canneto, Marzana, Montebicchieri, San Quintino e Sant'Angelo a Montorzo.
Come arrivare
[modifica]Come spostarsi
[modifica]Cosa vedere
[modifica]Architetture religiose
[modifica]- 1 Cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Genesio (Duomo di San Miniato). La chiesa era sorta nel secolo XII, forse su una cappella più antica, poi divenne cattedrale nel 1622 quando San Miniato fu elevata a sede diocesana. Si trova sulla piazza conosciuta come Prato del Duomo, l'area dell'antica cittadella, che è sovrastata dalla rocca e dalla torre di Federico II. È il nucleo più antico della città, che vede riuniti il Duomo, il Palazzo vescovile e il Palazzo dei vicari imperiali. Il 22 luglio 1944 un proiettile d'artiglieria statunitense penetrò nella Chiesa attraverso il semirosone del braccio meridionale del transetto che andò a esplodere nella navata destra causando la morte di 55 persone. Nella parte inferiore della facciata si aprono i tre portali cinquecenteschi in arenaria. Alle spalle della cattedrale, parte integrante dell'abside è il campanile a pianta rettangolare; questo è chiamato anche Torre di Matilde in virtù di una leggenda, in seguito smentita. L'interno ha uno sviluppo architettonico neorinascimentale, frutto soprattutto di lavori ottocenteschi, con decorazioni in stile barocco. A metà della navata centrale, a destra, si trova il pulpito marmoreo di Amalia Dupré che presenta, sopra il parapetto, dei bassorilievi. Tra le pale d'altare spiccano la Deposizione di Francesco d'Agnolo detto lo Spillo, fratello di Andrea del Sarto (nella cappella a sinistra del transetto, 1528), l'Adorazione dei pastori di Aurelio Lomi (prima cappella a destra), la Resurrezione di Lazzaro di Cosimo Gamberucci (prima cappella sinistra), il Battesimo di Cristo di Ottavio Vannini con la collaborazione di Orazio Samminiati (cappella del fonte battesimale).
- 2 Chiesa dei Santi Stefano e Michele. La chiesa primitiva è forse antecedente al Mille. In origine l'edificio era più piccolo e vi si accedeva lateralmente attraverso un soprappasso, detto Ponticello. Nel Trecento alla chiesa era annesso un ospedale retto dai canonici regolari di Sant'Antonio Abate di Vienne, per i malati di fuoco di Sant'Antonio; ne resta testimonianza nel Tau, simbolo dei frati, murato sul lato esterno della chiesa. L'aspetto odierno dell'edificio si deve ad una serie di trasformazioni avvenute fra il Cinque e l'Ottocento. Nel Museo Diocesano si conservano alcuni arredi della chiesa, fra i quali un busto in terracotta raffigurante il Redentore; un tabernacolo ligneo con la figura del Cristo risorto, e un San Francesco Saverio a bassorilievo, in legno.
- 3 Chiesa della Santissima Annunziata. Fu eretta nel 1522 sul luogo dove sorgeva l'oratorio della trecentesca Compagnia della Santissima Annunziata che, costruita la nuova chiesa, la donò ai frati Agostiniani della Congregazione di Lecceto. L'edificio, tutto in laterizio, ha una originale struttura a pianta centrale absidata con alto tamburo ottagono che nasconde la cupola. L'interno presenta un aspetto che si deve ai lavori compiuti fra Sei e Settecento a cura della famiglia Roffia. Ampliata l'area absidale, nel 1657, fu costruito il maestoso altare in pietra serena della Gonfolina che fa da cornice ad una Annunciazione tardo trecentesca ad affresco, oggetto di grande venerazione. Sulla cantoria in controfacciata si trova l'organo a canne, costruito tra il 1827 e il 1830 da Filippo II Tronci, non funzionante; la mostra è occultata da una tenda dipinta con Re David citaredo. Alla sommità della cupola un affresco di Anton Domenico Bamberini celebra l'Incoronazione della Vergine. A lato della chiesa, resti di un chiostro.
- 4 Chiesa di San Pietro (Nella frazione di Balconevisi). Fu eretta nel tardo Ottocento dall'architetto Giulio Bernardini che si ispirò al Duomo di San Miniato. Sostituiva l'antica chiesa di San Pietro di cui oggi vediamo i resti, costruita nel 1520 "in luogo vicino alla diruta chiesa di san Pietro" e consacrata nel 1542 con dedicazione oltre che a san Pietro a san Jacopo, fra quelle che dipendevano dalla Pieve di San Giovanni Battista a Corazzano. Il suggestivo rudere, di cui si può ancora apprezzare il paramento murario originale a conci di pietra, reca all'interno tracce di decorazioni tardo-cinquecentesche costituite dalle impronte degli affreschi strappati dall'altar maggiore negli anni '60 del XX secolo, e una bella mostra d'altare di linea "rocaille"; la Crocifissione e un Cristo deposto sono esposti al Museo diocesano. Accanto alla chiesa è il campanile neogotico costruito nel 1888 interamente in mattoni.
