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Teresa Bandettini

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Teresa Bandettini in un dipinto di Angelika Kauffmann (1794)

Teresa Bandettini, nota anche come Amarilli Etrusca (1763 – 1837), poetessa e danzatrice italiana.

Citazioni di Teresa Bandettini

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  • In ne' frigi campi Marsia | non sol dolce suona e canta, | ma più dotto esser si vanta | del di Pindo reggitor. || Fauni, Satiri, e silvani, | Semi-capri, Semi-Dei, | a' soavi carmi e bei | con le orecchie aguzze stan. || Di superbia gonfio il Satiro | vien che Apollo sin derida; | scende Febo alla disfida, | e di sdegno ha colmo il cor. || Canta il Satiro capripede; | l'ira in sen del Dio s'infiamma, | come in legno ascosa fiamma | suol per vento scintillar. || L'Amadriadi ascoltatrici | di gradir Marsia dan segno: | ma al bel labbro accosta il legno | Febo, e ad esso il fiato dà. || Dolce soffio ora vi spinge; | ora tremoli e spediti, | trasvolando, i lievi diti, | fan le Dee maravigliar. || Nuovo lauro al crin s'innesta | delle Muse al reggitore, | ma non scemasi il furore | che in lui Marsia concitò. || Già di Stige al torbo laco | ei giurò la sua vendetta, | e a compirla omai si affretta | sovra il misero mortal. || Ad un pino avvinto il misero | vuol che a poco a poco muoja; | già lo scortica e lo squoja | col coltello rustical. || Stilla il sangue, e vene e muscoli | si discoprono, si mostrano; | e le membra sue s'innostrano, | e una piaga tutte son. || Se tal premio oggi attendesse | chi sé crede un novo Apollo, | qual dovria feral tracollo | ei pur anco sopportar! || Folle è ben chi eccelso vate | odia, e arrogasi ogni vanto. | L'usignuol con roco canto | così sfida augello vil. || Ma pur Febo io già non lodo, | perchè basso fu il confronto, | e a sé stesso fece affronto, | quando al carme lo sfidò. || Ei dovea con il silenzio | rintuzzar l' orgoglio vile, | né dovea cantor gentile | con un Satiro garrir. || L' orso altier, benche in catene, | conscio pur di sua fortezza, | del mastin non ode e sprezza | spesso il rabido latrar. || Tal dovea mostrarsi Apollo; | ma chi vincer può sé stesso? | Né virtù vi è, che dappresso | non si tragga un qualche error. (Apollo e Marsia[1])
  • [...] Prendi, tu dunque prendi | questo fatal addio: | sull'ali del desio | sovente tornerò. | Se non m'inganna speme | anco fia presto giorno | del lieto mio ritorno | che mi conforta il cor.[2]

Citazioni su Teresa Bandettini

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  • Se merito grande ha colui che, colla scorta de' precettori, riesce a bene in quella qualunque disciplina cui si elegge; un merito assai maggiore ha chi, senza ajuto di persona, si coltiva lo spirito, e sa poggiare ad altezza di fama. Di questa lode, non v'ha dubbio, è ben degna la Bandettini che, assistita soltanto dal proprio genio, seppe instruirsi in così ardue discipline, ed aggiungere quella eccellenza, cui altri ben di rado possono aspirare con eletti ed ordinati studii, assistiti da valenti precettori. (Giuseppe Maria Bozzoli)
  • Il Fornaciari[3] racconta che ella non avea il gesto aggraziato né voce chiara: non bella: e tuttavia il suo fascino era irresistibile, e piacean senza fine
    Gl'incolti fior che del Parnaso in vetta
    nascean, figli dell'estro e dell'istante.
  • Il Petrarca, il Tasso e Dante le rivelarono il suo genio poetico. Datasi, per vivere, al ballo, tra una danza e l'altra leggeva la Divina Commedia. Esordì a Bastia, dove la chiamavano La Ballerina letterata [...]. Non era bella, ma
    I caldi occhi movean voci e parole,
    come cantò un senatore bolognese, ed il Cerretti che s'ideò di rispondere a questo sfavillìo, lanciandole un motto ardito all'orecchio, n'ebbe in cambio uno schiaffo.
  • La Bandettini nella sua più tarda età ebbe gravi dolori d'animo: le morirono tre figliolette e poi il marito – Ella patì di un tremolìo in tutta la persona che per reggersi dovea puntellarsi al braccio di altri – Ella dicea scherzando che finiva come avea cominciato: ballando.

Note

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  1. In Poesie estemporanee di Amarilli Etrusca, Per Francesco Bertini, vol. II, Tipografo Ducale, Lucca, 1835, pp. 237-240.
  2. Da L'addio, in Poesia italiana. Seicento Settecento, Antologia della poesia italiana diretta da Cesare Segre e Carlo Ossola, La Biblioteca di Repubblica, Roma, 2004, p. 389.
  3. Luigi Fornaciari (1798 – 1858), scrittore italiano.

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