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Valeria Solarino

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Valeria Solarino (2014)

Valeria Solarino (1979 – vivente), attrice italiana.

Citazioni di Valeria Solarino

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Citazioni in ordine temporale.

  • [Su Una giornata particolare] [...] è un film perfetto dal punto di vista formale ma che dimostra tutta la sensibilità politica e culturale di Scola, con l'efficace contrappunto tra il machismo fascista e la delicatezza sorprendente di Mastroianni omosessuale. [...] La scenaggiatura è la forza di Scola, il modo in cui scrive, fa muovere e parlare i personaggi, facendo politica in un modo raffinato. [...] Ma quello di Scola è soprattutto un film di critica al regime, critica che arriva attraverso la rappresentazione della famiglia, con il padre marito e padrone così ignorante, e alcune scene che restituiscono perfettamente il lato ridicolo di un regime.[1]
  • Per un attore è bello relazionarsi con mezzi di comunicazione diversi. Così come per cinema e teatro, c'è anche una televisione di più alta qualità.[2]
  • [...] la musica, il teatro, i film, l'arte non solo ci danno da mangiare creando un indotto economico importantissimo ma ci tengono in vita anche in momenti complicati [...]. La cultura, in tutte le sue sfaccettature, è qualcosa che ci nutre e ci spinge a riflettere, ci costringe a una crescita non passiva. Coltivare l'aspetto interiore è fondamentale per non essere arrabbiati e basta: serve a costruirsi una coscienza critica e una visione sul mondo.[3]
  • Semplicemente il gossip è una cosa che mi irrita. Non devo difendere o proteggere nulla della mia vita ma non lo alimento perché non mi piace. Anzi, le dirò di più: m'infastidisce anche quando riguarda gli altri, non mi diverte l'idea che un personaggio pubblico debba far sapere i suoi fatti privati. Preferisco essere giudicata per il mio lavoro che per il mio privato.[3]
  • [«Che cosa la fa arrabbiare?»] La malafede. Quando si calpestano i diritti per puro calcolo, per creare consenso intorno alla rabbia.[4]
  • Il dolore fa male, ma ti aiuta a capire quanto tieni a qualcosa, quanto puoi cedere a un compromesso o lottare senza mediazioni.[4]

Intervista di Emilio Marrese, repubblica.it, 18 maggio 2013.

  • Gioco quattro o cinque ore alla settimana. Non penso ad altro. Non smetterei mai di giocare. È totalizzante, mi ha preso, mi ha trascinata. Mi piace perfino che la terra rossa rimasta sotto lo suole si sparga poi per casa per pesticciarla il giorno dopo. Sono malata, lo so. Ma il tennis è la mia follia, è qualcosa che va oltre: mi ha salvato la vita.
  • L'anno scorso da aprile fino all'autunno non avevo lavoro e buttarmi su una passione nuova così forte mi ha dato un senso. Adesso sto veramente bene e sono felice: so che quando non ho un set, ho un campo. Il tennis è regole, disciplina, obiettivi.
  • La scorsa estate ho letto Open di Andre Agassi. Un libro meraviglioso sulla vita: sul rapporto col padre, il dovere, il rispetto, l'odio e l'amore. Mi ha conquistato il senso mistico del suo approccio al tennis: continuare a ripetere gesti all'infinito come un robot puntando alla perfezione, la determinazione anche nel perdere, l'imparare dalla sconfitta e dagli errori. L'ossessione dell'obiettivo. A me angoscia l'idea di una vita che sia sempre quella, e già mi rendo conto di essere una privilegiata perché ho un lavoro che mi fa sognare. Sentire di avere limiti fisici che posso superare mi dà un'adrenalina pazzesca. Così mi sono buttata sul tennis.
  • [Sul tennis] Sapere che quella palla corta un giorno potrò arrivare a prenderla o quel colpo riuscirò a piazzarlo come dico io, mi inebria.
  • Ho conosciuto Roger Federer e ho chiesto il primo autografo della mia vita. Non l'avevo voluto nemmeno da Bruce Springsteen, che è il mio mito fin da ragazza: avevo i suoi poster in camera, portavo la bandana come il Boss. Ma quando me lo sono trovata davanti qualche anno fa a un cocktail sono stata l'unica a non farsi la foto ricordo con lui. Federer no, è un'altra cosa. E ancora di più mi piace Nadal. Loro hanno la bellezza del talento. Mi innamoro di giocatori che se vedessi per strada neanche mi volterei a guardarli, sul piano estetico, intendo.

Fabia Di Drusco, lofficielitalia.com, 28 aprile 2021.