- 5 Chiesa di Santa Caterina. Nata come chiesa dell'ospedale, è tuttora attigua alla struttura ospitaliera cittadina. L'insediamento degli Agostiniani risale al XIII secolo; il convento, edificato nel Trecento, fu soppresso alla fine del Settecento. Sulla facciata a cortina, semplicemente intonacata e coronata da un fastigio ornato di vasi in terracotta, si aprono due nicchie che ospitano una statua settecentesca in pietra raffigurante Sant'Agnese e un San Nicola in terracotta, più tardo. L'aspetto attuale dell'interno risale al Seicento; è ad aula con quattro altari in pietra serena dedicati a santi dell'ordine agostiniano, l'altar maggiore con lo Sposalizio di santa Caterina di Ottavio da Montone, e, sul fianco sinistro, un'ampia cappella dedicata al Sacramento. Sul lato sinistro è l'altare della Divina Pastora, il cui culto è caro al popolo della parrocchia.
- 6 Santuario della Madre dei Bambini (Antica pieve di San Giovanni Battista) (Nella frazione di Cigoli). Si hanno sue notizie in antichi manoscritti appartenenti alla Diocesi di Lucca antecedenti l'anno mille, allora era denominato "Castrum de Ceulis". Il santuario è inoltre sede del presepe artistico di Cigoli. Fu fondato nella seconda metà del XIII secolo da una comunità di frati Umiliati che scelse il punto più alto dell'antico castello, in cui già sorgeva una chiesa dedicata a San Michele. L'edificio è stato ampliato nel corso del XVI secolo e dell'originale costruzione gotica rimane parte dell'abside poligonale e il campanile trecentesco, mentre la facciata è del XIX secolo. All'interno sono visibili tracce di affreschi quattrocenteschi di scuola fiorentina e un tabernacolo gotico opera di Neri di Fioravante, del 1381. Entro il tabernacolo si conserva un altorilievo in legno policromo raffigurante la Madonna del Rosario (inizi del XIV secolo), detta La Madre dei bimbi.
- 7 Pieve di San Giovanni Battista (Nella frazione di Corazzano). È menzionata in un documento dell'892, e alla fine del XII secolo fu ampliata e modificata. L'attuale edificio a croce latina con un'unica navata absidata ha la facciata incorniciata da due lesene angolari e ravvivata dall'inserimento di alcuni reperti in marmo e di un frammento di epigrafe di età romana. Il portale è sormontato da un arco a tutto sesto. Sul lato sinistro si alza il massiccio campanile con coronamento merlato. All'interno si conservano un fonte battesimale, proveniente dall'antica chiesa di Barbinaia e sulla parete destra un affresco quattrocentesco, recentemente restaurato, raffigurante la Madonna del Latte, attribuito alla scuola del pittore Cenni di Francesco di ser Cenni.
- 8 Chiesa del Sacro Cuore (Nella frazione di Ponte a Egola). La chiesa fu costruita nel 1875 per volere del popolo che, fino ad allora, dipendeva da due diverse parrocchie, quelle di Cigoli e di Stibbio. La costruzione del nuovo luogo di culto, oltre a definire l'identità del paese, rappresentò un momento di aggregazione di tutti ceti sociali locali, uniti sul piano ideale e finanziario in un'unica impresa. All'interno sono contenute stature realizzate dallo scultore sanminiatese Antonio Luigi Gajoni all'inizio del 900, le cui opere sono conservate anche a Parigi, nel museo del Petit Palais. Il 1996 è stato l'anno di un sensibile restauro che ha toccato la facciata esterna, il campanile, il tetto, tutte le statue e i tondi ad altorilievo in terracotta; inoltre è stata anche realizzata una scultura ex novo per il "Grande Occhio" centrale della facciata che rappresenta "La Madre di Terra".
- 9 Chiesa di San Germano (Nella frazione di Moriolo). Moriolo è borgo ricordato già in un documento del 786, e fu in seguito uno dei castelli del comune di San Miniato. La sua chiesa, dedicata a san Germano, nel 1260 risulta fra quelle dipendenti dalla pieve di San Giovanni Battista a Corazzano. Vi si conserva un rilievo in terracotta policroma, raffigurante la Madonna col Bambino.
- 10 Chiesa dei Santi Martino e Stefano (Nella frazione di San Miniato Basso). La chiesa fu costruita nel 1780 per ordine del granduca Pietro Leopoldo, in seguito alla soppressione delle parrocchie di San Martino in Faognana e Santo Stefano all'Ontraino.
- 11 Chiesa del Santissimo Crocifisso. La chiesa fu realizzata tra il 1705 e il 1718, su progetto di Antonio Maria Ferri, per custodire un crocifisso ligneo del XIII secolo ritenuto miracoloso. L'edificio a croce greca, sormontata da cupola su tamburo, sorge nello spazio compreso tra la Rocca, il duomo e il municipio, cui la chiesa è collegata attraverso una scenografica scalinata, con al centro una statua di Cristo risorto di Francesco Baratta (1636). Mentre la decorazione esterna è molto sobria, le pareti interne sono completamente affrescate con Scene della vita di Cristo di Anton Domenico Bamberini. Sull'altare maggiore, compreso in un dipinto su tavola raffigurante Cristo risorto di Francesco Lanfranchi (1525), si trova il tabernacolo in cui viene custodito un raro crocifisso ligneo di epoca ottoniana (X secolo). Nei pilastri della cupola, le statue ottocentesche dei Quattro evangelisti di Luigi Pampaloni. L'organo a canne venne costruito da Domenico Francesco Cacioli e portato a termine da Antonio e Filippo Tronci nel 1751 e si trova su cantoria nel transetto di sinistra; dispone di 8 registri su unico manuale e pedale ed è a trasmissione meccanica.
