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78 | la poesia di catullo. |
E Ovidio:
Quos humeros, qualesvidi, tetigique lacertos, |
Non altro che la materia. Ma la materia ha le sue battaglie, i suoi spasimi, il suo dramma. Petrarca che contempla l’amore, come un youghi dell’India contempla Iddio, è uomo men completo e poeta meno efficace di Catullo, che stringe l’amore fra le braccia, maschio o femmina ch’egli sia. Nel regno dell’arte il bruto è più tollerabile dell’angelo; il perfetto è semplice e perciò non ha forme e ti sfugge, è un sogno della mente. Come creatura artistica, Lucifero, immenso carname, è più perfetto di Beatrice, spirito indefinito.
L’amore, irrequieto per natura, è tanto più irrequieto, quanto più sensuale. Gli amori della nuova Eloisa sono amori stagnanti. L’amor di Catullo è torrente, dura poco, a sbalzi, a riprese; ma qual fluttuazione, qual agitamento, qual rovina! Rappresentate questo conflitto in una poesia tutta ignuda, apparentemente negletta, e avrete subito la lirica di Catullo. Non è la nudità della Venere dei Medici, nel cui verecondo, atteggiare delle mani e della persona, tu vedi come un sottilissimo velo che la circonda, e rassomiglia piuttosto alla poesia di Saffo; è la procace nudità della Venere del Tiziano, che mostra le bellissime forme voluttuose, e il piacere d’averne goduto.
- ↑ Amor., lib. I, eleg. V.