  • [«Hai sempre voluto fare l'attrice?»] Credo di averlo deciso nel 2000, quando mi sono iscritta alla scuola del Teatro Stabile di Torino. Prima andavo a teatro, mi fermavo incantata in platea quando erano andati via tutti, ma era un desiderio che non ammettevo neppure a me stessa. La scuola ha significato un impegno di tre anni di frequenza obbligatoria, otto ore al giorno. Mi hanno ammessa dopo il primo provino e ho abbandonato tutto, l'università (ero iscritta a Lettere e Filosofia) e la pallacanestro, che giocavo a livello agonistico. Nei tre anni di scuola ho capito che era quello che volevo fare nella vita, ma all'inizio pensavo solo al teatro. Ronconi, che veniva tutti gli anni a tenere un corso, mi disse: "Tu farai cinema", ma io ero convintissima si sbagliasse. [«E invece...»] La scuola ci mandava a fare provini per piccoli ruoli, è così che mi hanno preso per Fame chimica ed è così che Giovanni Veronesi [diventato poi suo compagno, nda] mi ha scelta per Che ne sarà di noi. Ma frequentavo ancora la scuola, avrei dovuto assentarmi almeno un mese per le riprese e quindi ero certa che non lo avrei potuto fare. È stato un mio insegnante a spingermi, convincendo i colleghi a non farmi perdere quest'opportunità e aiutandomi a recuperare l'assenza scolastica.
  • [...] a teatro hai un rapporto con il pubblico che al cinema non hai, se non in caso di grandissimo successo. E comunque non ti arriva lo sguardo, il respiro, la risata del pubblico.
  • Ho lavorato con tante registe donne [...], ma ogni regista è una figura a sé indipendentemente dal sesso. Non mi piacciono le distinzioni di genere anche se di fatto non c'è ancora molta parità nel mondo del lavoro e nella società. Ho sempre cercato il talento, mi dà fastidio parlare di "storia al femminile" perché non diresti mai: "storia al maschile".
  • Amo moltissimo Anna Magnani, un esempio di femminilità al 100%. Con un corpo e una faccia non coincidenti coi canoni dell'epoca diventava bella, brutta, simpatica: non era mai fissa sull'immagine che voleva dare di sé. A un'attrice si richiede di essere sempre splendida. Va bene per il tappeto rosso, ma se fai un personaggio devi esser libera di poter restituire quello di cui il personaggio ha bisogno.

Intervista di Claudia Fusani, supertennis.tv, 9 giugno 2021.

  • Sono affascinata dal suo modo di stare in campo, di lottare, di non mollare mai. Una partita di Nadal è arte viva, quella del corpo umano in movimento. [...] Il suo modo di grignare mi coinvolge e mi emoziona. C'è sempre più sangue, lotta e vita.
  • [«Guarda molto tennis in tv?»] Tantissimo. E devo dire che mi interessano a volte più i dettagli della partita in sè. Mi fisso ad esempio sul movimento dei piedi, la preparazione di un colpo, cosa fanno i giocatori al cambio campo o tra un colpo e l'altro, cosa dice il corpo dei giocatori.
  • Coltivo l'estetica della fatica e quella del corpo. Non sono in contraddizione. Anzi. A me del tennis piace anche la stanchezza che senti dopo e che non è mai debilitante. Mi piace quando sento il rumore perfetto della pallina sulle corde, quello che vuol dire che hai fatto tutto giusto, senza strappi. Il risultato del coordinamento perfetto. E tutto fila via liscio.
  • [...] era maggio ed ero riuscita ad avere il pass per gli Internazionali a Roma. Ero impegnata in due set diversi, un film per il cinema e una serie tv. Non sapevo come fare perchè per me in quel momento esisteva solo la prospettiva di arrivare al Foro Italico la mattina alle 10 e andare via la sera dopo aver scrutato il numero più alto di partite. Insomma, alla produzione della fiction dissi che in quella settimana ero purtroppo impegnata e assorbita totalmente dalla produzione cinema. La stessa cosa ho ripetuto alla produzione del film. Insomma, risultata indisponibile per entrambe le produzioni, potetti godermi dalla mattina alla sera quell'edizione degli Internazionali. [«L'hanno beccata?»] No, l'ho passata liscia. E sono contenta di averlo fatto.

Citazioni su Valeria Solarino

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  • Non ha le bizze dell'attrice, ha solo le cose belle delle attrici, è la donna più intelligente che conosca. Avremo litigato tre volte in 14 anni e in quelle tre volte per colpa mia perché sono scemo. [...] Ha una delicatezza infinita. La sua famiglia è molto bella. Nonni ferrovieri, gente del popolo. La mamma professoressa di italiano, padre ingegnere, persone perbene, oneste. (Giovanni Veronesi)

Note

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  1. Dall'intervista di Luca Sappino, Valeria Solarino sulle unioni civili: «Pensavo sarebbe stata la volta buona per la parità. Mi sbagliavo», left.it, 5 marzo 2016.
  2. Dall'intervista Rocco Schiavone, 3 Valeria Solarino a Blogo: "Questa serie è una delle cose più belle della tv italiana adesso", tvblog.it, 2 ottobre 2019.
  3. a b Dall'intervista di Francesco Canino, Valeria Solarino: "Per fare Greta ne 'L'alligatore' ho ascoltato molto i Cranberries e studiato Dolores", ilfattoquotidiano.it, 3 dicembre 2020.
  4. a b Dall'intervista di Cristina Lacava, Valeria Solarino: «Felicità è lasciarsi andare», iodonna.it, 30 ottobre 2021.

Filmografia

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Altri progetti

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