- 12 Chiesa di San Domenico (ex Chiesa dei Santi Jacopo e Lucia ad foris Portam). Fu ricostruita su preesistenze nel 1330, ma la facciata non venne mai completata a eccezione del portale. L'interno è a navata unica, con cappelle laterali che vennero chiuse nel Settecento, eccezion fatta per quelle del presbiterio. Spiccano alcuni affreschi, tra cui Storie di san Domenico, di Anton Domenico Bamberini coadiuvato da artisti lucchesi del Settecento. Al primo altare a destra una Madonna col Bambino tra i santi Ludovico, Bertrando e Rosa, di artista fiorentino del Seicento; al secondo una Madonna e santi domenicani di Francesco Curradi; al terzo Madonna col Bambino e san Pio V di Ranieri del Pace. Nel presbiterio, da destra, si trova la cappella Samminiati, con all'altare una Madonna col Bambino e quattro senti e quattro storie nella predella, opera di Domenico di Michelino. A sinistra il sepolcro di Giovanni Chellini, realizzato dopo il 1460 e successivamente modificato, sia nello stesso secolo (con l'aggiunta della parte inferiore) che, più drasticamente, nel Settecento; viene attribuito a Bernardo Rossellino. Segue la cappella degli Armaleoni, con un San Lorenzo sul pilastro esterno opera di Francesco d'Antonio, e Scene della vita di Maria, cioclo di affreschi tardo trecentesco riferibile all'ambito di Niccolò Gerini; all'altare Madonna col Bambino, santi e committenti, tavola di scuola botticelliana attribuita al Maestro di San Miniato; la predella, con cinque Storie di san Giovanni Battista è più antica, e riferita a Mariotto di Nardo. All'altare maggiore un crocifisso ligneo del Cinquecento. La cappella successiva (cappella maggiore), detta degli Spedalinghi, è affrescata da Galileo Chini. Nella cappella Grifoni, la tavola di scuola fiorentina del Cinquecento mostra un San Vincenzo Ferrer; vi si trova inoltre una Deposizione del Poppi, con la pregevole cornice originale. Il tabernacolo con le Storie di san Jacopo è dello stesso artista di ambito geriniano della cappella degli Armaleoni. Proseguendo sulla navata sinistra si incontra, tra il terzo e il secondo altare, un tondo robbiano con Annunciazione di Giovanni della Robbia; al secondo altare Arcangelo Michele di Giovan Battista Galestrucci (1658). In controfacciata infine Angeli musicanti e quattro santi di Lippo d'Andrea (inizio del XV secolo) e una tavola con la Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Andrea di Andrea Guidi, un seguace di Antoniazzo Romano. Tra le altre opere visibili in chiesa un Sant'Anselmo vescovo, della bottega di Masolino da Panicale e San Giacinto in preghiera, di Jacopo Ligozzi.
- 13 Chiesa di San Francesco. Il grande complesso in laterizi venne costruito a partire dal 1276, ampliando un tempietto dedicato al protomartire Miniato; dal 1343 si aggiunsero nuovi ambienti, si alzò la chiesa, si eressero le cappelle nella zona del presbiterio. L'edificio fu nuovamente ristrutturato dal 1404 al 1480, compresa la chiesa inferiore. La facciata mostra l'impianto tardo-romanico. Il retro della chiesa è sorretto da grandi arcate. Al primo altare a destra una Madonna e santi del 1708; al secondo un'Annunciazione e santi attribuita a Francesco Curradi; segue una Decollazione del Battista firmata "Joannes Maria de Reggys", un ignoto pittore reggiano, che completò la pala nel 1677; ed anche una Maria Assunta e santi firmata "Carolus Ceninus 1674". Altre opere sono un Crocifisso ligneo del XVI secolo, una statua lignea di Sant'Antonio da Padova del 1716, l'Assunzione della Vergine attribuita a Ridolfo del Ghirlandaio, il San Michele arcangelo di Bartolomeo Sprangher.
- 14 Chiesa di San Paolo. È inclusa nel monastero di clausura delle Clarisse, fondato nel Trecento da Margherita Portigiani. La chiesa è di impianto gotico con due campate quadrate e volte a crociera, affrescate nel primo Settecento con raffigurazioni dell'Immacolata e Santi francescani da Anton Domenico Bamberini. Ai tre altari in pietra sono tele celebrative di santi francescani; all'altar maggiore la Conversione di San Paolo e i Santi Pietro, Francesco e Chiara. Completa l'arredo della chiesa il monumento a Pietro Bagnoli, morto nel 1847 e qui sepolto. Nel monastero si conservano una tavola cinquecentesca di scuola del Perugino con il Crocifisso e i santi Paolo, Chiara e Francesco e un grande Cristo deposto in cartapesta colorata.
