Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XCIV
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XCIV.
ALLA STESSA
a Forlì
19 ottobre (1845)
Cara Marianna,
Non posso a meno di rispondere subito all’ultima tua carissima degli il corrente, non solo perchè tu me ne preghi, ma principalmente ancora per corrispondere con eguale cordialità, con eguale amicizia a quella di voi, miei carissimi. Dunque, sentite bene. Benchè io non abbia letto le lettere stampate di Giacomo a Brighenti, mi figuro bene però cosa esse contengano, sapendo in quali tempi vennero scritte, e con quanta amarezza di cuore venivano allora dettate da uno che si sentiva tanto infelice. E certo io avrei giurato che quelle lettere non sarebbero mai uscite dalle mani di Brighenti, durante almeno la vita di lui o delle sue figlie, delle amiche della Leopardi, la quale Leopardi, sebbene anch’essa contrariata ed amareggiata quanto mai, pure non solo in privato nel suo cuore, ma anche esteriormente e quanto può, procura che i suoi genitori non incorrano per colpa dei figli alcun biasimo, e vorrebbe render loro tutto quell’onore che meritano realmente per moltissimi titoli. Sicchè, puoi facilmente immaginarti, Marianna mia quanto cruccio mi cagioni quello che tu mi narri, e quanto ne sia inquieta con Giordani, e molto più con Viani, il quale nel tempo che finge meco di essere quasi mio adoratore, mette in derisione i miei genitori pubblicamente colle stampe. Certo, che anche questo insegna a conoscere gli uomini, e a non creder loro; oh, ma io non li credo mica! Venendo poi a quanto mi dici ch’io debba prevenirne i miei genitori per parte di papà, e raccontar loro come la cosa è stata, senti bene! Dopo la disgrazia che abbiamo avuto di perdere due miei fratelli, e dopo l’immenso ed eterno dolore che tal perdita ne ha cagionato, abbiam veduto noi fratelli che non piaceva più a nostro padre di nominare questi cari ed amati oggetti; sicchè, noi che avremmo voluto parlarne ogni momento, abbiam dovuto fare studio per tacere quei nomi che ci venivan sempre sulle labbra. Di Giacomo poi, della gloria nostra, abbiam dovuto tacere piu chè mai tutto quello che di lui ne veniva fatto di sapere, come di quello che non combinava punto col pensare di papà e colle sue idee. Pertanto, non abbiam fatto mai parola con lui delle nuove edizioni delle sue opere, e quando le abbiamo comprate le abbiamo tenute nascoste e le teniamo ancora, acciocchè per cagion nostra non si rinnovi più acerbo il dolore. Premesse queste cose, io mi son consigliata coi miei fratelli, e li ho trovati del mio medesimo parere; cioè, che non si debba, almeno per ora, parlargli di quanto è avvenuto, della stampa delle lettere, poichè esso non sa nulla, nè dei primi tomi, nè dell’ultimo, e non vi è probabilità, che ne sappia per lungo tempo; e quando accadesse che ne venisse al fatto, sarei pronta io colla tua lettera in mano, é coll’ardire che m’inspirerebbe l’amicizia e la sicurezza di non mentire, farei in modo ch’egli non avesse a cangiare l’opinione, che Brighenti sia vero galantuomo ed uomo di onore, come ha sempre creduto, anche nei primi tempi dell’amicizia di Giacomo col papà tuo. Io spero che così andremo d’accordo, e che voi altri non troverete niente a ridire su questo partito che mi sembra il più prudente. È certo che cagionerebbe vivo dolore a mio padre il sapere di queste lettere stampate, e perchè dunque gliel’avrò a recar io questo dolore?
I miei fratelli sono anch’essi meco dolenti di questo caso, o per meglio dire, dell’offesa che i Signori Giordani e Viani han fatto a noi, e si dolgono ancora con me che hanno in tal modo. compromessa una persona rispettabile e cara, e di cui non si potranno mai dolere. Essi ti salutano e salutano tutta la tua famiglia, e io abbraccio tutti per parte anche di Virginia che si fa grandina e sempre sommamente cara. Gli altri due vengon su bene anch’essi, e io non trovo ormai più tempo da leggere, nè da fare niente altro che accarezzarli e fare un tantino di scuola. Ma questo non è mestiere da me, che non so fare, e non ne hola pazienza, chè noi Leopardi siam pieni di fuoco, e per insegnare ci è d’uopo di una pazienza in grado eroico. Oh, addio, cara Marianna mia, addio Nina, addio caro papà, renda Iddio a voi, anime dolcissime, tutto quel bene che vi meritate per le virtù vostre tanto rare in si orridi tempi. Bacio tutti con tutta l’anima, e mi affido sempre all’amor vostro.