- 15 Chiesa di San Regolo (Nella frazione di Bucciano). È citata nel 1260 nell'estimo delle chiese lucchesi. Custodisce una tela del tardo Cinquecento con il Martirio di san Regolo, attribuibile al fiorentino Niccolò Betti. Di fianco si alza il campanile tardo ottocentesco per la cui costruzione sono state utilizzate le pietre dell'antica pieve di Barbinaia. Sulla facciata della chiesa, nel 1922, fu installata una epigrafe commemorativa dedicata ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, provenienti dal "popolo" di Bucciano (comprendente anche le località di La Serra, Santa Barbara e Casaccia).
- 16 Cappella di San Genesio. La piccola cappella ricorda il luogo in cui sarebbe sorta l'antichissima chiesa di San Genesio a Vico Wallari, citata per la prima volta in un documento del 715. Per la sua posizione strategica presso la confluenza dell'Arno con l'Elsa, e vicino all'incrocio della via Francigena con la via Pisana, Vico Wallari ebbe una importanza straordinaria. Fra l'VIII e il XIII secolo fu sede di assise politiche e di concili, e ospitò imperatori, pontefici e vicari. Con lo sviluppo del castello di San Miniato iniziò la sua decadenza. Nel 1216 Federico II lo concesse ai Sanminiatesi e fissò il passaggio della strada Pisana sul crinale, escludendolo dal flusso viario. Perduta la posizione di prestigio, nel 1248 fu completamente distrutto dai Sanminiatesi.
- 17 Cappella della Madonna di Loreto (Oratorio del Loretino), [email protected]. L'edificio fu costruito nel 1285-1295 come cappella privata dell'attiguo palazzo del Popolo. Nel 1399 vi fu trasferito un venerato crocifisso ligneo (Crocifisso di Castelvecchio), proveniente dalla pieve dei Santi Giusto e Clemente. La costruzione dell'altare adempiva un voto dell'Opera del Duomo per la fine della pestilenza del 1527. Nel 1718 il crocifisso fu posto nel santuario ad esso dedicato e sostituito da una Madonna di Loreto (col cambio del nome della cappella). All'interno si accede da un piccolo portale sormontato da una terracotta con Cristo in pietà. Le pareti e la volta a vele sono ornate da affreschi del primo Quattrocento con Storie della vita di Cristo. Nelle vele si trovano medaglioni con gli Evangelisti, Re David e la Sibilla Eritrea. Sulla parete est la Natività con l'annuncio ai pastori, con una frammentaria Strage degli Innocenti, Adorazione dei Magi e Presentazione al Tempio. Sull'altro lato: Ultima Cena, Cristo nell'orto, Arresto di Cristo e Flagellazione. La parete di fondo è occupata da un ricco altare cinquecentesco di legno dorato e intagliato, che conteneva il crocifisso. Vi sono rappresentati, nei vari riquadri: San Miniato con la spada, San Genesio musico, Angelo annunciante e Vergine annunziata, oltre a due Angeli adoranti. Le rappresentazioni negli scomparti della predella sono: Martirio di san Miniato, Andata al Calvario, Deposizione e seppellimento di Cristo, Noli me tangere e Martirio di san Genesio. Si tratta di scene che completano quelle degli affreschi, con l'eccezione della Crocifissione che era rappresentata dalla scultura lignea.
- 18 Ex oratorio della Crocetta. La Compagnia della Santissima Annunziata, che aveva ceduto ai padri Agostiniani di Lecceto la propria sede, costruì, di fronte, un altro oratorio detto della Crocetta. Qui aveva sede nel Seicento la Compagnia del Riscatto, impegnata nella liberazione degli schiavi in mano ai turchi, come si leggeva all'esterno in una iscrizione ormai quasi del tutto consunta. I confratelli, legati alla congregazione dei Padri Trinitari, indossavano una cappa nera e avevano sulla spalla una croce in rosso e celeste da cui era derivato il nome di Crocetta. L'edificio, all'esterno in mattoni, è spoglio di ogni arredo, e oggi ospita una sala di esposizione.
- 19 Oratorio dei Santi Sebastiano e Rocco. La piccola chiesa rivestita in cotto fu costruita nel 1524, nella zona in cui la famiglia Buonaparte di San Miniato possedeva una loggia. Eretta probabilmente per scongiurare il pericolo della peste, fu inizialmente dedicata a San Sebastiano protettore dal contagio; nel 1718 vi fu trasferita una reliquia di san Rocco, invocato nelle le stesse circostanze. Fu sede di una Compagnia del Viatico agli infermi. La facciata a capanna, di linea molto semplice, presenta solo un portale e una finestra; l'interno ad aula ha un altare settecentesco, in pietra serena. Nel seminario vescovile si conservano due dipinti staccati dall'oratorio che raffigurano Angeli con simboli della Passione. Completa la decorazione dell'interno un ciclo di dipinti molto rovinati, opera di vari artisti sanminiatesi contemporanei.
- 20 Oratorio di Santa Maria al Fortino. Il piccolo oratorio gotico, di struttura molto semplice, è posto all'incrocio delle antiche direttrici viarie verso Volterra e Pisa. Era annesso ad un ospedale per gli appestati, poi scomparso. Nel Quattrocento passò dal patronato del Comune a quello della facoltosa famiglia Chellini, il cui personaggio di spicco era il medico Giovanni, sepolto in San Domenico, che ordinò la pala con l'Incoronazione della Vergine e santi, oggi conservata presso il Museo dell'Arciconfraternita della Misericordia di San Miniato. Al posto della pala, sulla parete di fondo e su quella laterale sinistra del presbiterio, si trovano due affreschi di Luciano Guarnieri. Le nuove pitture vennero impostate nella primavera del 1969, ma non furono portate a termine.
- 21 Oratorio di Sant'Jacopo in Sant'Albino (Nei pressi di Molino d'Egola). L'oratorio romanico, poco distante dalla villa del Palagio dei Samminiati il cui stemma figura sulla facciata, dipendeva nel Medioevo dalla pieve di San Saturnino a Fabbrica, documentata dall'VIII secolo, di cui sopravvivono pochi resti inglobati in un edificio privato. L'oratorio è oggi di proprietà privata, e si trova al centro di un appezzamento coltivato; al suo interno la data 1588 ricorda un restauro; di particolare interesse sono gli affreschi tardo cinquecenteschi di ambito fiorentino, che raffigurano San Francesco che riceve le stimmate, i Santi Albino, Iacopo e Maddalena, e un Cristo in Pietà.
- 22 Badia di Santa Gonda (Nella frazione di Catena). Dedicata ai santi Bartolomeo e Gioconda, l'abbazia si trova citata nei documenti del XIII secolo come sede di una comunità di frati della congregazione di Camaldoli. Dopo secoli di prosperità, fu soppressa da Leone X nel 1514 e divenne poi commenda dei cavalieri di Santo Stefano. In seguito venne acquistata dai Salviati di Firenze che avevano nei pressi la villa di Castellonchio, e nell'Ottocento l'insieme dei fabbricati e i poderi passarono all'ospedale di San Giovanni di Dio di Firenze, che ne ha avuto il possesso fino ai nostri giorni. La chiesa odierna, che prospetta sulla strada statale, conserva tracce della sua fase primitiva, ma si presenta in forme che risalgono al secolo scorso.
- 23 Monastero di Santa Chiara. Costruito in mattoni dalla calda tonalità rossastra, fu fondato nel secolo XIV, e oggi è sede del Conservatorio omonimo e della Scuola Magistrale. Il conservatorio fu istituito nel 1785 per volere del granduca Pietro Leopoldo, come scuola femminile, mentre il precedente monastero delle clarisse fu trasformato in una struttura di oblate francescane. Nel 1904, il conservatorio divenne completamente laico. La bella tavola dell'altar maggiore con l'Immacolata Concezione attorniata da Adamo, Eva, Mosè, David, san Paolo e san Giovanni Battista è di Jacopo da Empoli. All'altare destro si trova poi una Deposizione di Pier Francesco Foschi; sulla porta a sinistra dell'altare maggiore Santi Francesco e Chiara, sempre dell'Empoli. In sagrestia si trovano altre opere pregevoli: Gesù appare alla Maddalena, attribuita a Lodovico Cardi detto il Cigoli, un reliquiario della famiglia Buonaparte (XVII secolo) e alcuni pregevoli paliotti ricamati. Il convento è arricchito da una collezione di arredi tessili ricamati, opera delle clarisse provenienti dalla nobiltà di san Miniato e dalla borghesia mercantile di Livorno.
- 24 Ex monastero della Santissima Trinità (Oratorio della Misericordia). Venne edificato nel tardo Cinquecento nel luogo dell'antico Palazzo del Podestà per le monache agostiniane; le logge di quell'edificio furono inglobate nella nuova costruzione senza tuttavia essere distrutte. La chiesa del monastero oggi appartiene alla Arciconfraternita della Misericordia. Dopo la soppressione nel 1810, il convento fu utilizzato per le scuole elementari e per il ginnasio e liceo, in cui nel 1858 insegnò il giovane Giosuè Carducci. Nell'atrio della scuola, un grande ambiente voltato a crociera, sono stati trovati affreschi tardogotici a tema cortese e araldico. L'oratorio della Misericordia fu creato nel 1566, ma il suo assetto attuale risale al tardo Seicento, quando furono eretti i tre altari in pietra serena. Nell'ancona dell'altar maggiore si trova una trecentesca Madonna con il Bambino ad affresco di scuola giottesca.
- 25 Convento dei Cappuccini (Nella frazione di Calenzano). Fondato nel 1211 è uno dei pochi conventi francescani che vanta una benedizione di San Francesco in vita che ha inviato il primo nucleo di frati per le basi di un convento forse proprio nel luogo ove sorgeva un oratorio dedicato a San Miniato. Oggi è un grande complesso frutto di numerosi ampliamenti effettuati nel corso dei secoli con un convento ricco di arte, saloni antichi ed eleganti chiostri. Nel refettorio è presente una grande tela di Carlo Bambocci rappresentante la Cena di San Francesco e Santa Chiara. La chiesa una navata conserva numerose opere d'arte dei secoli XVII e XVIII. Sul retro dell'altare maggiore trova posto il notevole coro ligneo, finemente intagliato in tutte le sue parti, attribuito a Giuliano di Baccio D'Agnolo. Sulla facciata esterna della chiesa, modificata con l'ampliamento del XIV secolo, sono ancora visibili i segni della chiesa primitiva. La chiesa, dedicata all'Immacolata Concezione e ai santi Francesco e Miniato, è preceduta da un elegante portico; l'interno ad aula presenta un imponente altare in legno scuro, tipico delle chiese cappuccine, di linea semplice, con una tela di Rutilio Manetti dedicata ai Santi Francesco e Miniato. Il complesso è stato centro per congressi di proprietà della Cassa di Risparmio di San Miniato.
Architetture civili
[modifica]- 26 Palazzo Comunale, Via Vittime del Duomo, 8. Di origine trecentesca, presenta un fronte moderno, con partiture dipinte. Vi sono inseriti un busto di Augusto Conti e due lapidi legate alla memoria della strage del Duomo di San Miniato: una risale a poco dopo gli eventi e fondamentalmente incolpa i tedeschi; una è frutto delle più recenti analisi storiche e chiarisce le responsabilità dell'evento. All'interno spicca la Sala del consiglio, dove Cenni di Francesco affrescò una Madonna col Bambino tra le Virtù cardinali e teologali. Tra le iscrizioni e gli stemmi spicca quello di Franco Sacchetti che, come ricordò nel suo Trecentonovelle, fu podestà di San Miniato. Sotto la sala del consiglio, al pian terreno, si trova l'oratorio del Lorentino.
- 27 Palazzo Buonaparte. L'edificio, come ricorda una targa posta sulla facciata, apparteneva al canonico Filippo Buonaparte, che il 29 giugno 1797 fu visitato dal parente corso Napoleone, generale dell'esercito francese in cerca delle sue origini nobiliari in Toscana e in particolare proprio a San Miniato. Il palazzo ha oggi un fronte severo, arricchito da un portale ad arco con cornice in bugne di pietra e quattro assi di finestre rettangolari.
- 28 Palazzo Formichini (già Palazzo Buonaparte-Speziali o Palazzo Buonaparte-Franchini). Eretto nel XVI secolo su progetto dell'architetto fiorentino Giuliano di Baccio d'Agnolo, per conto di Vittorio di Battista Buonaparte, membro dei Buonaparte di San Miniato. Nei secoli successivi fu ristrutturato radicalmente al suo interno, lasciando tuttavia inalterata la facciata di stile rinascimentale. Nel XVII secolo la proprietà del palazzo passò alla famiglia Morali, e nel XIX secolo ai Formighini (o Formichini), ai quali si deve il nome attuale del palazzo. Dagli anni '50 del XX secolo Palazzo Formichini ospita la sede principale della Cassa di Risparmio di San Miniato e una preziosa collezione di opere d'arte, in particolare opere pittoriche, di proprietà della banca.
- 29 Palazzo Grifoni, Piazza Grifoni. L'edificio fu progettato da Giuliano di Baccio d'Agnolo in severe forme fiorentine e realizzato entro la metà del Cinquecento. Fu danneggiato gravemente nell'ultima guerra, ma in seguito restaurato. Domina la piazzetta da una posizione rialzata, come palazzo Pitti a Firenze, ed ha una facciata ad intonaco, con bugne a rilievo lungo ai fianchi che danno all'insieme l'aspetto di una fortezza. Al piano terra un grande portale ad arco incorniciato da blocchi di pietra serena è affiancato da due finestre inginocchiate. Lo stemma familiare in pietra sta appeso sopra il portale (d'oro, al grifone di nero accompagnato in capo da tre palle ordinate fra i quattro pendenti di un lambello di rosso, la palla centrale d'azzurro, caricata di tre gigli d'oro, e le due laterali di rosso). L'ultimo piano è occupato da una loggia continua, oggi chiusa da vetrate, con eleganti colonnine doriche. Sul retro il palazzo dispone di un cortile affacciato sul panorama del Valdarno.
- 30 Palazzo dei Vicari imperiali. Deve il suo nome al fatto che fosse la residenza dei vicari dell'imperatore dei tempi di Federico II in poi, i quali sorvegliavano la rocca e amministravano la città. Qui risiedeva il marchese Bonifacio di Toscana, per cui si è ipotizzato che sua figlia Matilde di Canossa possa essere nata qui. Il palazzo attuale risale al XII secolo, con la torre merlata preesistente (oggi restaurata). Vi hanno sede una struttura ricettiva e alcuni uffici comunali. All'interno di trovano affrescati alcuni stemmi gentilizi dei suoi antichi abitanti.
- 31 Palazzo Vescovile. La struttura originale è riferibile a due torri del XIII secolo la torre Palleoni e quella dei Capitani del Popolo. Numerosi i rifacimenti nel corso dei secoli: nel 1489 il palazzo fu concesso ai canonici del Duomo di San Miniato e fu edificata la scalinata che lo divide dal Palazzo dei Vicari. Nel 1622 fu adibito a sede della Curia sanminiatese, assumendo in larga parte le forme attuali. Nel 1746 furono abbattute le due torri duecentesche e fu fatto il portale in pietra e le due rampe d'accesso. Nel 1977 l'ultima ristrutturazione che ha definitivamente sancito lo stato attuale. La facciata su piazza della Repubblica, presenta, negli archi a sesto acuto, i resti delle antiche costruzioni duecentesche e trecentesche, mentre quella antistante il Duomo, mostra un aspetto più antico e rustico. La cappella dell'Assunta e di San Giovanni Battista, situata all'interno del palazzo, è completamente affrescata da Anton Domenico Bamberini con l'aiuto della sua bottega.
- 32 Palazzo del Seminario (Seminario vescovile di San Miniato), Piazza della Repubblica. Al momento che San Miniato divenne sede vescovile, venne decisa l'edificazione di un seminario, per la formazione del Clero. In una zona poco distante dal Duomo e dal Palazzo Vescovile, in una zona popolata di case e botteghe addossate alle mura cittadine, nel 1650 venne decisa la costruzione di un piccolo alloggio per 12 chierici. Negli anni si susseguirono gli ampliamenti fino al 1713 anno in cui l'edificio fu ultimato e inaugurato. La facciata a forma poliedrica, ha superficie concava in quanto lo sviluppo dell'edificio è stato vincolato alla cinta muraria. L'affrescatura della facciata con motti religiosi in latino risale al 1705, sempre al XVIII secolo è riferibile la doppia scalinata d'accesso. La facciata concava e decorata esternamente da affreschi e quadrature racchiude scenograficamente la piazza (un tempo chiamata piazza del Seminario, appunto), seguendo l'andamento delle antiche mura del castello di San Miniato. Risalente al 1650-1680, fu realizzato su preesistente, come le botteghe artigiane trecentesche che ancora si vedono al piano terra, tuttora dotate degli sporti su cui gli artigiani disponevano la loro merce. Il fronte fu decorato dal pittore fucecchiese Francesco Chimenti, che vi dipinse, nel primo Settecento, le Virtù accompagnate da trenta motti biblici e patristici dettati dal vescovo Francesco Maria Poggi. All'interno del palazzo, nel refettorio si trova un'Ultima Cena di Dilvo Lotti. Prospetta sulla piazza il lato posteriore del palazzo vescovile.
Altro
[modifica]- 33 Rocca di Federico II, [email protected]. Torre costruita nel XIII secolo, distrutta durante la Seconda guerra mondiale e ricostruita filologicamente nel 1958. Divenuta simbolo della città, la nuova torre è a pianta leggermente trapezoidale, alta 37 metri e dominante il tratto di Valdarno da una collina di 192 m.s.l. La posizione strategica della torre ha consentito, in epoca medievale, di porre un controllo sul transito tra Firenze e Pisa e lungo la via Francigena.
- 34 San Genesio (anche Borgo San Genesio, vico Wallari) (Tra le località Ponte a Elsa e La Scala). Il borgo è stato ritenuto l'insediamento dal quale si è originata a partire dal XIII secolo la città di San Miniato. Per i numerosi e importanti parlamenti, consigli, diete, assemblee e congressi è stata definita "la Roncaglia di Toscana" ovvero, come la vicina e erede San Miniato, "capitale mancata di Toscana". La zona dove sorge l'attuale area archeologica era un autentico crocevia: oltre che le naturali vie di comunicazione dell'Arno e dell'Elsa, vi passava probabilmente in età romana la via Quinctia, in direttrice est-ovest, alla quale a partire dall'Alto Medioevo si aggiunse anche la via Francigena. Nel V secolo si ergeva sul sito una necropoli tardo-romana, mentre la costruzione della chiesa antica risale all'inizio dell'VIII secolo. Sicuramente l'evento più importante che si tenne a San Genesio fu il giuramento di reciproca solidarietà politica e militare tra le città toscane pronunciato dai delegati delle città di Lucca, Firenze, Siena, San Miniato e dal vescovo di Volterra nel 1197. Da quel giuramento, infatti, nascerà la cosiddetta Lega toscana ("societas inter civitates Tuscie"), in difesa della parte guelfa.
- 35 Accademia degli Euteleti. L'Accademia trova le sue origini nel XVII secolo, quando fu fondata come "Accademia degli Affidati", che si occupava di scienze e lettere. Venne rifondata nel 1748 e ne fu modificato il nome in "Accademia dei Rinati". L'Accademia degli Euteleti fu poi rifondata il 30 dicembre 1822 da Torello Pierazzi, futuro vescovo di San Miniato, e dal poeta Pietro Bagnoli. Gli Euteleti sono degli uomini di buona volontà che perseguono un "buon fine", ed in origine aveva come scopo primario sviluppare e diffondere la cultura Toscana nel mondo, attraverso il sapere scientifico e gli studi legati allo sviluppo dell'agricoltura e del patrimonio letterario. Da quanto riportato negli "Atti" della società nel 1834 l'Accademia si adoperò per sviluppare un progetto "tipografico" e fondò una scuola infantile. Attualmente l'Accademia degli Euteleti dispone di un ampio archivio e di una vasta biblioteca, dedicando parte delle proprie risorse all'organizzazione di mostre e convegni di interesse scientifico. Lo spazio espositivo è organizzato su tre sale, di una superficie complessiva di 80 m2 circa e i pezzi esposti sono una cinquantina, a rotazione. Una parte del palazzo è occupata dalla Pretura.
- 36 Museo diocesano d'arte sacra, Piazza Duomo, 1. Inaugurato nel 1966, per opera del pittore samminiatese Dilvo Lotti, negli spazi dell'antica sacrestia, attigua alla cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Genesio. L'allestimento del museo è stato riorganizzato nel 2000 con l'obiettivo di valorizzare la storia della città e del suo territorio. Il museo conserva opere d'arte e suppellettile liturgica proveniente sia dal duomo, sia da altre chiese del territorio diocesano. Inoltre, sono esposti dipinti del XVII secolo pervenuti dalla donazione (1910) del cardinale Alessandro Sanminiatelli Zabarella alla canonica di Montecastello.
Eventi e feste
[modifica]- Mostra mercato nazionale del tartufo bianco delle colline sanminiatesi. Secondo, terzo e quarto fine settimana di novembre. La principale manifestazione che ha luogo nel Comune e che si svolge nelle principali vie e piazze del capoluogo.
- Festa del tartufo (A Corazzano). Prima domenica di ottobre.
- Festa del tartufo e del fungo (A Balconevisi). Terza domenica di ottobre.
- Festa del tartufo marzuolo (A Cigoli). A marzo.
- Festa del teatro. A luglio. È il festival di prosa più antico d'Italia. Gestito dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, il festival è attivo ininterrottamente dal 1947. I più grandi attori e registi hanno in tutti questi anni calcato il palcoscenico di San Miniato.
- La luna è azzurra (Festival internazionale del teatro di figura). A fine giugno.
- Prima del Teatro (Scuola europea per l'arte dell'attore), ☎ 39 340 9848603, [email protected]. A luglio.
- Un castello di suoni. A luglio. A San Miniato e nelle frazioni del Comune, hanno luogo i concerti di un'importante rassegna di musica classica, che da anni porta qui musicisti di fama internazionale, valorizzando anche i giovani esecutori. Durante la manifestazione ogni anno viene proposta al pubblico un'opera lirica.
- Fuochi di San Giovanni (Presso il prato della Rocca di Federico II). Nella notte del 23 giugno.
- Festa degli aquiloni (Presso il prato della Rocca di Federico II). Prima domenica dopo Pasqua.
- Processione della Madonna della Cintola (Dalla chiesa della SS. Anunziata (detta della Nunziatina) fino alle Colline). Prima domenica di settembre. Festa religiosa.
- Festa del SS. Crocifisso di San Miniato. In estate. Festa religiosa.
Cosa fare
[modifica]Acquisti
[modifica]Come divertirsi
[modifica]Spettacoli
[modifica]- 1 Auditorium di San Martino (Ex chiesa di San Martino a Faognana), Via Cesare Battisti, 63. Si tratta di una chiesa sconsacrata di proprietà comunale, situata in prossimità di Porta Faognana, là dove sorgeva un monastero femminile di regola agostiniana, che nel XVIII secolo passò alla regola domanicana. Oggi rappresenta uno spazio "alternativo e polivalente", utilizzato di volta in volta per mostre, concerti e altre manifestazioni culturali, nonché per eventi e rappresentazioni teatrali, sopperendo così alla mancanza in loco di un vero e proprio spazio teatrale dopo la distruzione, causata dall'ultimo conflitto mondiale, dello storico teatro Verdi.Vi si tengono incontri e convegni, si allestiscono mostre, si svolge la rassegna di teatro amatoriale denominata L'estate di san Martino. Grazie all'intraprendenza del Teatrino dei Fondi di san Domenico, l'auditorium ospita piccoli eventi nel campo della ricerca e della sperimentazione, come quelli realizzati nel 1999 in occasione del festival Il mare della giovinezza.
- 2 Teatro di Quaranthana, Via Zara, 58 (Nella frazione di Corazzano). Il nome deriva da quello di un'antica pieve. Qui, nel 1995, il Teatrino dei Fondi ha avviato un cartello di progettualità molto dinamica e variegata, corsi, laboratori, convegni, spettacoli, la casa editrice Titivillus, mostre, biblioteca, produzioni, ospitalità, spazio ragazzi e così via, lungo percorsi di una "teatralità" totale e senza frontiere, polimorfa e multilingue. Nel 2004 è diventato Teatro Comunale. Vanta una sala di quasi 100 posti e una saletta espositiva utilizzabile anche come sede di laboratori.
Dove mangiare
[modifica]Dove alloggiare
[modifica]Sicurezza
[modifica]Come restare in contatto
[modifica]Nei dintorni
[modifica]- Castelfiorentino
- Castelfranco di Sotto
- Cerreto Guidi
- Empoli
- Fucecchio
- Montaione
- Montopoli in Val d'Arno
- Palaia
- Santa Croce sull'Arno
Altri progetti
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